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Sono finiti i tempi della cicoria...

Il procuratore capo di Palermo Messineo: "Sono finiti i tempi dei boss che trascorrono la loro latitanza in covi malandati"

28 giugno 2010

Inizia oggi il terzo giorno di carcere per il boss mafioso agrigentino Giuseppe Falsone, arrestato venerdì scorso a Marsiglia, in Francia, dagli uomini delle squadre mobili di Agrigento e Palermo, dallo Sco e con la collaborazione dei servizi segreti.
Abbiamo già parlato del fallito ricorso alla chirugia estetica di Falsone, che con un ritocco al naso, una nuova capigliatura e un cosistente dimagrimento probabilmente pensava (o sperava) di farla in barba agli investigatori (LEGGI).
Oggi vogliamo invece parlare degli aspetti "hi tech" del boss latitante per undici anni. Nel covo marsigliese gli investigatori hanno rinvenuto un computer portatile con il quale il giovane rampollo di Cosa nostra si collegava su internet e per telefonare utilizzava il metodo Skype con un nickname che gli inquirenti hanno preferito non rivelare. Il materiale sequestrato, e si parla non solo del pc ma anche di documenti falsi e telefoni cellulari, sarà adesso analizzato per aiutarci a ricostruire la sua vita in Francia.
"Abbiamo potuto constatare - ha spiegato il dirigente della squadra mobile di Palermo, Maurizio Calvino, durante la conferenza stampa tenuta a Palermo dopo l'arresto del boss - che Giuseppe Falsone si collegava in particolare con due siti di informazione su internet: quello del 'Giornale di Sicilia' e del giornale agrigentino online 'Grandangolo'. In questo modo Falsone si teneva 'aggiornato' su quanto accadeva in Sicilia e, in particolare nell'agrigentino". Ricordiamo che Falsone è nato a Campobello di Licata, in provincia di Agrigento.
"Sono finiti i tempi dei boss mafiosi che trascorrono la loro latitanza in covi malandati, vicino alle stalle con pecore e vacche da mungere e la cicoria nella pentola - ha sottolineato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, nella conferenza stampa al palazzo di Giustizia -. Falsone infatti era un 'latitante atipico': non è stato catturato nel solito covo con cicoria a pochi passi dalla sua abitazione abituale, nel suo territorio, come era avvenuto con Bernardo Provenzano. Si era trasferito da tempo a Marsiglia dove aveva acquisito falsi documenti e progettava attività economiche".
Secondo Messineo, "c'è stata una evoluzione" nei grandi latitanti, "probabilmente le pressioni investigative in Sicilia negli ultimi tempi sono diventate talmente intense da precludere una latitanza serena nei luoghi di appartenenza. Assistiamo quindi ad una evoluzione possibile con spostamenti dei latitanti in altri territori, come è accaduto con Giuseppe Falsone. E' possibile che il caso Falsone prefiguri una svolta".
Il boss agrigentino si era trasferito da tempo in un palazzo elegante di Marsiglia, sul boulevard Notre Dame. "Viveva in un monolocale soppalcato di 20 metri quadri - ha spiegato Maurizio Calvino -  ed era in affitto".

La cattura di Falsone rappresenta il momento culminante di lunghe indagini durate 11 anni, insomma indagini durate per tutto il tempo della sua latitanza. "Abbiamo prima individuato - ha spiegato Antonino De Santis, dirigente della sezione criminalità organizzata della Squadra mobile di Palermo - un uomo che aveva esibito una finta carta d'identità italiana per ottenere una patente nautica. Abbiamo poi trovato tre siti di potenziale interesse. Da qui abbiamo scoperto gli interessi di natura bancaria e commerciale e il domicilio. Faceva una vita, diciamo normale". "Falsone è stato catturato dai poliziotti francesi, grazie alla collaborazione con le forze dell'ordine italiane, ed è attualmente detenuto in un carcere di Marsiglia. Noi abbiamo già emesso un mandato di cattura internazionale ma non sappiamo ancora quando sarà trasferito in Italia. Il boss ha commesso anche reati in Francia e in particolare ha usato documenti falsi, per questo motivo i tempi del suo trasferimento si potrebbero allungare. Si potrebbe trattare di qualche giorno come di alcune settimane. L'importante comunque è che non sia più latitante. Se dovremo aspettare qualche giorno in più per averlo in Italia pazienza".

Parlando della plastica facciale a cui si è sottoposto il boss per non essere riconosciuto dalle forze dell'ordine, il capo della Squadra Mobile di Agrigento Alfonso Iadevaia ha spiegato: "Nell'ultimo covo conosciuto avevamo trovato l'indirizzo di alcuni chirurghi estetici italiani, pertanto ipotizzavamo che volesse sottoporsi, o si fosse già sottoposto, a interventi per cambiare il proprio aspetto". Interventi facciali comunque non decisivi, che non hanno alterato completamente il suo viso, tanto è vero che è stato anche riconosciuto sulla base delle osservazioni visive.
L'importanza della collaborazione con le forze dell'ordine francesi è stata ribadita dagli inquirenti. Marsiglia è anche la città dove Bernardo Provenzano si era sottoposto a cure mediche. "Non conosco la città - ha affermato il procuratore Messineo - ma penso sia complicata sul piano delle realtà criminali. È possibile che sia il luogo ideale per i grandi latitanti, perchè possono trovare terreno fertile per i loro contatti. Le acquisizioni sulla vita a Marsiglia di Falsone - ha concluso - sono appena all'inizio". "Siamo particolarmente soddisfatti per la cattura del boss Giuseppe Falsone perché era uno dei latitanti più pericolosi in Cosa nostra" ha concluso infine Messineo. "Ora possiamo dire che rimangono soltanto Gerlandino Messina e Matteo Messina Denaro da prendere - ha aggiunto -. Quella di Falsone è stata una ricerca durata molti anni e che ha avuto vicende alterne ma alla fine l'esito è stato positivo".

Tracce nella Rete: il boss Falsone era in Francia da un anno... -  Il giornale on line www.grandangolo-online.it da venerdì scorso non registra più nessun contatto proveniente dalla Francia. Da quando è stato catturato a Marsiglia il boss Falsone, assiduo e abituale lettore del giornale agrigentino, come hanno sottolineato ieri gli investigatori, nessun segnale proviene dal paese d'Oltrealpe. Zero contatti. Nei giorni precedenti i contatti quotidiani che segnavano la provenienza dalla Francia erano decine. Talvolta centinaia. "Questo giornale dopo aver appreso che Falsone abitualmente apriva il nostro sito, sfogliava regolarmente più pagine alcune delle quali venivano anche scaricate e stampate, ha fatto una ricerca attraverso Google analytics - spiegano i redattori - ed ha scoperto che la latitanza francese di Giuseppe Falsone durava almeno da quasi un anno. Almeno dal luglio 2009". Trentotto i contatti, appunto in luglio; 82 a novembre 2009, 65 in febbraio 2010, 53 in Marzo (mese dell'operazione Apocalisse che ha scompaginato il gruppo di fiancheggiatori di Falsone nel suo territorio). Altri sessanta contatti nel maggio scorso, sino ai 39 di Giugno con brusca interruzione, anzi con assenza totale, di contatti negli ultimi giorni. Dunque, Giuseppe Falsone, con una percentuale di sicurezza ragionevole, si trovava in Francia da almeno un anno, appunto dal luglio 2009.

[Informazioni tratte da Ansa, Adnkronos/Ing, La Siciliaweb.it]

 

 

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28 giugno 2010
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