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Spettacoli fantasma e buona fede

Gli accusati si difendono: "Una notizia data così alla stampa diffama un intero settore e delegittima i risultati raggiunti dal teatro privato siciliano negli ultimi decenni"

12 febbraio 2014

Falsificazioni documentali, messa in scena di spettacoli fantasma, false attestazioni, costi dichiarati ma mai effettivamente sostenuti, contributi previdenziali non versati, utilizzazione di fatture false.
Sono alcune delle irregolarità riscontrate in due anni di indagini della Guardia di finanza di Palermo sfociate ieri nella denuncia di 72 persone per truffa aggravata e falso. Nei loro confronti la Procura ha già emesso avvisi di conclusione indagini.
Vittima della truffa da 2,8 milioni di euro complessivi, per le attività teatrali del 2008, è la Regione siciliana. Responsabilità sono emerse per 72 dei 91 organismi teatrali controllati dalle fiamme gialle (LEGGI).

Dall'inchiesta sarebbero emersi diversi casi di falsità dei documenti presentati alla Regione, soprattutto per quelli sui costi sostenuti per la realizzazione di rassegne e festival e per la produzione di attività teatrali per il 2008 su tutto il territorio nazionale e anche all'estero, che mancavano delle specificazioni necessarie o addirittura artatamente predisposti e contraffatti.
Le denunce della Guardia di finanza riguardano i contributi regionali del 2008. In quell'anno, e anche il quello successivo, la gestione era in mano all'assessorato Beni culturali; nel 2010 le competenze passarono al Turismo. L'indagine della Gdf riguarda i soli teatri privati: gli stabili e gli enti lirici hanno canali di finanziamento pubblico diversi.
L'accesso ai contributi - che nel 2008 ammontavano a circa 2,5 milioni complessivi e nel 2013 si sono ridotti a circa la metà - avviene attraverso un bando pubblico. I partecipanti devono presentare il loro piano di attività, gli eventuali addetti assunti, la diffusione del loro lavoro, anche all'estero, e così via. L'assessorato valuta l'insieme attraverso dei parametri prestabiliti e compila una graduatoria. Agli aventi diritto il contributo viene elargito a consuntivo, dietro presentazione di fatture e pezze d'appoggio, come prevede la legge del 2007 che riforma la materia dei finanziamenti al teatro.

Tra i 72 inquisiti vi sono teatranti di lungo corso, con esperienza di mezzo secolo come nel caso di Aldo Morgante, direttore prima del Dante e poi del Teatro Al Massimo. "Sapete tutti - ha spiegato Morgante - che la nostra stagione va da ottobre a giugno. Abbiamo un numero enorme di rappresentazioni e un'amministrazione che provvede a tutte gli obblighi di legge. Stiamo preparando tutte le carte relative al 2008, l'anno che viene contestato, e porteremo tutto al giudice entro il 19 febbraio. Per il resto siamo sereni, un teatro così sovraesposto come il nostro non può certo avere segreti".

Anche Alfio Scuderi, che dirige il Teatro Montevergini è impegnato nel controllo a tappeto di tutto ciò che riguarda il 2008. "La nostra categoria - ha detto - è spiazzata, l'elenco degli inquisiti è lunghissimo, ma certamente tutti con una storia e un onore diversi da difendere. So che ad alcuni vengono contestate somme come 26 o 40 euro. A me contestano due concerti, ospitati al Montevergini, e, quindi, l'agibilità non spettava certo al teatro ospitante. Poi con la Siae ci sono sempre partite aperte e ogni fine anno si va a chiedere se i conti sono tutti saldati. In ogni caso dopo aver compilato il cosiddetto bollettino Siae, non c'è nulla da fare, è un impegno a pagare cui nessuno si può sottrarre".

L'impresaria teatrale Sabrina Petyx, legale rappresentante della Compagnia M'Arte, tra i 72 indagati, sostiene di essere stata indagata per non avere versato contributi al fisco per appena 26 euro: "In linea con una integrità morale, civile e amministrativa di assoluta chiarezza da sempre condotta e in merito alle notizie recentemente pubblicate sulle indagini in cui, secondo la tesi accusatoria, avrei ottenuto contributi in mancanza dei presupposti di legge, perché, si sostiene, non sarei stata in regola con i contributi per le attività teatrali dell'anno 2008, mi preme sottolineare che, oltre ad aver chiesto tramite il mio avvocato di essere sentita dai magistrati per chiarire e documentare la mia posizione, da un controllo effettuato con il nostro commercialista risulta che, alla data dell'autocertificazione di regolarità contributiva - dice - la Compagnia M'Arte, di cui sono legale rappresentante, risultava, in realtà, manchevole per non aver effettuato entro la scadenza del 16/12/2008 un pagamento di € 26. Pagamento che, nel momento in cui l'errore si è reso manifesto, è stato tempestivamente regolarizzato il 19 gennaio 2009, con un ritardo, quindi, di appena 29 giorni". "Lascio alla Magistratura, in cui ho piena fiducia, e non ai blog valutare se questa circostanza ponga me e la compagnia M'Arte nelle condizioni di essere pubblicamente additati, già in questa fase di indagine, come truffatori nei confronti dello Stato", dice Petyx.

Tra gli indagati anche Jeanne Vibaek Pasqualino, antropologa di fama e responsabile del Museo Internazionale delle Marionette, un'istituzione fondata dal marito Antonio e sempre sull'orlo della bancarotta, nonostante i riconoscimenti anche da parte dell'Unesco. In diverse occasioni il museo si è salvato dal crack proprio grazie al patrimonio personale della famiglia Pasqualino. "Non ho ancora letto gli atti - dice la studiosa - ma abbiamo sempre pagato tutto. Aspetto di sapere cosa è andato storto nel 2008. Ma sono molto cauta, preferisco aspettare".

Anche Gianni Nanfa, noto cabarettista palermitano, è abbastanza fiducioso. Il suo Teatro Jolly ha una stagione regolare. Dunque anche per lui non si può certo parlare di spettacoli "fantasma", come quello contestato all'imprenditore catanese Salvatore Amore, che avrebbe dichiarato di avere ingaggiato Pippo Franco per uno show mai andato in scena. "Ho sei dipendenti a tempo indeterminato, questo significa che le 1.000 giornate lavorative previste dal contributo regionale le supero ampiamente. Di certo non ho mai firmato nessuna certificazione fasulla. Poi ricordiamo sempre che la Regione a noi privati dà il 10% di quanto effettivamente spendiamo in un anno, mentre ai teatri pubblici o alle Fondazioni va il 92%".

A Catania, 12 teatri (Associazione Nuovo Mondo, Balletto di Sicilia, Centro Mobilità delle Arti, Centro Teatrale Siciliano, Città Teatro, Compagnia dell'Arpa, Gli Stravaganti, Gruppo Iarba, Piccolo Teatro, Scenario Pubblico, Statale 114 e Teatro della Città) hanno firmato un documento congiunto. "Solleviamo la nostra protesta verso i toni e le generalizzazioni presenti nelle notizie diffuse dagli organi di stampa che dipingono il teatro privato siciliano come una congerie di personaggi truffaldini e fraudolenti". "L'unica contestazione mossa ai firmatari del presente comunicato - si legge nel documento - si fonda su un aspetto circoscritto della documentazione prodotta all'Aassessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana: l'autocertificazione relativa all'assolvimento degli obblighi previdenziali, assistenziali e di collocamento. A nostro avviso c'è una diversa interpretazione del termine obblighi che significa obbligo di denuncia delle attività e del personale artistico e tecnico in esse coinvolto negli enti prepostì e non 'pagamento' degli oneri da essi derivanti che possono essere assolti anche successivamente".

"È, dunque - prosegue la nota - una contestazione squisitamente interpretativa alla quale intendiamo contrapporre argomentazioni interpretative in tutte le sedi: certi che le interpretazioni lessicali da noi fornite fugheranno del tutto i motivi della contestazione e le conseguenti deduzioni, dimostrando la nostra assoluta buona fede. La diffusione della notizia, così com'è apparsa sugli organi di stampa, diffama un intero settore e tende a delegittimare i risultati professionali, occupazionali, artistici, culturali e sociali raggiunti dal teatro privato siciliano negli ultimi decenni. Il teatro privato siciliano - conclude il comunicato - riversa nelle casse dello Stato molto di più delle somme ricevute come contributo all'attività, sotto forma di tasse, oneri previdenziali, diritti Siae".

Il Codacons lamenta la lunghissima sequela di scandali che continua a perpetrarsi a danno dei cittadini. "Gli scandali dei soldi pubblici in Sicilia sembrano non avere fine. Dopo la vicenda dei corsi di formazione e quella dell’Ars, arriva ora la truffa dei finti spettacoli, che ha prodotto un danno alla collettività pari a 2,3 milioni di euro".
Per il Codacons mentre i siciliani fanno la fame e si impoveriscono ogni giorno che passa, alcuni "furbetti" si arricchiscono alle loro spalle, intascando soldi pubblici sottratti alle tasche della collettività. "In attesa degli esiti della vicenda - continua il Codacons -, nel caso in cui le irregolarità dovessero essere accertate in Tribunale, chi ha ricevuto finanziamenti senza averne alcun titolo sarà chiamato a restituire il maltolto ai cittadini".
Considerati gli scandali a ripetizione che si stanno registrando in Sicilia, il Codacons invita le autorità competenti ad estendere le indagini, allargandole a tutti quei soggetti, enti e associazioni che nel corso degli ultimi anni hanno ricevuto fondi pubblici. "Siamo certi - conclude il Codacons - che verranno alla luce altre irregolarità a danno dei siciliani".

Altrettanto duro il commento sulla vicenda da parte del Movimento 5 stelle all'Ars. "La giustizia deve fare il suo corso, ma l'immagine di una Regione-bancomat, che traspare dalla prime notizie che trapelano e che ripercorre il cammino di tante altre truffe è inaccettabile e deve essere spazzata via al più presto. La cosa è ancora più indigesta se si pensa che la cultura, quella con la "C" maiuscola, boccheggia per mancanza di finanziamenti e rischia di vedere chiudere teatri storici e mandare per strada artisti e personale altamente qualificato".

Sulla stessa lunghezza d'onda il commento dei deputati palermitani alla Camera. "E un danno materiale non da poco, visto che si parla di cifre intorno ai 2,3 milioni di euro, ma quello morale a danno di tutti gli artisti siciliani onesti è forse ancora più grande", afferma Chiara Di Benedetto, componente della commissione Cultura della Camera. "La cultura, in Sicilia come in tutta Italia, rappresenta una possibilità concreta di riscatto e il volano per una sana ripresa economica, un inestimabile tesoro da tutelare e incentivare piuttosto che da mortificare con miseri strumenti, quali fatture gonfiate quando non falsificate. Auspichiamo a questo punto che le indagini si intensifichino e vadano ben oltre agli spettacoli finanziati nel 2008".

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12 febbraio 2014
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