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Spari su una pattuglia italiana in Afghanistan. L'allarme di D'Alema: ''le nostre truppe affronterano momenti difficili''

21 marzo 2007

Un militare italiano è rimasto leggermente ferito da un colpo di arma da fuoco sparato da un gruppo di uomini che, poi, si sono dileguati. Il fatto è avvenuto ieri pomeriggio nella zona di Farah, una provincia nell'ovest dell'Afghanistan, dove la pattuglia italiana era in ricognizione. La notizia è stata confermata da fonti della Difesa italiana.
Il militare italiano - un incursore del 9/o reggimento d'assalto Col Moschin, il reparto di Forze speciali dell'Esercito - è stato ferito leggermente e non ne è stata nemmeno disposta l'evacuazione medica d'urgenza. L'allarme è subito rientrato e la pattuglia italiana è ritornata alla base con i propri mezzi. La provincia teatro dell'agguato è nel comando ovest della missione Nato Isaf, affidato ad un generale italiano.

Gli italiani che partecipano attualmente alla missione della Nato Isaf in Afghanistan sono circa 2.000. Due i contingenti principali, nella capitale Kabul e ad Herat, nell'ovest del Paese. Il generale Antonio Satta è il Regional command west, cioè il comandante di tutte le forze Isaf che operano nell'area occidentale del Paese che ha base a Herat. Il contributo militare è fornito essenzialmente dall'Esercito e dall'Aeronautica. A Herat c'è anche un gruppo di Forze speciali italiane ed un nucleo di 10 militari della Guardia di Finanza per addestrare la polizia doganale afgana.
Presto arriveranno anche tre aerei senza pilota Predator e un aereo C-130 da trasporto. Dall'inizio della missione sono otto i militari italiani rimasti uccisi in Afghanistan per incidenti o attentati, un nono è morto per infarto.

L'attacco di ieri è arrivato un paio d'ore dopo il discorso del ministro degli Esteri Massimo D'Alema al Consiglio di sicurezza dell'Onu e dopo le sue considerazioni sulla ''guerriglia che si sta avvicinando a Herat'', zona controllata dai militari italiani. Farah si trova poco a nord di Herat.
''La guerriglia - ha sottolineato D'Alema - sta arrivando anche a Herat e non credo che le truppe italiane siano in una buona situazione, affronteremo momenti difficili''. D'Alema ha osservato che anche per questo motivo il governo non può modificare l'attuale impegno in Afghanistan: ''La mia opinione - ha spiegato - è che non possiamo inviare più truppe e non possiamo cambiare il loro mandato''. Il ministro ha quindi ribadito la volontà di ''confermare'' la presenza degli oltre 1.900 soldati distribuiti nella provincia occidentale di Herat e nella zona di Kabul e ha ricordato, peraltro, che ''il comando della Nato può spostare le forze italiane nel caso di assoluta necessità in base agli attuali accordi operativi''.
D'Alema ha poi minimizzato le divergenze tra Italia e Stati Uniti, invitando a non confondere ''i rapporti bilaterali con il dibattito politico-giornalistico italiano''. ''Noi abbiamo un dibattito molto turbolento mentre i rapporti tra Italia e Stati Uniti sono rapporti tra Paesi amici che possono discutere ma non conoscono turbolenze'', ha spiegato all'indomani della cena con il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice.

In precedenza il nostro ministro degli Esteri, partecipando all'assemblea delle Nazioni Unite per il rinnovo del mandato della missione civile del Palazzo di Vetro in Afghanistan, aveva rilanciato la proposta italiana per la realizzazione di un summit internazionale di pace. In Afghanistan ''possiamo e dobbiamo fare di più - ha detto -. Dovremmo essere aperti alla possibilità di una conferenza internazionale''. L'idea che l'Italia porta avanti da tempo e che, adesso, D'Alema rilancia davanti all'assise mondiale. Perché la sicurezza ''è una precondizione essenziale per la stabilizzazione del'Afghanistan, ma non può essere sufficiente''.
Insomma, D'Alema ha utilizzato il palcoscenico internazionale per ripetere che la situazione afgana è destinata a rimanere su ''un terreno instabile'' in mancanza di ''un solido e veloce progresso'' anche nelle condizioni di vita della popolazione. Non solo soldati, dunque. Per questo, ha continuato D'Alema, è necessario procedere su questa strada anche attraverso una efficace ''dimensione regionale'' con un processo che permetta ''un pieno e positivo coinvolgimento dei paesi vicini''. L'obiettivo, ha scandito il ministro italiano, è quello di lavorare per un Afghanistan ''migliore'' e che sia ''sicuro prospero e libero. Il popolo afgano merita il nostro appoggio''.

''Può essere una proposta costruttiva''. Così gli Usa, per bocca del portavoce del Dipartimento di Stato, Sean McCormack, giudicano la proposta di una conferenza di pace sull'Afghanistan. ''Desideriamo comprendere alcuni dei dettagli relativi a questa conferenza - ha detto McCormack - e, fondamentalmente, desideriamo conoscere l'opinione a questo riguardo del governo dell'Afghanistan''. Secondo il portavoce della Rice si tratta di una idea ''che merita di essere discussa e che si debba vedere se, sulla base di questa discussione, si possa andare avanti''.

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21 marzo 2007
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