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Stanchi di pagare ingiustamente

Mentre risuona ancora l'eco dei 100mila di Bari, a Palermo i commercianti hanno fermato 21 estortori

17 marzo 2008

Sabato scorso Bari per un giorno è stata la capitale dell'antimafia: nell'area di Punta Perotti, dove prima sorgeva un terribile ecomostro e oggi, diventanto un parco, possono correrci i bambini, si sono radunate circa 100.000 persone provenienti da tutta Italia e anche dall'estero. Tutti insieme per la XIII edizione della 'Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime della mafia', tutti insieme mentre gli altoparlanti scandivano ininterrottamente i nomi delle centinaia di vittime della mafia e della criminalità organizzata.
All'iniziativa messa in piedi da Libera, guidata da don Luigi Ciotti, e dall'associazione Avviso Pubblico
hanno risposto soprattutto i giovani, "Segno - ha detto don Ciotti - di una volontà di cambiamento".

Tanti i politici e gli amministratori presenti. Quando il lungo e colorato corteo ha raggiunto piazza della Libertà, quello della gente è sembrato l'abbraccio di una città intera a chi non vuole soggiacere ai soprusi.
I parenti delle vittime di mafia hanno preso posto nelle prime file sotto il palco, ed è a loro che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, si è rivolto per fare "un intervento strano", come egli stesso ha premesso. "A nome delle istituzioni, vi chiedo scusa - ha gridato al microfono con la voce rotta dall'emozione, scoppiando a piangere - vi chiedo perdono per lo spettacolo indegno di complicità, a nome di coloro che dopo una condanna, invece di vergognarsi, hanno festeggiato con i cannoli".
I familiari delle vittime si sono alzati in piedi e hanno applaudito a lungo. Non è riuscito a trattenere le lacrime neppure don Ciotti, che subito dopo Vendola al microfono ha detto: "Basta, anche le istituzioni facciano la loro parte una volta per tutte e diano il loro contributo, così come noi, sporcandoci le mani, diamo il nostro".
Un bel giorno pieno, pieno di emozione sincera, che ha avuto il suo culmine quando dagli altoparlanti sono risuonate le note di una pianola: è quella del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito di mafia, ucciso a soli 11 anni, il suo corpo sciolto nell'acido. E' lui il simbolo di quanto "la mafia è morte", come dice il papà di una vittima. Ma la giornata di sabato è stata invece la rappresentazione di chi vuole con forza affermare una vita di giustizia e legalità.   

E per una vita che sia scandita dalla giustizia e dalla legalità c'è bisogno che ognuno faccia la propria parte, come ben ricorda sempre don Luigi Ciotti. Un concetto fondamentale che ha ricordato ieri anche Monsignor Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, nell'omelia in Cattedrale per la domenica delle Palme: "La perversa piaga del pizzo è ancora troppo diffusa e sommessamente viva nel nostro tessuto sociale, tanto da incidere fortemente sulla rinascita dell'intera nostra comunità civile". "Anche se segnali positivi di speranza si possono cogliere in alcune denunce, tanti, ancora troppi, - ha aggiunto mons. Romeo - continuano a piegarsi dinanzi all'offerta di questa protezione così subdola e disonesta che offende la convivenza civile e ferisce lo stato di diritto. Perciò, anche le vittorie che pur sono presenti, fanno fatica a tradursi in un reale cambiamento di mentalità, concreto e deciso: è il tradimento di quella limpidezza e di quell'onestà che il Signore ci ha insegnato".

Fuori o dentro dalla religione, l'onesta è quella che hanno salvaguardato o rinvigorito i commercianti vittime, e stanchi, delle estorsioni e che ammenttendo il pagamento del pizzo a Palermo, hanno permesso stamane alla Procura di disporre il fermo per 21 persone accusate di essere esattori del racket di Cosa nostra. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Squadra mobile.
Le manette sono scattate ai polsi di esponenti del clan Lo Piccolo nell'ambito dell'operazione "Addio pizzo 2" coordinata dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo.   
I provvedimenti sono il frutto dell'esame incrociato dei 'pizzini' ritrovati nella villa di Giardinello dove sono stati arrestati il 5 novembre scorso Salvatore e Sandro Lo Piccolo, delle dichiarazioni dei pentiti e soprattutto delle denunce dei commercianti taglieggiati, i quali, stanchi di subire, hanno deciso di raccontare le pressioni subite alla procura e alla squadra mobile.  

Le ventuno persone sono accusate di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni e incendi. L'indagine ha inoltre fatto luce su chi ha pianificato, organizzato ed eseguito l'attentato incendiario che lo scorso luglio ha distrutto l'attività commerciale dell'imprenditore Rodolfo Guajana a Palermo, che denunciò subito il gesto degli estortori.
Nell'operazione "Addio pizzo 2" sono stati impiegati 100 agenti della squadra mobile della polizia di Stato di Palermo.

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17 marzo 2008
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