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Sono annegate 150 persone

A largo delle coste tunisine si è consumata una delle peggiori tragedie dell'immigrazione di quest'anno

04 giugno 2011

Centocinquanta le persone che sono annegate al largo della costa tunisina. Un dramma che lascia senza parole. Tutti e 150 erano nei giorni scorsi a bordo di un barcone andato in avaria durante la traversata verso Lampedusa. La notizia è stata data dall'Agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), che ieri inizialmente aveva parlato di 150 corpi recuperati, provocando la secca smentita della Guardia Costiera tunisina. Il direttore Lotfi Bailinon ha dichiarato che nessun cadavere era stato ripescato. "Abbiamo recuperato solo due corpi" giovedì e "abbiamo sospeso le ricerche a causa del maltempo", ha dichiarato Baili. "Per il momento ci sono solo due corpi" di migranti morti, ha confermato anche il colonnello Tahar Landoulsi, capo della Guardia Costiera a Sfax, da dove sono condotte queste operazioni.
Era stata la Mezzaluna rossa tunisina, l'equivalente della Croce rossa, a parlare del recupero di 150 corpi. In particolare Moez Barkallah, coordinatore della croce rossa tunisina rossa aveva spiegato alla France Presse che 123 corpi erano stati recuperati e portati all'obitorio di Sfax. Contattato di nuovo dall'agenzia di stampa, dopo la smentita ufficiale, Moez Barkallah si è mostrato meno sicuro sostenendo che non si trattava di informazioni ufficiali e che lui non aveva visto in prima persona i corpi nell'obitorio. Giovedì sera, dopo una giornata in cui conferme e smentite sulla vicenda si sono inseguite, la nota dell'Unhcr ha chiarito che i migranti sono annegati, ma non recuperati.

Il peschereccio, diretto a Lampedusa con a bordo circa 800 persone, era entrato in avaria a una quarantina di chilometri dall'isola tunisina di Kerkennah, ma le cattive condizioni meteorologiche avevano ritardato le operazioni di soccorso. I profughi avevano cercato di raggiungere alcuni piccoli pescherecci e si erano accalcati. La ressa ha fatto rovesciare le imbarcazioni e la guardia costiera tunisina è riuscita a salvare soltanto una parte dei naufraghi. Proprio la guardia costiera tunisina ha dato notizia del naufragio, giovedì, confermando appunto di aver ripescato 587 persone. Un portavoce dell'Onu ha detto che "si sa che tra loro c'erano molte donne e bambini". L'incidente, ha detto il portavoce, "sembra uno dei peggiori e più gravi per numeri di morti tra quelli accaduti quest'anno nel mar Mediterraneo.
Gli ottocento a bordo della nave naufragata erano in massima parte sub-sahariani, ma anche asiatici, partiti dalla Libia. Fra i migranti evacuati, c'erano 9 bambini piccoli, 91 donne e 470-480 uomini stando alle autorità. Di questi, circa 200 erano nigeriani. Due dei migranti tratti in salvo sono deceduti; gli altri sono stati trasferiti nel campo profughi presso il confine tunisino-libico, a oltre 300 chilometri da Sfax.
L'Unhcr fornisce le cifre di quella che è una vera e propria strage: sono oltre 1.500 in poco più di due mesi le persone partite dai porti libici e mai approdate sull'altra sponda del Mediterraneo. Queste stime si basano su testimonianze di sopravvissuti, parenti delle vittime e chiamate ricevute dalle imbarcazioni impegnate nella traversate.
"Cifre davvero inquietanti - ha commenta Laura Boldrini, portavoce in Italia dell'Unhcr - che rappresentano una sorta di guerra nella guerra. Una strage che dovrebbe essere con tutti i mezzi evitata, attraverso più sforzi nell'azione di monitoraggio e soccorso da parte di tutti coloro che operano nel Mediterraneo".

