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Slittata a martedì prossimo la decisione del Consiglio dei ministri sull'approvazione del ''pacchetto sicurezza''

24 ottobre 2007

Continua ad esserci disaccordo sul ''pacchetto sicurezza'' che doveva essere varato ieri dal Consiglio dei Ministri e che invece è slittato alla prossima riunione che si terrà molto probabilmente martedì prossimo.
Il provvedimento è stato suddiviso in quattro parti, ognuna delle quali dà vita a un disegno di legge: 1) ''Disposizioni in materia di illegalità diffusa e di sicurezza dei cittadini''; 2) ''Disposizioni in materia di reati di grave allarme sociale e di certezza della pena''; 3) ''Misure di contrasto alla criminalità organizzata''; 4) ''Adesione dell'Italia al Trattato di Prum ed istituzione della banca dati nazionale del Dna''.
''I cardini del pacchetto sono stati definiti, ma si è deciso di procedere ad ulteriori affinamenti di molte misure di contorno per consentire la più larga convergenza sui testi su cui ci sarà il voto definitivo nel prossimo consiglio'', hanno spiegato fonti governative, aggiungendo che a richiedere cambiamenti sono stati ministri della sinistra radicale, ma non solo. Richieste in questo senso sono venute dal ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, dal ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, dal ministro delle Pari opportunità Barbara Pollastrini e dal ministro delle Politiche europee Emma Bonino.

''Abbiamo deciso di approfondire la discussione'', ha chiarito il ministro Ferrero il quale partito d'appartenenza (Rifondazione comunista) ha sollevato molte obiezioni sul pacchetto: ''Sul provvedimento - ha detto Ferrero - c'erano vari pareri critici riguardo a vari elementi, tra cui l'ampliamento del potere concesso ai sindaci, l'entità della pena nell'ipotesi di vendita di merce contraffatta, la perseguibilità d'ufficio per chi imbratta i muri con le bombolette spray. E poi i reati finanziari e il falso in bilancio. Non so se si arriverà a un provvedimento condiviso da tutti, anzi, dubito che su alcuni punti come quello dei poteri di sindaci e prefetti si arriverà ad un accordo''. Il riferimento è alla possibilità di concedere alle due autorità di espellere per motivi di sicurezza pubblica anche cittadini della Ue.
In precedenza, il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio, aveva assicurato che il pacchetto sicurezza era stato invece approvato. Aveva addirittura espresso soddisfazione perché erano state inserite norme per il rafforzamento dei forestali e per un inasprimento delle pene per i piromani. Ma in realtà, ha precisato Ferrero, ''in consiglio non si è votato niente. Dunque le notizie uscite erano prive di ogni fondamento''.

Il ministro Emma Bonino ha confermato che sulla stesura del ''pacchetto'' sono affiorate divisioni anche consistenti: ''Quello che è avvenuto - ha spiegato - è che c'è stato un lungo dibattito, con accenti molto critici da parte mia e non solo da parte mia, e non è stato approvato alcunché. Il pacchetto sicurezza sarà all'ordine del giorno della seduta di martedì proprio per i suggerimenti, le resistenze le incongruenze notate nel corso del lungo dibattito. Sono emerse molte riserve su parecchi inasprimenti di pena. Tenuto conto dei molti suggerimenti arrivati, il presidente del Consiglio ha concluso che era necessaria una riscrittura del provvedimento''.

Insomma, troppi pareri diversi che rischiavano un'approvazione viziata da numerose astensioni: ad esempio, Fabio Mussi, ministro all'Università, e lo stesso Pecoraro Scanio si sarebbero astenuti sul ddl che conferisce più poteri ai sindaci; Ferrero anche su quello della certezza della pena; Bonino su tutte e quattro le parti.
Dopo la replica di Giuliano Amato, ministro dell'Interno e relatore del pacchetto sicurezza (''La vostra è una posizione anacronistica che va contro gli interessi del Paese'', sembra abbia detto secondo quanto riferito da diversi presenti alla riunione), il rinvio è sembrato la soluzione migliore per evitare un muro contro muro e ''consentire la più larga convergenza sui testi'' da parte dei membri del governo.

Comunque, il ''pacchetto sicurezza'', al di là delle riserve della sinistra radicale, introduce vere e proprie novità, come, ad esempio, la facoltà di confiscare i beni dei mafiosi anche dopo la loro morte. La norma è stata introdotta dopo che, il 29 aprile del 2004, alla morte di Tano Badalamenti negli Stati Uniti (dove era imputato di associazione mafiosa), i suoi eredi hanno chiesto allo Stato la restituzione dei beni, del valore di centinaia di migliaia di euro, sequestrati nel 1985 al boss di Cinisi dai giudici Falcone e Borsellino. La confisca dei beni scatterà anche per chi non è in grado di giustificare il proprio tenore di vita. Il ddl prevede inoltre l'equiparazione di reati di allarme sociale (come furto, scippo o incendio boschivo), a quelli di mafia o terrorismo. Estende anche alle categorie di lavoratori autonomi ''a rischio'' l'accertamento dello stato di tossicodipendenza. Vieta ai pregiudicati di portare con sé armi giocattolo.

E se la prende, in particolare, con chi commette reati sessuali. Pedofili e sfruttatori di minorenni condannati con pene esecutive, ad esempio, per beneficiare della legge Gozzini (quella, per intenderci, che ha riformato l'ordinamento penitenziario, cercando di renderlo più vicino ai principi contenuti nella Costituzione, ndr) dovranno sottoporsi obbligatoriamente al un programma di riabilitazione. Per chi adesca minorenni sotto i 16 anni on-line, inoltre, è prevista una pena fino a 3 anni. Per rischiare la condanna - recita il ddl - basterà chattare con un minore e intrattenere con lui una relazione ''tale da carpire la sua fiducia''.
Un giro di vite riguarda anche l'applicazione delle misure cautelari per reati che più provocano allarme sociale, dallo sfruttamento dei minori ai furti negli appartamenti. Una clamorosa novità riguarda il contenzioso fra pm e gip, là dove il pubblico ministero che si vede respinta dal giudice dell'indagine preliminare la misura cautelare, si rivolge al tribunale del Riesame. Con la nuova norma, se il tribunale del Riesame dà ragione al pm, l'indagato va in carcere, prima, invece, bisognava aspettare il successivo pronunciamento della Cassazione.

Nei quattro punti del provvedimento anche la questione rom, non più rimpatriabili dopo l'ingresso della Romani nell'Ue. Nel 2004 i nomadi romeni espulsi erano stati 11.628, nel 2005 10.702, nel 2006 7.926. Questi cittadini potranno essere rispediti nel loro Paese dai prefetti per motivi di sicurezza pubblica.
Infine, per la prima volta in Italia, sarà istituita la banca del Dna presso il dipartimento di Pubblica Sicurezza: i dati, conservati per 40 anni, saranno sotto il controllo del Garante per la privacy. L'ultima innovazione riguarda la lotta alla criminalità: le vittime di estorsioni o i testimoni di reati di mafia potranno ottenere un posto di lavoro nella pubblica amministrazione.

- La scheda sull'intero pacchetto sicurezza (Repubblica.it)

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24 ottobre 2007
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