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Sicilia tra importanti elezioni e importante referendum. L'analisi politica di Agostino Spataro

Cosa si scorge all'orizzonte della politica siciliana

14 maggio 2005

Referendum elettorale
Sicilia, solo furbizie nella Terra di Mezzo
di Agostino Spataro

Domenica prossima, i siciliani andranno alle urne non solo per eleggere le amministrazioni comunali di Catania e di altri 38 cittadine, ma anche per il referendum confermativo della nuova riforma elettorale regionale che, fra l'altro, introduce uno sbarramento del 5% per l'accesso all'Assemblea regionale.
Scadenze entrambe importanti che tuttavia non hanno ricevuto la medesima attenzione da parte dei partiti e quindi dei cittadini.
Mentre su Catania si è registrato un fuoco di fila di livello nazionale, forse eccessivo, intorno alla prova referendaria si è creato un clima di diffuso disimpegno dei partiti maggiori, i quali l'hanno vissuta come se fosse un problema di altri, cioè dei ''minori'' e non come una grande questione riguardante il futuro degli assetti democratici e di potere alla Regione.
Soprattutto i più forti partiti del centro-destra, sono impegnati in grandi e piccole manovre che, esulando dallo scopo precipuo della consultazione, mirano a strumentalizzarne il risultato per il loro tornaconto. Furbescamente, si potrebbe dire. 

In Sicilia, ormai, il ricorso alla furbizia non è infrequente. Anzi, tende vieppiù ad affermarsi come pratica corrente. La politica è stata ridotta a mero trasformismo. Le piccole astuzie restano le principali armi per raggiungere o mantenere una posizione di potere.
Sembra che, qui, si ricompone perfino la controversa storia della furbizia che nella tradizione araba è considerata una seducente virtù mentre nella morale occidentale un demerito, se non, addirittura, un vizio. In Sicilia, che è una terra di mezzo, può assumere entrambi i significati, anche in politica. Ma a parte questa divagazione, un fatto è certo: a furia d'imbrogliare le carte si stanno bruciando perfino le speranze di una rinascita della nostra Isola.
All'orizzonte del nostro futuro non s'intravedono strategie e progetti di grande respiro politico, serie proposte programmatiche, ma accordi sottobanco favoriti da inopinati cambi di casacca, ambiguità non dissolte, mosse e contromosse di bassa cucina elettorale.    
Spiace rilevarlo, ma in Sicilia, in vista delle doppie elezioni del 2006, si sta delineando un contesto segnato da posizioni e comportamenti incoerenti, da ambiguità e furbizie, già presenti in questa campagna referendaria.
La cronaca segnala vari casi, fra cui, clamoroso, sembra quello del presidente della Regione che ha prima sostenuto e votato la legge di riforma elettorale per poi, sorprendentemente, abiurarla, addirittura impegnandosi per il No, al pari dei promotori del referendum.
La motivazione, sua e di qualche altro esponente ''convertito'', è stata quella che la riforma è stata snaturata dall'impugnativa del commissario dello Stato. In realtà, gli articoli concernenti la legge elettorale regionale sono usciti indenni dalla scure commissariale (tant'è che sono stati promulgati sulla G.U.); è stata cassata la parte relativa alle elezioni negli enti locali.

Di sorpresa in sorpresa, ieri, Cuffaro ha annunciato l'intento di dimettersi a febbraio del 2006 per anticipare le regionali sulle politiche, sperando di mettere la sua rielezione al riparo dell'onda antiberlusconiana che sicuramente verrà dal popolo italiano.
Ora, a parte l'uso disinvolto che si vorrebbe fare delle scadenze d'importanti organi costituzionali, quest'ultima mossa conferma i sospetti, per altro da noi espressi, circa l'autenticità della conversione degli esponenti di Udc e Forza Italia all'abrogazione delle legge elettorale.
Oggi tutto è più chiaro: si vogliono anticipare le elezioni regionali e non svolgerle con la nuova legge, ma con la vecchia che, oggettivamente favorisce il centro-destra.
Nella CdL avranno fatto i loro bravi calcoli e pensano di trarre dal cosiddetto ''tatarellum'' tutte le convenienze possibili: voto congiunto, listino, salvaguardia dei piccoli partiti alleati, ecc.            
Ironia della politica: i promotori del referendum potrebbero vincere, ma rischiano di vedersi scippata la vittoria dai loro avversari. Un bel garbuglio insomma, difficile da spiegare agli elettori. E, a quanto pare, anche ad alcuni giovani colonnelli di Forza Italia sorpresi dall'ultima uscita del presidente. Ma, certo, non mancherà all'On. Miccichè di spiegar loro le convenienze della furbesca mossa di Cuffaro, anche per F.I.

Il problema resta nell'ambito del centro-sinistra il quale dovrà impegnarsi a vincere il referendum, senza cadere nella trappola apparecchiata dai suoi avversari.
Uno scenario complesso che richiede una gestione sapiente e decisa al tempo stesso.
In caso di prevalenza del No, il centro-sinistra dovrà saper gestire la vittoria, consolidando la recuperata unità e battendosi per ottenere subito una nuova legge elettorale regionale, al massimo entro l'autunno del 2005. Poiché, se si dovesse andare al voto anticipato col ''tatarellum'', si rischia di fare autogol.

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14 maggio 2005
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