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Slitta all'anno nuovo l'esame dell'AIFA sulla pillola abortiva

L'Aduc si rivolge alla Corte europea: ''Troppa politica e ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche''

17 dicembre 2008

Slitta al nuovo anno, tra fine gennaio e inizio febbraio, l'esame e l'eventuale approvazione da parte dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) della pillola RU486, la contestata pillola abortiva.
La Commissione tecnico-scientifica dell'AIFA ha infatti dato parere favorevole all'immissione in commercio del farmaco, ma mancano ancora due passaggi fondamentali affinché i medici possano prescrivere e utilizzare in ambito ospedaliero la pillola: l'esame da parte della Commissione prezzi e rimborsi, che si riunirà a gennaio, e il parere finale del Cda dell'agenzia, che a questo punto potrebbe arrivare a fine gennaio o più presumibilmente nel febbraio 2009.

Quindi uno spostamento deliberatorio che sembra avere soltanto natura burocratica. Tuttavia, a remare contro il via libera della Ru486 ci sono i parlamentari di Udc, Lega e Pdl che si sono appellati al Governo perché "prenda una posizione forte e decisa" e "ponga un divieto alla commercializzazione" della pillola abortiva. A chiederlo sono i firmatari della mozione presentata alla Camera da deputati della maggioranza e dell'Udc. "Chiediamo al Governo di tutelare la salute delle donne e per questo di fare una scelta politica. Attendiamo che l'esecutivo prenda una posizione più forte di quanto ha fatto sino ad oggi", ha chiarito la deputata Pdl Isabella Bertolini. Identica la richiesta del casiniano Luca Volontè, che aggiunge: "Per alcuni dati forniti e studi fatti emergono dati sconcertanti per la salute delle donne. Il governo deve fare di tutto per impedire la commercializzazione di questo farmaco, proprio per le sua pericolosità".

Sui rischi della pillola concentra l'attenzione anche Massimo Polledri, deputato della Lega Nord: "Il Canada ha bloccato la commercializzazione della Ru486 per una serie di decessi, e in California si è scoperta una morte dovuta a questa pillola solo perchè i familiari hanno chiesto l'autopsia. Quante morti non sono ancora venute alla luce? I dati scientifici ci parlano di morti 10 volte superiori rispetto all'aborto chirurgico".
"L'uso della pillola rischia di indurre una banalizzazione del concetto di vita" ha sottolineato Alessandro Pagano, deputato del Carroccio che insieme alla collega di partito Laura Molteni punta il dito contro il fatto che con l'Ru486 "non si ottempera a pieno quanto richiesto dalla 194"; infatti ha specificato la senatrice della maggioranza Laura Bianconi, "non garantisce l'applicazione di due principi sanciti dalla legge, ovvero che l'aborto sia praticato con una tecnica sicura e dentro strutture accreditate. Nessuno infatti può, in maniera coattiva, essere tenuto in ospedale".
A rischio, per gli estensori della mozione, anche la salute psichica della donna, sia per il venire meno del "ruolo centrale svolto dal medico che assume una funzione di vero e proprio co-autore nei confronti della donna", e poi perchè con la pillola Ru486 "le donne possono vedere il feto abortito: sono loro - si legge nella mozione - infatti a dover controllare personalmente il flusso emorragico, in ospedale o anche a casa. In uno studio del 1998 pubblicato sul British Journal of Obstetrics and Gynecology, il 56% delle donne sottoposte ad aborto chimico dichiara di aver riconosciuto l'embrione, e il 18% ne denuncia come conseguenza incubi, flash-back e pensieri ricorrenti".

Dalla parte opposta, l'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori (ADUC) ha presentato un ricorso alla Corte europea sull'ulteriore ritardo dell'Italia nei confronti dell'approvazione della pillola Ru486. "L'AIFA - spiega l'associazione consumatori in una nota - rimanda per l'ennesima volta la decisione finale sulla Ru486. A questo punto è chiaro che vi sono pressioni politiche sull'agenzia, un organo che dovrebbe essere meramente tecnico, per impedire la registrazione del farmaco. "La direttiva europea 2001/83/EC - ha ricordato l'Associazione - prevede che uno Stato membro approvi la richiesta di mutuo riconoscimento entro 120 giorni dalla presentazione (90 giorni per accordarsi con Governo francese e 30 per decidere sul prezzo e l'etichettatura). Ormai è passato più di un anno da quando la domanda di mutuo riconoscimento è stata posta all'Italia che, in violazione della legge europea, continua a non decidere. A questo punto, vista l'impossibilità per l'Aifa di assolvere alla propria funzione medico-scientifica, è urgente - scrive l'associazione - che intervenga l'Unione europea con la procedura centralizzata di autorizzazione alla commercializzazione". "A quel punto saranno le istituzioni europee, di certo meno influenzate dalla politica e dal clericalismo di quelle italiane, a decidere per tutti gli Stati membri, compresa l'Italia. È triste doversi arrendere, ma purtroppo non abbiamo più fiducia alcuna nelle istituzioni italiane, nessuna esclusa". "La politica e le ingerenze delle gerarchie ecclesiastiche stanno divorando anche quel briciolo di professionalità scientifica che rimaneva in agenzie come l'Aifa. Ci auguriamo che la ditta produttrice della pillola abortiva, Exelgyn - conclude l'Aduc - si faccia subito valere in sede europea, dove ha diritto a ottenere risposte certe. Per conto nostro, abbiamo incaricato in nostri legali di preparare un ricorso alla Corte europea".

[Informazioni tratte da AGI, Apcom, Corriere.it]

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17 dicembre 2008
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