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SPIDER

Dopo La mosca e M. Butterfly, Cronenberg intitola un altro suo film ad un insetto

03 dicembre 2002



Noi vi consigliamo di vedere…
SPIDER
di David Cronenberg



Dopo un lungo internamento in un ospedale psichiatrico M. Cleg (Ralph Fiennes) viene inviato in una clinica di riabilitazione, situata nel quartiere dove è nato. L’occasione gli fa rivivere il dramma che ha segnato la sua esistenza. Suo padre (Gabriel Byrne) ha ucciso sua madre (Miranda Richardson) per sostituirla con una volgare prostituta per cui ha perso la testa. Ma tutto ciò corrisponde alla realtà? Perché nei suoi ricordi la prostituta ha lo stesso volto della madre? E se quel bambino, che la madre aveva soprannominato Spider per la sua abilità nell’ architettare complesse ragnatele con lo spago, avesse preferito rifugiarsi nella follia per sfuggire ad una realtà molto più spaventosa?
Terzo film, dopo La mosca e M. Butterfly, nella affascinante carriera di Cronenberg intitolato ad un insetto, Spider varca nuovamente la linea d’ombra delle certezze e della razionalità, per andare a pescare nelle nostre paure, con l’osservazione ‘entomologica’ della nostra parte oscura, quella che tesse la tela della nostra perdizione. Tratto dal romanzo di McGrath al quale Cronenberg è rimasto molto fedele il film è un imprevedibile e sinuoso andirivieni tra realtà e allucinazione, cui Ralph Fiennes presta la sua faccia ambigua e Cronenberg il suo gusto ironico e conturbante.

David Cronenberg
Canadese doc, ha iniziato da giovanissimo a scrivere racconti fantasy e a interessarsi di cinema. Al periodo universitario risalgono i primi cortometraggi, seguiti da due film in 35mm: Stereo (1969) e Crime of future (1970). E’ del 1983 Videodrome, il film che molti considerano il suo capolavoro. Ma il grande successo arriva tre anni dopo con La mosca, portata a termine grazie all'aiuto di Mel Brooks.

Distribuzione Fandango
Durata 98'
Regia David Cronenberg
Con Ralph Fiennes, Miranda Richardson
Genere Drammatico

Le critiche
''Mettendo in immagini la sceneggiatura che Patrick McGrath ha tratto dal suo romanzo omonimo, il regista canadese varia sul tema che predilige - l'orrore della personalità - con indubbio virtuosismo: fa convivere nella stessa inquadratura passato e presente; provoca sussulti nello spettatore suggerendogli efferatezze senza bisogno di mostrargliele; dipinge una periferia londinese gravida di squallore poetico. Per molti cinefili Cronenberg è una fede, di cui è vietato discutere. Ciò non toglie e che 'Spider' resti al di sotto delle premesse, mentre l'ossessiva inchiesta condotta dall'uomo-ragno va a parare in una rivelazione piuttosto incredibile''.
(Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 maggio 2002)

''L'inferno di 'Spider' si chiama follia e viene da un romanzo di Patrick McGrath, sceneggiato dallo stesso scrittore e fortemente voluto da Ralph Fiennes, che ne è lo strepitoso protagonista. Ma il tocco di Cronenberg si sente fin dagli indecifrabili titoli di testa. Arabeschi disegnati dall'umidità? Tappezzerie consunte? Macchie di Rorschach, assai verosimili in una storia psichiatrica? Cronenberg non risponde, anzi limita al minimo l'uso delle parole per chiudere Fiennes in una implacabile spirale di immagini. Il film è infatti per buona parte una lunga soggettiva di Fiennes, che dopo venti anni in manicomio, ricorda''.
(Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 22 maggio 2002)

''Strano, stranissimo film, questo 'Spider' di David Cronenberg. Tratto dal magistrale romanzo di Patrick McGrath, non solo sceneggiato, che già sarebbe insolito, ma riscritto per lo schermo dallo stesso autore, potrebbe sembrare, anzi è un caso a sé, una deviazione dalla strada maestra del cinema di Cronenberg, uno dei pochi autori decisivi dell'ultimo ventennio. Un film su commissione in certo modo, nato per la prima volta da un soggetto non suo, e fortemente voluto da Ralph Fiennes, che intendeva a tutti i costi interpretarlo. Ma le cose non sono così semplici perché Cronenberg fa sua questa storia tutta in soggettiva fin dagli ipnotici e indecifrabili titoli di testa. (…) Ambientato in una Londra livida e senza tempo, dominato da un grande Ralph Fiennes che, pettinato come Samuel Beckett, esita, inciampa, borbotta, riempie fogli su fogli di una scrittura indecifrabile, tutto per non affrontare l'insostenibile verità, 'Spider' non parla tanto di follia quanto di solitudine, di fantasmi, del peso terribile della memoria. Peso che opprime chiunque, schizofrenico o meno. Fino al suo esito fatale, che coincide con l'eliminazione di ogni residuo legame. Perché soli non si può stare, con gli altri nemmeno. Forse è questo l'inferno peggiore''. (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 29 novembre 2002)

''Un incubo, un rimbombo sordo di proporzioni kafkiane in un film remoto e notturno in cui Fiennes, prigioniero delle immagini, è un insetto perduto in un mondo di cui non conosce più la verità e il rapporto causa-effetto. Tratto dal romanzo di Patrick McGrath, che l'ha scritto per il cinema, 'Spider' è un lento e inesorabile cammino verso l'atrocità della memoria che cancella il confine tra realtà e follia e in cui anche lo spettatore ha il diritto e il dovere di perdersi’''. (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 30 novembre 2002)

Note
Presentato in concorso al festival di Cannes 2002. Premiato il regista David Cronenberg


Fonte: primissima.it / cinematografo.it

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03 dicembre 2002
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