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Sono loro i nuovi ultimi

Più di quattrocento gli immigrati clandestini arrivati a Lampedusa tra la notte di giovedì e la mattinata di oggi

08 settembre 2006

La piccola isola di Lampedusa, l'ultimo lembo di territorio italiano, più vicina all'Africa che al suolo patrio, ha visto arrivare tra la notte di giovedì e la mattinata di oggi circa 450 clandestini.
Una prima imbarcazione di 20 metri, con 356 persone a bordo, è stata stata avvistata da un aereo al largo di Lampedusa. Tra i clandestini a bordo anche 14 donne. Giunti sulla spiaggia dell'isola, sono stati rifocillati e stanno tutti bene.
Poco dopo è stato avvistato un altro gommone con 60 clandestini diretti verso la ''porta d'Europa'', la costa italiana.
Alle tre di questa notte una motovedetta delle Capitanerie di Porto ha prestato soccorso ad altri 39 clandestini stipati a bordo di un gommone di piccole dimensioni, che sono stati fatti salire a bordo dell'unità della guardia costiera e condotti sull'isola per le procedure di identificazione. I carabinieri indagano per scoprire l'identità degli scafisti.
Questa mattina sono ancora 11 i clandestini che hanno raggiunto autonomamente la costa siciliana.

Gli sbarchi continuano, a qualsiasi ora del giorno e della notte, che ci sia il mare grosso e ruggente o calmo e piatto come un immensa tavola cobalto.
E continuano a morire i disperati che per imbarcarsi pagano tanti, troppi soldi. Ne sono morti tanti e ne continueranno a morire. Partono dalle coste della Libia con la speranza nel cuore, negli occhi, nella testa, poi muoiono di stenti, di fame, di sete, e vengono gettati in mare. Con loro, negli abissi, muore anche la speranza, qualsiasi speranza.
Cadaveri rigonfi, senza forma né identità, riaffiorano poi come irriconoscibili porzioni di relitti affondati chissà quando. E ce ne sono tanti, così tanti da non conoscerne il numero preciso.

Gli ultimi di cui si ha avuto notizia l'altro ieri, sarebbero diciassette, tra cui cinque donne e tre bambini, morti durante una traversata durata quindici giorni nel Canale di Sicilia. Il racconto è stato fatto ad un giornalista somalo della Bbc, da uno degli undici sopravvissuti salvati due giorni fa da una motovedetta di Tripoli in acque territoriali libiche.
Il barcone con gli immigrati era partito dalla Libia il 25 agosto scorso. Poi nei pressi di Malta finiti i viveri e scarseggiando il carburante i migranti avevano deciso di invertire la rotta e di tornare verso il Nord Africa, ma erano stati sorpresi dal maltempo. In tutto erano 28, tra cui sette donne e tre bambini, 26 somali e due etiopi. L'allarme era lanciato nei giorni scorsi dalla comunità somala italiana che attendeva l'arrivo di questi connazionali.
Degli undici superstiti nove sono stati ricoverati in ospedale e due accompagnati in un centro di detenzione. A raccontare l'odissea vissuta è stato Alì Ismail in un'intervista televisiva a un cronista somalo della Bbc. ''Abbiamo vissuto giorni di stenti e di privazioni. Cercavamo aiuto ma siamo stati abbandonati al nostro destino - ha detto Ismail con le lacrime agli occhi - Oltre venti tra navi e imbarcazioni ci sono passati accanto senza fermarsi per soccorrerci''.

Il mese di Agosto ha segnato il triste record di sbarchi e di vittime
Si continua a morire lungo le frontiere europee e il mese di Agosto ha segnato un drammatico record di sbarchi e di vittime. La situazione resta drammatica al largo della costa Mauritania e a Lampedusa: 269 morti in un mese, di cui 77 dispersi e 13 bambini.
Tentando di raggiungere le isole Canarie sono morte almeno 185 persone compresi 14 dispersi. Le vittime del Canale di Sicilia lo scorso mese sono state invece 84, tra cui 63 dispersi. Inoltre in Germania e Gran Bretagna sono morti 8 migranti che viaggiavano nascosti in due camion perché senza visto d'ingresso, mentre in Marocco un uomo ha perso la vita dopo essere stato espulso nel deserto.

Dal 1988 sono morte lungo le frontiere europee almeno 5.236 persone, di cui 1.697 dispersi. I dati sono tratti dalla rassegna stampa on-line di Fortress europe. Si tratta, appunto, di dati pubblici, estrapolati dagli organi di stampa internazionali.
Nel Mar Mediterraneo sono annegate 4.057 persone. Quasi la metà delle salme (1.697) non sono mai state recuperate. Nel Canale di Sicilia le vittime sono 1.815, tra cui 1.088 dispersi. Lungo le rotte che vanno dal Marocco e dalla Mauritania alla Spagna, puntando verso le isole Canarie o attraversando lo stretto di Gibilterra, sono morte 1.237 persone e 231 risultano disperse.
Nello stesso tratto di mare, dati della Guardia Civil spagnola parlano addirittura di 1.200 dispersi nel dicembre 2005, mentre il quotidiano spagnolo El Pais cita una stima di Croce rossa e Mezzaluna rossa che stima tra 2 e 3mila le vittime al largo dell'arcipelago spagnolo nel 2006. Nell'Egeo invece, tra la Turchia e la Grecia, hanno perso la vita 392 migranti, tra i quali si contano 159 dispersi. Il mare non si attraversa soltanto su imbarcazioni di fortuna, ma anche sui mercantili, dove spesso viaggiano molti migranti, nascosti nella stiva o in qualche container. Ma le condizioni di sicurezza restano bassissime: 139 le morti accertate per soffocamento o annegamento, dei quali 83 risultano dispersi in due soli naufragi.

Viaggiando nascosti nei tir hanno perso la vita in seguito ad incidenti stradali, per soffocamento o schiacciati dal peso delle merci 230 persone. Per chi parte dalla Libia, il primo ostacolo da attraversare non è il mare, ma il deserto del Sahara. Lo si fa viaggiando in gruppi di trenta su dei pick-up che battono le piste tra Sudan e Libia o tra Niger e Libia. Stando alle testimonianze dei sopravvissuti, quasi ogni viaggio conta i suoi morti. Le 146 vittime censite dalla stampa potrebbero quindi essere solo una sottostima. In Libia inoltre si registrano gravi episodi di violenze contro i migranti. Non esistono dati sulla cronaca nera, ma è noto che nelle sommosse anti stranieri esplose nel settembre 2000 a Zawiyah, nel nord-ovest del Paese, vennero uccisi almeno 560 migranti.
In Grecia, al confine nord-orientale con la Turchia, nella provincia di Evros, esistono ancora i campi minati. Qui, tentando di attraversare a piedi il confine, sono rimaste uccise 86 persone. Infine almeno 51 migranti sono annegati attraversando fiumi di frontiera e 34 persone sono morte di freddo percorrendo a piedi valichi montuosi. Nascoste sotto i treni che attraversano il tunnel della Manica per raggiungere l'Inghilterra hanno perso la vita 20 persone, cadendo lungo i binari o rimanendo fulminati scavalcando la recinzione del terminal francese. A Ceuta e Melilla, le due enclave spagnole in Marocco, sono morte 20 persone, uccise dal fuoco della Guardia civil e della polizia marocchina, o cadute scavalcando le recinzioni che delimitano il confine. Le forze dell'ordine hanno ammazzato almeno 9 persone, la maggior parte in Turchia. [Fonte: www.redattoresociale.it]

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08 settembre 2006
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