Stati Uniti di corsa verso la civiltà: nuova sentenza contro la pena di morte
Con un netto voto per 7 a 2, la Corte ha deciso che la condanna a morte da parte di un giudice costituisce una violazione del diritto ad essere processati da una giuria. L'effetto immediato è che dovranno essere rifatti i processi di oltre cento persone condannate a morte da un giudice.
Il caso sul quale la Corte si è pronunciata è quello di Timothy Ring, dichiarato colpevole da una giuria nello stato dell'Arizona del reato di omicidio volontario, per l'assassinio di un autista nel 1994. Trattandosi di un reato capitale in Arizona, un giudice lo ha poi condannato a morte. La Corte suprema ha invece stabilito che la condanna a morte da parte di un giudice è comunque incostituzionale, anche quando sia stata una giuria a raggiungere in precedenza il verdetto di colpevolezza.
"L'Arizona non ha portato alcun motivo specifico per escludere gli imputati di reati capitali dalle protezioni costituzionali accordate agli imputati in generale, né vi sono altri motivi apparenti" per escluderli, ha scritto il giudice Ruth Bader Ginsburg, alla cui opinione si sono associati altri sei giudici, che comprendevano sia l'ala progressista che quella più conservatrice della corte. Hanno espresso parere dissenziente solo il decano e presidente della Corte, William Rehnquist - un giudice noto per le sue posizioni assai tradizionaliste -- e Sandra Day O'Connor.
Ora le esecuzioni di Ring e di almeno altri 125 condannati in Arizona sono sospese. Dovranno essere riviste anche le sentenze di morte in Montana e Idaho, dove è sempre un giudice a emettere la condanna da solo. In Colorado e in Nebraska, dove a decidere sono tre giudici insieme, le esecuzioni sono sospese in attesa che le autorità dei due stati decidano se rifare i processi o no.
Non è chiaro invece se la sentenza della Corte Suprema si applichi a Florida, Alabama, Indiana e Delaware, perché in questi stati le giurie raggiungono delle "sentenze consultive" delle quali i giudici tengono conto.
Fonte: Cnn