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Soli in mezzo al mare

Lampedusa vuole continuare a lottare contro il rischio di diventare il ''ghetto'' degli ultimi

30 gennaio 2009

Fazioso, di parte, antipatico, fastidioso... Michele Santoro può benissimo rientrare in tutte le categorie che abbiamo elencato accanto (assolutamente no nella categoria degli antisemiti!), ma le sue trasmissioni (diciamo pure alcune delle sue trasmissioni, così accontentiamo tutti) a volte riescono a spiegare i fatti in una maniera ineguagliabile. La puntata di Annozero trasmessa ieri sera, secondo noi, è stata una di quelle (GUARDA).
Con la puntata intitolata "Io non ti salverò" finalmente si è capito in maniera chiara perché il lampedusani da due settimane sono in subbuglio; si è capito quali sono le intenzioni del ministro dell'Interno Roberto Maroni, e quindi del governo; si è capito perché tante opposizioni guardano con il massimo sospetto la presunta strategia del Viminale, e sopra ogni cosa, si è capito che meravigliosa popolazione è quella dell'isola di Lampedusa.

Allora, andiamo per ordine... A Lampedusa nell'ultimo anno, anno di governo Berlusconi e di ministro Maroni, gli sbarchi di clandestini sono aumentati del doppio. Nella splendida e piccola isola mediterranea esiste un Cpa (Centro di prima accoglienza) che prima veniva definito Cpt (Centro di permanenza temporanea). Sostanzialmente è cambiato solo il nome, perché tutto è rimasto uguale a sempre, o meglio: l'ex Cpt, diventato Cpa, avrebbe dovuto accogliere solo per 48 ore i migranti provenienti dall'Africa, dopo di chè, dopo averli sfamati, dissetati, curati sarebbero stati smistati in altri centri dove sarebbe potuto partire l'iter di identificazione, per le richieste d'asilo e per i rimpatrii. Ma tutto ciò non è avvenuto. L'impressionante ondata di sbarchi, che questo inverno ha toccato punte mai viste prima, ha riempito fino al collasso il Cpa (1900 persone in un luogo che ne può contenere, in casi estremi, solo 800!). Il ministro dell'Interno, che nel "pacchetto sicurezza" aveva annunciato l'apertura di nuovi centri, i cosiddetti Centri di indentificazione ed espulsione, ha deciso di cominciare proprio da Lampedusa a impiantare il primo di questi nuovi centri, ed è qui che è scattata la protesta dei Lampedusani che tenteremo di spiegare nella maniera più semplice possibile.

Per funzionare questi Centri di identificazione ed espulsione (Cie) hanno bisogno, prima di tutto, che il nostro governo abbia firmato degli accordi bilaterali con tutti quei Paesi interessati dal fenomeno dell'immigrazione clandestina. Infatti, nei Cie si esaminerà la provenienza di tutti gli immigrati, certificata la quale, potranno essere rimandati nella loro patria di provenienza e non rispediti nel paese dal quale sono partiti (quasi sempre la Libia). Quindi, i tunisini verranno rispediti in Tunisia, gli Egiziani in Egitto e così via. Ecco, il problema è che l'Italia fino ad ora ha concluso accordi soltanto con l'Egitto, la Tunisia e la Libia (di risultati dalla collaborazione firmata e controfirmata con quest'ultimo Paese però ancora non se ne vedono), ma per "rispedire" i migrati nei loro Paesi ci vuole tempo. Tanto. Troppo per Lampedusa che si potrebbe ritrovare a mantenere migliaia di immigrati anche per 18 mesi. Insomma, la paura dei Lampedusani è che il Viminale voglia far diventare la loro isola, che vive di pesca e di turismo, una sorta di piattaforma in mezzo al Mediterraneo nel quale si ricevano e smistino clandestini, una sorta di Alcatraz dei disperati, utile a mantenere lontano dallo Stivale il problema degli sbarchi.
Ecco, i Lampedusani che da decenni hanno tentato con le loro forze e con il loro cuore di aiutare quelli che loro chiamano "i nostri fratelli africani", non vogliono né soccombere sotto un peso tanto grande, né tanto meno rendersi complici di quella che sembra una condotta che va al di là di ogni convenzione per i diritti umani.

Intanto, per parlare un po' dell'attualità delle ultime ore, dopo che il ministro Maroni ha raggiunto un'intesa con il governo tunisino, affinchè si accelerino le identificazioni per i cittadini tunisini presenti nei Cie italiani e che entro due mesi vengano gradualmente rimpatriati i migranti presenti a Lampedusa, sono già circa 220 i decreti di restringimento notificati a una parte dei tunisini.
E il muro contro muro tra Lampedusa e ministero dell'Interno continua. Il comitato di cittadini, costituito per manifestare contro l'apertura sull'Isola del Cie, ha deciso di occupere il porto per impedire l'attracco della nave che porta i rifornimenti da Porto Empedocle e che da undici giorni non raggiunge, per il maltempo, la maggiore delle Pelagie.
Si è appreso inoltre che i responsabili dell'ufficio tecnico comunale di Lampedusa, il sindaco Dino De Rubeis e alcuni funzionari dell'Asl 6, che avrebbero voluto eseguire un sopralluogo per accertare l'esistenza e la funzionalità degli impianti sanitari dell'ex base Loran, non sono stati fatti entrare dai carabinieri. Ad amministratori e funzionari è stato riferito che per effettuare l'accesso nella struttura e il sopralluogo devono presentare un'istanza al ministero degli Interni.
"Rabbia e indignazione" è stata espressa dal sindaco De Rubeis: "In quella struttura ne sono certo - ha detto - non c'è nemmeno l'allaccio fognario e gli scarichi finiranno per inquinare l'area e riversarsi sulla sottostante cala Pulcino che è interna alla riserva naturale".

Anche l'Arci vuole denunciare il ministro Maroni - "Faremo un esposto alla procura della Repubblica di Agrigento. Denunceremo il ministro Maroni per avere trattenuto illegalmente centinaia di tunisini nel Cpa di Lampedusa". E' quanto ha annunciato Filippo Miraglia, responsabile nazionale dell'Arci per l'immigrazione. "I tunisini, a cui, in forza degli accordi con il paese Nordafricano, sono stati notificati i decreti di rimpatrio, sono nel Cpa già da un mese e questo è palesemente illegale perchè la costituzione prevede che un cittadino non possa essere privato della libertà personale senza un provvedimento dell'autorità giudiziaria".

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Aise.it, il Messaggero.it, AGI, Repubblica.it]

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30 gennaio 2009
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