Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Stamina: nessuna prova di miglioramento nei pazienti

I dati nelle sintesi delle cartelle cliniche dei 36 pazienti in cura a Brescia

28 dicembre 2013

Non c’è alcuna prova di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia.
È quanto risulta da una sintesi delle cartelle cliniche consegnate in forma riservata dalla struttura sanitaria al primo Comitato scientifico, nominato dal Ministero della Salute e poi sospeso dal Tar del Lazio.
Nelle "analisi dei singoli pazienti" sono riportate il numero di infusioni effettuate da ciascun malato e la patologia di cui soffre, seguite da una valutazione generale delle condizioni dei pazienti, in cui si riportano situazioni stazionarie, peggioramenti o, in qualche caso, miglioramenti ma riferiti a livello soggettivo da parte del malato o dei suoi familiari. In molti casi la casella "valutazione terapia" non risulta compilata. Per quanto riguarda un paziente affetto da atrofia multisistemica deceduto "circa due settimane dopo la prima infusione", nella scheda si evidenzia soltanto: "Non si hanno notizie di eventi avversi dopo l’infusione". Nella maggior parte delle schede non vengono riportati effetti collaterali alle infusioni alle quali sono stati sottoposti i malati, ma negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti.

Completamente contraria l’opinione dei genitori dei bambini sottoposti alle infusioni del protocollo Stamina a Brescia, che hanno tenuto una conferenza stampa a Roma dove hanno mostrato ai giornalisti certificati ed esami medici che escluderebbero effetti collaterali e anzi attesterebbero l’arresto della degenerazione delle patologie e in alcuni casi miglioramenti. All’appuntamento  erano presenti anche due medici che hanno in cura i bambini, Marcello Villanova (neurologo dell’ospedale Nigrisoli di Bologna) e Imma Florio (pediatra di Sofia, la bimba diventata simbolo della lotta pro-Stamina), per "un confronto diretto che possa finalmente chiarire la realtà dei fatti e porre al centro della questione la tutela della dignità dei malati". Non era presente invece Davide Vannoni, presidente di Stamina, perché "questa è un’iniziativa dei genitori".

La documentazione mostrata dalle famiglie "attesta gli esiti degli esami laboristici e strumentali, dalle indagini generali (esami del sangue, di liquidi biologici, di radiologia e diagnostica per immagini) fino a quelle selettive per l’esplorazione diagnostica dei vari tessuti, organi, apparati e sistemi". I genitori dei piccoli malati hanno portato con sé certificati medici di neurologi, neuropsichiatri e altri specialisti e poi le "cartelle di dimissioni dei piccoli, che lo stesso ospedale rilascia al termine di ogni infusione e dove vi è nero su bianco quanto fatto". Lo ha spiegato Guido De Barros, il papà di Sofia (malata di leucodistrofia metacromatica, sottoposta da un anno alle infusioni con metodo Stamina), aggiungendo che "si metteranno in evidenza anche delle mancanze, come quella dell’ospedale, che non ha effettuato visite diagnostiche di follow up".

Alla conferenza stampa sono stati invitati il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rappresentati dell’Istituto superiore di sanità, del Centro nazionale trapianti, le commissioni Sanità di Camera e Senato, il Comitato interparlamentare per la difesa delle cure compassionevoli. Sono stati invitati anche tutti i procuratori d’Italia, in particolare le Procure di Torino, Cuneo, Brescia, Milano, Napoli e le Procure incaricate di indagare in seguito a denunce e querele dei pazienti che, pur avendo ottenuto un’ordinanza dai giudici, non hanno avuto accesso alle cure compassionevoli. Una presenza, quella delle Procure, che i promotori della conferenza ritengono "doverosa, poiché ricoprono un ruolo istituzionalmente deputato alla tutela dei minori".
Alla Lorenzin si è rivolto il papà di Noemi, la bimba di 18 mesi di Guardiagrele (Chieti) affetta da Atrofia muscolare spinale (Sma1) e per la quale i giudici dell’Aquila hanno autorizzato la cura Stamina. Andrea Sciarretta, che nei giorni scorsi è stato ricevuto dalla stessa Lorenzin, ha invitato il ministro a bloccare "l’ondata di fango che sta investendo Vannoni e il metodo Stamina". Noemi e i suoi genitori sono stati ricevuti recentemente anche da papa Francesco.

Davide Vannoni non ha progetti di lasciare il Paese per cercare Stati più disponibili a utilizzare il suo metodo. "Sono stato mal interpretato" ha spiegato riferendosi a notizie circolate circa la sua intenzione di partire. "La realtà è che c’è un gruppo di pazienti che ha costituito una cooperativa, senza Stamina alle spalle. Sono persone che stanno cercando, per se stesse, una soluzione all’estero. Stamina ha promesso a queste persone che, qualora si trovasse una soluzione "estera" - con approvazione ministeriale e con tutte le carte in regola - andrà a produrre gratuitamente linee cellulari per loro".
Vannoni, però, non rivela dove Stamina potrebbe trovare "asilo" per le sue terapie. "Sono in atto trattative con cinque Paesi diversi, tutti interessati. Uno è Capo Verde, ma ci sono anche Stati più organizzati dal punto di vista sanitario che ci hanno fatto richieste".

Intanto si avvia verso la chiusura l’inchiesta della Procura di Torino, aperta nel 2009. Il pm Raffaele Guariniello ha richiesto a un gruppo di medici farmacologi una consulenza conclusiva, che potrebbe essere pronta prima di fine anno. E non intende chiedere ulteriori proroghe per l’inchiesta, i cui termini stanno per scadere. Gli avvisi di conclusione delle indagini potrebbero arrivare nei primi giorni di gennaio. L’inchiesta riguarda una ventina di persone, tra cui Vannoni e alcuni medici degli Spedali Civili di Brescia, dove la terapia viene somministrata tuttora come "cura compassionevole". Secondo gli investigatori, oltre a non essere sottoposta ad alcun tipo di controllo scientifico, la terapia non porterebbe alcun miglioramento clinico nei pazienti. I magistrati valutano, inoltre, i versamenti di diverse migliaia di euro fatti a favore della Fondazione dai parenti dei malati a titolo di donazione. I reati ipotizzati sono: associazione per delinquere, truffa, somministrazione di farmaci pericolosi. Le accuse potrebbero però ulteriormente aggravarsi, con l’ipotesi di omicidio colposo in merito al decesso di alcuni pazienti. [Fonte: Corriere.it]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

28 dicembre 2013
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia