Sicilia a picco...
L'anno nero dell'economia siciliana. Presentato il report della Banca d'Italia: "Oltre metà delle imprese si risolleverà soltanto nel 2012"
Per oltre il 50% delle imprese siciliane il fatturato tornerà ai livelli pre-crisi soltanto nel 2012 mentre per le banche la domanda di prestiti dovrebbe tornare a crescere già quest'anno.
E' quanto emerge dal Rapporto sull'economia siciliana nel 2009 presentato ieri a Ragusa dalla Banca d'Italia, secondo cui l'anno appena trascorso é stato contrassegnato da una crisi profonda che ha colpito tutti i settori, soprattutto l'industria, con cali a doppia cifra nell'edilizia e nel turismo, mentre l'export è crollato. In questo contesto economico difficile, pieno di ombre, l'occupazione è diminuita per il terzo anno consecutivo, così come è aumentato il ricorso agli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione ordinaria, straordinaria e quella in deroga concessa dalla Regione per i lavoratori dell'industria e dell'artigianato. Gli effetti della fase congiunturale negativa si sono manifestati anche sulla qualità del credito, sono cresciuti i flussi di nuove sofferenze e il volume dei prestiti caratterizzati da difficoltà di rimborso.
Nell'industria tutti i principali indicatori hanno mostrato un sensibile peggioramento. Tra la fine del 2007 e la metà del 2009, l'andamento della domanda è sceso di circa 25 punti, quello della produzione di 20 punti. Le scorte di prodotti finiti sono rimaste su valori superiori al normale e il grado di utilizzo degli impianti si è ridotto per il terzo anno consecutivo (-2,7%).
L'indagine di Bankitalia su un campione di 3.921 imprese (2.821 nell'industria in senso stretto e 1.100 nei servizi) rivela che il fatturato è diminuito del 3,4% e gli investimenti del 6,1% (-8,5% nel 2008). Dati peggiori per le aziende con meno di 50 dipendenti: fatturato -7,7% e occupazione -3,1%. Il calo è più consistente nel comparto delle costruzioni, dove la riduzione dell'occupazione, pari a -10,6%, è la più alta in assoluto.
Nel turismo è proseguito il trend negativo cominciato due anni fa; nel 2009 gli arrivi sono diminuiti del 9,4% e le presenze del 9,2%. La spesa degli stranieri, sempre meno attratti dalla Sicilia, è calata del 12,7% (-7,1% in Italia, -7,2% nel Sud). Negativo il dato sull'export: -37% (+3,8% nel 2008), con punte del -53,5% nel primo trimestre dell'anno in esame.
Le vendite all'estero dei prodotti petroliferi raffinati sono crollate del 38,1%. Riduzioni superiori alla media per la chimica (-43,5%), i metalli di base e prodotti in metallo (-61,2%) e i mezzi di trasporto (-69,9%). Flessioni anche per alimentari (9,6&), gomma e materie plastiche (-9,8%), gli apparecchi elettronici e ottici (-11,1%). Tra i principali paesi la riduzione delle esportazioni ha avuto maggior impatto verso la Germania (-43,1%).
Sul fronte del lavoro, diminuisce, per il terzo anno consecutivo, l'occupazione, -1,1% rispetto a -0,6% del 2008. Nell'industria in senso stretto, il calo è del 6% (-4,2% nel 2008), nell'agricoltura del 4,1%. Unico segno positivo nel terziario +1,2%. Il tasso di disoccupazione è aumentato dello 0,1% attestandosi al 13,9%, il più alto in Italia. La crisi ha fatto impennare le richieste di cassa integrazione, cresciute del 78,8% (300% la media Paese). La Cigs in deroga ha riguardato 3.074 lavoratori, il triplo rispetto al 2008 (1.004).
"Il rallentamento del credito bancario all'economia regionale, in atto dal 2007, è proseguito nel 2009, risentendo sia della contrazione della domanda di finanziamenti per effetto della difficile congiuntura economica sia di fattori di offerta", ha detto il direttore regionale della Banca d'Italia, Giuseppe Sopranzetti, presentando il Rapporto. A fine 2009 i prestiti sono aumentati del 3,8% (5,4% nel 2008) mentre a livello nazionale c'é stato una riduzione. Secondo un campione di 6.900 imprese nel 2009 c'é stato un irrigidimento da parte delle banche, con un calo del 2,4% del credito. Il flusso dei prestiti classificati come sofferenze rettificate è aumentato del 2,1% (era all'1,7%). La raccolta bancaria presso le famiglie è cresciuta del 3,9%. I risparmiatori hanno ridotto gli investimenti in pronti contro termine (-60,3%), ampliato la disponibilità in conto corrente (più 8,8%) mentre è creciuto del 31% il portafoglio azionario, probabilmente per via della crescita dei mercati dall'inizio della crisi finanziaria sino a fine 2009.
La spesa sanitaria procapite sostenuta dalla Regione Siciliana, nella media del triennio 2007-2009, in favore dei cittadini è risultata pari a 1.720 euro con un valore inferiore alla media nazionale, che si attesta a 1.809 euro. Nel 2009 la spesa complessiva sostenuta dalle strutture sanitarie ubicate sul territorio è cresciuta dell'1,6 per cento su base annua, contro il 2 per cento nazionale. Nel 2009 si è ridotta del 5.2% anche la spesa farmaceutica convenzionata.
Il calo del potere d'acquisto delle famiglie siciliane - All'indirizzo www.congiunturares.it è disponibile online il secondo numero di CongiunturaRes, realizzato dall'Osservatorio Congiunturale della Fondazione Res. Questo numero di CongiunturaRes comprende un aggiornamento dello scenario di previsione relativo alle principali variabili macroeconomiche regionali e un approfondimento speciale dedicato all'evoluzione dei prezzi, dei redditi da lavoro e del potere d'acquisto in Sicilia nel triennio in corso.
Dal punto di vista produttivo la congiuntura appare ancora in fase calante rispetto alle previsioni del precedente trimestre, con tassi ufficiali di disoccupazione ai massimi storici (13,9 per cento). Questi ultimi incorporano il crescente disagio giovanile e nel settore industriale risultano ancora moderati dal diffuso ricorso alla cassa integrazione guadagni.
Al di là del disagio occupazionale, per quanto riguarda la situazione economica delle famiglie, le stime offerte dalla Fondazione Res evidenziano come nell'ultimo triennio sia stata la parte più ampia della società siciliana, con redditi da lavoro dipendente pari in media a 34.500 euro ogni tre abitanti (in Lombardia la stima è di 38.700 euro per due abitanti), a scontare i più pesanti effetti della crisi, registrando una flessione compresa fra i dieci e i venti punti percentuali del proprio potere d'acquisto. Inoltre i prezzi sono cresciuti in Sicilia in maniera più marcata proprio per le voci più importanti, come i generi alimentari, le spese per l'abitazione, i trasporti, l'istruzione e la ristorazione.
[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it]