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Sicilia, Sardegna, Campania e Calabria sotto l'occhio vigile (ed elettronico) del ministero dell'Interno

04 agosto 2006

Piazzare telecamere lungo le regioni del Sud Italia è il modo giusto per combattere la criminalità? Sicuramente non la si sconfiggerà in questa maniera, ma sicuramente, per certi aspetti, una tale metodologia potrà essere di grande aiuto alle Forze dell'Ordine. La situazione, comunque, è molto, molto delicata.
Intanto il ministero dell'Interno ha preso la propria decisione e nei prossimi mesi partirà il progetto anti-criminalità che prevede l'installazione di centinaia di videocamere all'avanguardia, in decine di città in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, capaci di captare ogni movimento sospetto, dalla corsa improvvisa di un ragazzino che prelude ad uno scippo, ad un assembramento ''anomalo'', da un motorino con la targa coperta all'auto sospetta che sfreccia in autostrada.

Il ''Grande Fratello'' contro la criminalità comincerà la sua attività da Napoli, dove già dall'autunno la 'videosorveglianza del territorio' terrà d'occhio il Lungomare, tra i viali del Vomero, e nelle zone industriali che circondano Caserta.
Il piano, che costerà circa 40 milioni di euro, e dovrebbe essere ultimato entro il 2007, è stato annunciato ieri dal viceministro dell'Interno Marco Minniti, e nasce nell'ambito del Programma operativo nazionale sullo sviluppo della sicurezza nel Mezzogiorno d'Italia. ''Se si controlla in maniera attiva il territorio - ha detto Minniti - diventa più difficile per gli agenti delle mafie andare in giro a chiedere il pizzo''.
Infatti queste telecamere ''super intelligenti'', che possono scaricare immagini e dati in tempo reale nelle sale operative di polizia e carabinieri (a loro volta digitalizzate e interconnese) fotografando volti, targhe, luoghi, aiuteranno a contrastare quella criminalità diffusa di scippi, rapine ed estorsioni che rende ormai difficilissima la vita in molti centri del Sud.

E' inevitabile, però, chiedersi in maniera sospettosa, se per caso l'installazione di questo ''esercito di occhi'' - in Calabria ad esempio sono previste circa 900 telecamere, con uno stanziamento di oltre 15milioni di euro -, non si trasformerà in una continua e capillare violazione della privacy dei cittadini?
Al ministero dell'Interno specificano che l'intera operazione ha il lasciapassare del Garante, e che quindi questi ''occhi elettronici'', a differenza delle apparecchiature installate dai comuni o dai privati, sono autorizzati ad immagazzinare e archiviare i dati raccolti, in nome della sicurezza generale. Specificando anche che le registrazioni non saranno a ciclo continuo, tanto per frugare nella vita della gente, ma che i monitor sono invece programmati per attivarsi soltanto di fronte ad un movimento ''anomalo''.

Nel dettagliato piano del Viminale, subito dopo Napoli sarà la volta della Calabria, che verrà esposta alle telecamere  dall'inizio del 2007. Gli impianti controlleranno giorno e notte un'autostrada ad alto rischio di furti e aggressioni come la Salerno - Reggio Calabria, e poi città e paesi, da Crotone a Locri, da Villa San Giovanni a Tropea, da Lamezia Terme a Catanzaro, nei centri storici e nelle periferie, e così anche in Sicilia, a Palermo e Catania, in Sardegna e in Puglia, dove scippi, rapine ed estorsioni rendono, oggettivamente, difficilissima la vita dei comuni cittadini.

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04 agosto 2006
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