Sospeso dal Tar il 'decreto Turco' sull'innalzamento del quantitativo di cannabis che si può legittimamente detenere
Gli amanti dello spinello e chi, pur non consumandone, tollerano il consumo di questi, nel ddl del ministro della Sanità Livia Turco (leggi) avevano visto un'azione di democratico allentamento, rispetto alla rigidità della precedente legge a ''tolleranza zero'', la Fini-Giovanardi. Purtroppo per loro, il ''decreto Turco'', che innalzava da 500 milligrammi a 1 grammo la quantità massima di cannabis oltre la quale scattano le sanzioni penali, è stato sospeso. A deciderlo è stato il Tar del Lazio, accogliendo le richieste di sospensione presentate dall'associazione di consumatori Codacons e da una cooperativa sociale-comunità terapeutica di Taranto.
I giudici amministrativi hanno ritenuto che la legge ''non conferisca al decreto un potere politico di scelta in ordine all'individuazione dei limiti massimi delle sostanze stupefacenti o psicotrope che possono essere detenute senza incorrere nelle sanzione penali''. Bensì ''un potere di scelta di discrezionalità tecnica, soprattutto per quanto attiene alle competenze del ministero della Salute''. Il Tar ha anche ritenuto che ''la scelta effettuata con il decreto impugnato non risulta supportata da alcuna istruttoria tecnica che giustifichi il raddoppio del parametro moltiplicatore''.
''Quella del Tar del Lazio sul 'decreto Turco' è senza alcun dubbio una decisione giusta, visto anche il raddoppio, dal 2001 al 2005, del numero di consumatori di cannabis soprattutto dei giovani tra i 15 e i 24 anni'', ha commentato subito il presidente del Codacons Carlo Rienzi. ''La facilità di passaggio alle droghe più pericolose - ha continuato Rienzi - è scientificamente dimostrata. La decisione del Tar eviterà l'attività di quell'uso in comune di cannabis che finiva per diventare una sorta di spaccio involontario creatosi tra i giovani ai quali, col nuovo provvedimento, era in pratica data la possibilità di avere con se ben 40 dosi di cannabis e di poterle così facilmente scambiare con gli amici''.
Dalla Casa delle libertà, oltre al plausi nei confronti della sentenza del Tar, Forza Italia ha addirittura invitato il ministro Turco a dimettersi. ''Dopo la figuraccia - ha detto Domenico Di Virgilio, capogruppo degli azzurri nella commissione Affari sociali - ci aspettiamo dal Ministro della Salute Livia Turco un gesto di responsabilità ed è per questo che chiedo, anche a nome degli altri componenti di Forza Italia della Commissione Affari Sociali della Camera, le sue dimissioni''. ''Caro Ministro - ha aggiunto Di Virgilio rivolgendosi direttamente alla Turco - il suo dovrebbe essere il Ministero che si occupa di salvaguardare la salute delle persone e non di promuovere provvedimenti che ne danneggiano il benessere psicofisico. La calamità della droga non si cura rendendo più facile procurarsela''.
Ma di dimettersi la Livia Turco proprio non ne ha intenzione, anzi. ''Rispetto sempre le sentenze - è stato il commento del ministro -. Ma contro questa farò appello al Consiglio di Stato perché ne ritengo infondate le motivazioni. Al contrario di quanto sostiene il Tar del Lazio, infatti, la legge Fini-Giovanardi, nell'ambito della quale ho emanato a novembre il decreto di revisione della quantità massima, non offre al ministro della Salute alcun criterio tecnico per determinare tale quantità''. ''La stessa Commissione scientifica, insediata dall'allora ministro Storace per determinare i quantitativi di sostanze stupefacenti ai fini della prescrizione delle sanzioni - ha aggiunto il ministro - concluse i suoi lavori segnalando l'impossibilità di una valutazione tecnica che fosse sostituiva della decisione politica. E ciò proprio in riferimento alla determinazione delle quantità massime detenibili senza incorrere in sanzioni penali. La decisione spetta al ministro, sostennero allora i tecnici nominati da Storace. Da ciò si deduce che, qualora anche il Consiglio di Stato dovesse confermare gli orientamenti del Tar, si potrebbe ritenere annullabile anche il vecchio decreto Berlusconi-Storace, rendendo di fatto inapplicabile la stessa legge Fini-Giovanardi alla quale mi sono strettamente attenuta nella formulazione del nuovo decreto. Penso comunque che, al di là di questi aspetti giurisprudenziali, c'è la forte necessità di una profonda revisione di quella legge''.