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Silvio Berlusconi condannato a 4 anni di carcere

Processo Mediaset: la Corte d’Appello di Milano ha confermato la condanna di primo grado

09 maggio 2013

Nuova condanna per Silvio Berlusconi: i giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno confermato totalmente la pena inflitta in primo grado nel processo Mediaset e condannato l'ex premier a quattro anni di reclusione per frode fiscale (tre condonati per l'indulto). I giudici di Milano hanno, quindi, confermato anche l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e 3 anni dal dirigere società e contrattare con la pubblica amministrazione.
La decisione del collegio presieduto da Alessandra Galli è arrivata dopo sei ore di camera di consiglio che ha accolto la richiesta di condanna del pg fatta il primo marzo scorso.

Ieri mattina il 'no' dei giudici allo stop del processo in attesa della Consulta sul conflitto di attribuzione - come chiesto dalla difesa dell'ex premier - ritenendolo "non decisivo". Dopodiché hanno preso la parola i legali degli imputati Gabriella Galetto e Daniele Lorenzano. Quest'ultimo ha reso in aula dichiarazioni spontanee. Il pg Laura Bertolè Viale ha rinunciato a eventuali repliche e il collegio presieduto da Galli si è ritirato in camera di consiglio.

"Una sentenza al di fuori di ogni logica. In nessun altro tribunale avremmo avuto questo verdetto", ha commentato Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi.
Per il presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani "continua la persecuzione giudiziaria nei confronti del presidente Berlusconi, leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori". Schifani ha quindi aggiunto: "Evidentemente, per una certa magistratura la stagione della pacificazione è ancora lontana, e forse non arriverà mai. Soprattutto quando si nega con tanta ostinazione la verità dei fatti e ancor di più il buon senso".
Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl, parla di "accanimento disgustoso. La sentenza contro Silvio Berlusconi è politica, anzi antipolitica, perché colpendo lui si favoriscono i disegni disgregatori del nostro Paese". "L'ingiustizia - spiega - è così ripetuta e palese che per fortuna la grande maggioranza dei cittadini capisce benissimo che una parte della magistratura non ha nessuna credibilità. La condanna non colpisce Berlusconi ma chi l'ha pronunciata".

Per Maurizio Gasparri, vicepresidente di Palazzo Madama (Pdl), si tratta di una sentenza "frutto di pregiudizi, priva di ragioni, lesiva della verità e della vita democratica. Nessuno si illuda di alterare a colpi di sentenze politiche la realtà dell'Italia. E' una vicenda folle e inaccettabile, che non fermerà l'azione di Silvio Berlusconi, al quale ora come sempre daremo convinto e totale sostegno insieme a milioni di italiani che non possono accettare l'uso politico della giustizia".
La decisione dei giudici di Milano però, assicura Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Esteri di Montecitorio, non avrà conseguenze sulla tenuta della maggioranza. "Si tratta - dice - di una azione che dà il senso di come la vita politica italiana sia dominata da una perversa anomalia. Mentre esprimiamo la piu netta condanna di questo ennesimo intervento politico di settori della magistratura non cadremo nella provocazione insita in tutto ciò e non faremo ricadere sul governo le conseguenze di cio che sta avvenendo sul piano politico giudiziario".

Dal fronte politico, il Movimento 5 Stelle plaude alla sentenza. "Ora si acceleri nella giunta per le elezioni del Senato, appena sarà costituita, sull'ineleggibilità di Silvio Berlusconi" ha affermato la capogruppo M5S alla Camera, Roberta Lombardi. "Ci sono molte motivazioni per farlo - ha rimarcato l'esponente stellata - C'è una legge del '57 che viene disattesa e ora c'è questa sentenza" sul caso Mediaset, "per quanto provvisoria, perché bisognerà aspettare la Cassazione, che getta una bella ipoteca".
Ha scelto invece l'ironia Stefano Rodotà. "C'e' chi vuole impedire la pacificazione, che ci volete fare...".

Subito dopo la sentenza dei giudici, il diretto interessato si è chiuso nel suo ufficio furente, chiedendo ai suoi collaboratori di non passargli nessuna chiamata. Tanta rabbia per quella che Berlusconi ha sempre considerato una sorta di "persecuzione" da parte della magistratura che vuole eliminarlo dalla scena politica.
La sua strategia però resta la stessa: evitare che i suoi processi abbiano ripercussioni sul governo.

E’ stato invece assolto il presidente Fedele Confalonieri. Per la vicenda, con al centro una presunta frode fiscale commessa tra il 2001 e il 2003 con la compravendita dei diritti tv (andrà prescritta nell'estate 2014), sono stati inoltre assolti Giorgio Dal Negro e Marco Colombo, mentre per il banchiere Paolo Del Bue, con il rigetto del suo ricorso, è stato dichiarato ancora il non doversi procedere per intervenuta prescrizione (e non l'assoluzione con formula piena, come avrebbe voluto).

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09 maggio 2013
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