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Somewhere

Sofia Coppola ci racconta la vuota vita dei divi hollywoodiani di oggi e di come la scoperta della paternità può portare alla salvezza

07 settembre 2010

Noi vi segnaliamo...
SOMEWHERE
di Sofia Coppola

Johnny vive a Hollywood nel leggendario hotel Chateau Marmont. Se ne va in giro sulla sua Ferrari e casa sua è un flusso continuo di ragazze e pasticche. Totalmente a proprio agio in questa situazione di torpore, Johnny vive senza preoccupazioni. Fino a quando giunge inaspettatamente allo Chateau la figlia undicenne, Cleo, nata dal suo matrimonio fallito. Il loro incontro spinge Johnny a riflessioni esistenziali, sulla sua posizione nel mondo e ad affrontare la questione che tutti dobbiamo affrontare: quale percorso scegliere nella nostra vita?

Anno 2010
Nazione USA
Produzione Roman e Sofia Coppola, G. Mac Brown per American Zoetrope
Distribuzione Medusa
Durata 98'
Regia, Soggetto e Sceneggiatura Sofia Coppola
Con Stephen Dorff, Elle Fanning, Chris Pontius, Caitlin Keats, Cristina Shannon, Karissa Shannon, Julia Melim, Paul Greene, Philip Pavel
Genere Commedia


In collaborazione con Filmtrailer.com

La critica
"Piacerà a chi è rimasto deluso da 'Marie Antoinette' e cerca (forse trova) una Sofia Coppola tornata ai temi (sempre il complesso edipico) e alle finezze di 'Lost in translation'."
Giorgio Carbone, 'Libero'

"Minimale, pensando a Paper Moon, Somewhere è un trattato comico-filosofico in stile Snoopy intento a guardar le stelle mentre intorno qualcuno si agita." Mariuccia Ciotta, 'il manifesto'

"(...) Niente che Sofia Coppola non abbia già raccontato (...). Un film che ribadisce le doti dell'autrice senza rischiare molto."
Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero'

"(...) sembra riprendere lo schema del suo film più fortunato, 'Lost in translation', per proporcene una variazione losangelina. (...) ma il quadro alla fine risulta un po' inerte (anche perché Dorff non ha l'umanità di Bill Murray), se non addirittura furbesco. (...)"
Paolo Mereghetti, 'Il Corriere della Sera'

"'Somewhere' è, rispetto a 'Maria Antonietta', un ritorno alle atmosfere della New Hollywood degli anni ’60 e ’70. Ma è veramente troppo esile, troppo rarefatto: i pochi momenti toccanti non giustificano le lunghe parentesi nelle quali gira a vuoto. Al quarto film si comincia a notare che Sofia Coppola ha poco da dire, anche se lo dice molto bene."
Alberto Crespi, 'l'Unità'

"Incantevole e bello (...) è divertente, intelligente, delicato, riuscito benissimo, ammirevolmente interpretato da Stephen Dorff e Elle Fanning."
Lietta Tornabuoni, 'La Stampa'

"L'abissale senso di vuoto che si avverte fin dalla prima sequenza, fissato nel ripetitivo rombare di una costosa Ferrari che gira solitaria su un improbabile circuito, è l'indizio inequivocabile dell'esistenza dissoluta e priva di significato di Johnny Marco, attore sulla cresta dell'onda travolto da un successo che non riesce a gestire emotivamente. È lui il protagonista del film 'Somewhere' di Sofia Coppola, presentato (...) in concorso alla Mostra del cinema di Venezia e uscito in contemporanea nelle sale italiane. Una pellicola imperfetta, ma che conferma la propensione della trentanovenne regista, figlia d'arte, a leggere e rappresentare drammi e miserie umane. Situazioni di disagio emotivo che reclamano una possibilità di riscatto, se non anche di redenzione, come avviene per Johnny Marco. Le giornate del divo hollywoodiano, interpretato da Stephen Dorff, si trascinano nelle nebbie dell'alcol e delle droghe, tra auto fuoriserie, ragazze fin troppo facili e adoranti fans. Il tutto nella cornice del mitico Château Marmont di Los Angeles, l'hotel delle star che ha perso molto del suo antico charme. Una prigione dorata, luogo perfetto di quel nulla nel quale Johnny, tra interviste surreali e rapporti interpersonali superficiali, perde ogni contatto non solo con la realtà, ma con il proprio essere, riducendo la sua vita a una banale ritualità che, nonostante le apparenze, non lo appaga.

Sempre più solo, il protagonista è in parte consapevole di ciò ma incapace di trovare quel qualcosa in grado di aprirgli gli occhi e ridare un senso alla sua esistenza. Fino a quando la figlia affidata alla madre separata, l'undicenne Cleo - una brava Elle Fanning, sorella minore di Dakota - irrompe nella sua vita strappandolo al torpore e costringendolo, grazie a una sia pur breve convivenza forzata, a rimettere i piedi per terra e a ritrovare un contatto con la vita reale. Ed è da qui che prende il via il cammino di rinascita di quest'uomo, guidato per mano dalla forza degli affetti. Una forza tanto ingenua, perché affidata all'amore filiale di una bambina, quanto potente, che Sofia Coppola non teme di utilizzare per un finale non scontato. Hollywood, parlando delle sue stelle, ha spesso scelto di raccontare storie che viravano verso conclusioni drammatiche se non addirittura tragiche; divi ai quali, stritolati dallo star system, non è stata concessa un'altra possibilità. Una possibilità che per Johnny giunge dalla famiglia. Una famiglia problematica, ma pur sempre capace di quel di più di amore vero, non virtuale o illusorio, che può restituire senso alla vita. Significativa, e non poco pungente, è la presa in giro della tv spazzatura, con l'inserimento di una scena in cui il protagonista è a Milano per ricevere un noto premio televisivo italiano, tra ballerine seminude, conduttori sciocchi e dichiarazioni di un'inconsistenza devastante. Ma per bilanciare non manca un richiamo al cinema d'autore italiano, da Michelangelo Antonioni, nella sequenza iniziale e in alcune atmosfere rarefatte, a Federico Fellini e al suo Toby Dammit, terzo episodio di 'Tre passi nel delirio', che racconta con toni surreali la storia di un attore sul viale del tramonto.

Anche se la linea narrativa è simile nella costruzione, con 'Somewhere' non siamo ai livelli di 'Lost In Traslation', film che valse a Coppola un Oscar per la migliore sceneggiatura, sia perché la storia non riesce ad avere la stessa originalità e profondità, sia perché Stephen Dorff non ha la forza espressiva di Bill Murray. Molto spazio viene, infatti, riservato alla descrizione, certo non nuova, della vita dell'attore hollywoodiano, con sottolineature a volte eccessive e momenti di stanca. Mentre la riscoperta della genitorialità, raccontata nel recupero del rapporto di un padre con la figlia, che dovrebbe essere il fulcro del film, viene trattata con troppa superficialità. Forse la regista voleva evitare di cadere in uno scontato sentimentalismo, e perciò si accontenta solo di accennare a questo legame che comincia a costruirsi, ma lo ascia troppo sospeso. Un peccato, perché il messaggio è interessante: somewhere, da qualche parte ci si può perdere; ma da qualche parte c'è qualcosa o, meglio, qualcuno, che può salvarci. E quel qualcuno può essere più vicino di quanto non sembri."
Gaetano Vallini, 'L'Osservatore Romano'

Tra i produttori esecutivi figura anche Francis Ford Coppola - In concorso alla 67ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (2010)

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07 settembre 2010
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