La diaspora dei minori - E arrivando dove gli oltre 800 migranti naufragati non sono riusciti ad arrivare, nell'isola di Lampedusa, è importante fare luce su uno dei tanti drammi che l'immigrazione di masse degli ultimi tempi ha causato: quello della diaspora dei minori. Una diaspora nella diaspora, quella dei minori sbarcati dai barconi della disperazione da soli, senza madre né padre, nessuno che li conosca, nessuna identità. Sono i figli del mare che la disperazione ha fatto infrangere sulle coste Siciliane.
Lampedusa e nel resto della Sicilia, infatti, ci sono ancora 425 minori non accompagnati, in prevalenza sedicenni e originari del Mali, del Ghana e della Costa d’Avorio, in attesa di essere collocati nelle comunità alloggio per minori italiane. Lo rende noto Save the Children che sta lavorando sull'isola siciliana a questa emergenza. Dall’inizio dell’anno sono circa 1.500 i minori giunti a Lampedusa, di cui 544 nell’ultimo mese: il 10% sono bambini piccoli arrivati insieme a uno o entrambi i genitori, gli altri sono minori non accompagnati, ragazzi adolescenti arrivati dal Nord Africa, soprattutto da Tunisia e Libia.
Save the Children sottolinea come, nonostante la legge italiana garantisca ai minori stranieri non accompagnati il diritto all’accoglienza nelle comunità alloggio a loro destinate, la maggior parte si trova invece da più di 15 giorni in strutture inadeguate alla loro accoglienza per un tempo così prolungato. In particolare, 219 minori non accompagnati (tra cui dieci tra 11 e 13 anni) sono ancora a Lampedusa, in parte alla Base Loran e in parte al Cpsa.
Una situazione insostenibile che sfocia in episodi drammatici e pericolosi. Nei giorni scorsi alcuni ragazzi hanno compiuto atti di autolesionismo per manifestare la loro insofferenza rispetto alla situazione in cui si trovano. Presso la tensostruttura di Porto Empedocle (AG) la situazione è ancora più allarmante: sono ancora in attesa di collocamento 109 minori non accompagnati trasferiti il 13 maggio da Lampedusa, dove erano arrivati una settimana prima. Gli altri sono dislocati tra Pozzallo, il Cara di Mineo, il Cara di Pian del Lago. A questi occorre aggiungere quanti sono arrivati sulle coste siciliane e pugliesi negli ultimi giorni e che sono ancor in attesa di identificazione.
Save the Children chiede dunque che vengano rapidamente individuati sul territorio nazionale "strutture ponte" in cui trasferire temporaneamente i minori in attesa di collocamento in comunità alloggio; che siano reperiti e aggiornati i posti disponibili in comunità-alloggio per minori, inclusi i minori richiedenti protezione internazionale, e che, sulla base di tale disponibilità, venga organizzato il loro collocamento; che si provveda a dare chiare indicazioni alle frontiere rispetto alle necessità di trasferimento dei minori non accompagnati. Infine, considerata la costante presenza dei minori nel flusso migratorio in arrivo dal Nord Africa, che sia valutata l’opportunità di ampliare la disponibilità dei posti in accoglienza e delle risorse stanziate.
In relazione al suo impegno a favore dei minori migranti, Save the Children ha ricevuto ieri una targa di merito dalla Fondazione di Claudio Baglioni.

E proprio Claudio Baglioni in questi giorni si trova nell'isola per "Lampedusa Sùsiti", la tre giorni di musica, sport e solidarietà voluta dal cantautore romano per sostenere e promuovere il turismo sull'isola.
Ieri Baglioni ha tenuto una conferenza stampa nella quale, senza eufemismi, ha espresso alcune sue convinzioni sullo stato dell'isola pelagica e sulle promesse fatte nel momento dell'emergenza dal capo del governo ."Lampedusa è sempre stata un po' abbandonata", ha detto il cantautore che da anni organizzatore del festival di musica 'O' Scià' che si tiene proprio a Lampedusa. "Berlusconi ha annunciato da Lampedusa alcune misure importanti per l'isola, altre bizzarre come il campo da golf e il Casinò". E rivendica: l'idea di candidare l'isola, esempio di accoglienza e tolleranza, a premio Nobel per la pace "il capo del governo l'ha copiata da noi che fummo i primi, anni fa, a proporre questa idea".
Più critico nei confronti della politica il cantautore Luca Barbarossa: "Lampedusa senza accorgersene è diventata la porta d'Europa e il governo nazionale, senza distinzione tra destra e sinistra, è stato assente a lungo per poi intervenire in modo eclatante solo negli ultimi tempi". "E' incredibile - ha affermato l'autore di 'Via Margutta' - che lo slancio per Lampedusa venga da un cantante e non dalla politica, mi chiedo come si fa politica e non essere qui dove la politica serve. I lampedusani sono fieri di essere isolani ma non di essere isolati".
Dal canto suo il sindaco dell'isola Bernardino De Rubeis ha lanciato un messaggio al premier: "Le campagne elettorali sono finite, invito Berlusconi a tornare a Lampedusa e non per fare una passeggiata ma per portare serie risposte a un territorio che lo ha accolto con applausi e senza contestarlo". Ad aprile era venuto "come un salvatore promettendo i dieci comandamenti. Noi ci accontentiamo di pochi punti". Ma "dia risposte a un territorio che ha accolto, accoglie e continuerà a farlo perché noi siamo per la vita e non per la morte".
Una buona notizia intanto arriva dal capo della Protezione civile Franco Gabrielli: dai prossimi giorni gli abitanti di Lampedusa avranno a disposizione un elicottero della polizia che potrà essere utilizzato per le emergenze da elisoccorso. "In questi giorni l'elisoccorso è spesso impegnato per gli immigrati tunisini che continuano con atti di autolesionismo - ha spiegato Gabrielli in conferenza stampa - molti di loro ingoiano lamette ed hanno bisogno del soccorso sanitario immediato. Invece, con l'arrivo del nuovo elicottero della polizia per qualunque emergenza i lampedusani sanno di poter contare su di un altro velivolo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Corriere.it]

- Annegati nel Mediterraneo (Guidasicilia.it, 03/06/11)

 

 

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04 giugno 2011
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