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Sospesi in mare...

I tunisini allontanati da Lampedusa sono rimasti quattro giorni attraccati a Palermo aspettando d'essere rimpatriati

26 settembre 2011

"Abbiamo evacuato Lampedusa. Nell'ultima settimana sono stati rimpatriati 600 tunisini. Oggi partono due voli e la prossima settimana ne partiranno altri dieci quindi quelli che sono stati prelevati dall'isola e si trovano ora a Palermo sarano tutti rimpatriati nel giro di pochi giorni".
E' quanto ha sottolineato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, sabato scorso a Castellanza, in provincia di Varese, dove due unità immobiliari sequestrate alla criminalità organizzata sono state affidate al Comune della città.
In merito alla situazione di Lampedusa, il ministro Maroni ha sottolineato come "l'accordo con la Tunisia funziona bene e, anche se i giornali non ne hanno parlato, proprio ieri la Guardia costiera tunisina ha fermato un barcone che stava partendo per l'Italia. Sono quindi soddisfatto per l'accordo ma soprattutto per il fatto - ha concluso Maroni - che i rimpatri continuano".

Sì, è vero. A Lampedusa non ci sono più tunisini. Dopo l'incendio al Cie e gli scontri tra lampedusani, polizia e immigrati, l'isola si è effettivamente svuotata (LEGGI).
Gli ultimi 340 tunisini, imbarcati nelle navi 'Vincent' e 'Audacia', sono arrivati a Palermo e li sono rimasti. Duecento migranti nella 'Vincent', il resto nell'altra imbarcazione.
Ieri il deputato del Pd Tonino Russo, salito a bordo delle due navi ormeggiate a Palermo, ha detto che "i migranti sono in buone condizioni; sono assistiti regolarmente, dormono in cabine fornite di lenzuola e in poltrone reclinabili. Alcuni tunisini che hanno avuto dei malori sono stati trasportati in ospedale, altri sono stati medicati direttamente a bordo da personale sanitario".
Nella stessa giornata di ieri un gruppo di manifestanti del Forum antirazzista e di movimenti di sinistra, che contestano la scelta di "rinchiudere" nelle navi i tunisini giunti da Lampedusa in attesa di trasferirli in altri Cie, è riuscito a entrare all'interno del porto di Palermo. I manifestanti, un centinaio, hanno tentato di avvicinarsi alla zona dove sono ormeggiate le due navi ma sono stati respinti dagli agenti del reparto mobile che presidiano da due giorni l'area, impedendo l'accesso ai non autorizzati. Secondo alcuni ragazzi del centro sociale Anomalia, ci sarebbero stati brevi tafferugli con la polizia. I manifestanti hanno abbandonato il porto da una uscita secondaria e sono tornati a protestare davanti l'ingresso principale della stazione marittima.

Questa mattina cinquanta tunisini che si trovavano a bordo della nave Audacia, ormeggiata nella zona di Fincantieri a Palermo, sono stati trasferiti con un pullman nell'aeroporto Falcone Borsellino per essere rimpatriati. Un secondo ponte aereo è previsto nel pomeriggio per rimpatriare altri 50 migranti. Complessivamente, a bordo della Audacia restano circa 100 persone, mentre altri 200 sono ancora a bordo della Moby Vincent. Sono così ripresi i rimpatri dopo la quarta notte a bordo per i tunisini alloggiati sulle navi traghetto.
Ma la protesta delle associazioni pacifiste non si ferma. Un nuovo presidio davanti all'ingresso del porto, infatti, è stato annunciato dal Forum antirazzista e dal centro sociale Anomalia. L'appuntamento è per questo pomeriggio alle 17 davanti all'ingresso del molo Santa Lucia.

Pozzallo (RG) non li vuole - "No al trasferimento di migranti nel centro di Pozzallo". Protesta il sindaco del comune nel Ragusano, Giuseppe Sulsenti contro l'arrivo nei giorni scorsi di cinquanta tunisini, che erano nelle navi ormeggiate nel porto di Palermo e provenivano dal centro di accoglienza di Lampedusa distrutto nell'incendio dei giorni scorsi. Sulsenti ha inviato una nota di protesta al prefetto di Ragusa Giovanna Cagliostro e al ministro dell'Interno. "Contrariamente al protocollo di intesa - dice - firmato col sottosegretario all'Interno Sonia Viale che prevedeva di utilizzare il centro di prima accoglienza di Pozzallo per ospitare esclusivamente migranti che sbarcano sulle coste ragusane, da trasferire, nel giro di pochi giorni presso strutture di permanenza, ecco che Pozzallo viene scambiata, per l'ennesima volta, come stazione di smistamento di clandestini".
Il sindaco sottolinea inoltre che il "centro di prima accoglienza non è una struttura idonea ad ospitare persone fermate perché non in regola e destinate ad essere rimpatriate" e ricorda che "meno di un mese fa all'interno della struttura scoppiò una rivolta di immigrati che portò al ferimento di alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine".

E per l'emergenza altri 230 milioni - Altri 230 milioni di euro per fronteggiare l'emergenza immigrazione. Lo stanziamento, a carico del fondo nazionale della Protezione civile, è previsto da un'ordinanza del premier Silvio Berlusconi pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale.
All'adeguamento dei centri di accoglienza il provvedimento destina 46 milioni di euro, mentre per "far fronte agli ulteriori oneri" derivanti dall'attuazione dell'accordo anti-clandestini tra Italia e Tunisia vengono assegnati 38 milioni di euro. Altri 77,8 milioni sono poi stanziati per l'attività del commissario delegato all'emergenza immigrazione, il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli.
Le altre risorse indicate dall'ordinanza vengono destinate ad aumentare la ricettività delle strutture di accoglienza del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (9 milioni di euro) ed alla Guardia costiera (6,1 milioni).

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, Repubblica/Palermo.it]

 

 

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26 settembre 2011
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