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Stato d'emergenza nazionale

Secondo il governo l'immigrazione è un'allarmante emergenza che interessa l'intero Paese

26 luglio 2008

Gli ultimi sono arrivati a Lamepedusa in nottata. 73 immigrati su due barconi soccorsi dal pattugliatore Pica della Marina militare italiana a circa 70 miglia a sud dell'isola. Gli extracomunitari sono stati trasbordati su una motovedetta della Guardia costiera che li ha poi condotti in porto. Nel Centro di prima accoglienza di Lampedusa ieri erano stati condotti altri 184 extracomunitari sbarcati nel giro di poche ore...

Ieri il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni, "l'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza per il persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno". La decisione del governo è stata annunciata con comunicato ufficiale diffuso da palazzo Chigi al termine della riunione di governo.
A spiegare le motivazioni di questa "esigenza" nazionale è stato il ministro della Difesa Ignazio La Russa: "L'allargamento dello stato di emergenza per l'afflusso di immigrati clandestini a tutto il territorio nazionale è stato deciso per motivi di tipo organizzativo" e le Forze armate non sono minimamente coinvolte da questo provvedimento.

La dichiarazione dello Stato di emergenza non è un nuovo provvedimento, ma solo l'allargamento di una precedente decisione che riguardava solo tre regioni. Il provvedimento era stato adottato per la prima volta nel 2002, poi ristretto all'inizio del 2008 e, ora, di nuovo ripristinato.
"E' una proposta del ministro Maroni, che si è fatto carico di un'esigenza della protezione civile, che tocca essenzialmente aspetti organizzativi e burocratici per far fronte all'afflusso di extracomunitari nel nostro Paese". Questo provvedimento garantirà anche, ha spiegato il ministro La Russa, "una maggiore flessibilità nella fase dei trasferimenti", in vista "dell'apertura dei nuovi Cpt, come annunciato dal governo". "Non coinvolgerà il mio ministero: non c'era e non c'è nessuna mobilitazione dei militari", ha assicurato La Russa. "Non vorrei deludere qualcuno, ma non ci saranno i carri armati nelle strade e non si potrà sparare a vista...", ha detto il ministro ironizzando. La Russa ha spiegato anche che i tremila uomini che ha messo a disposizione "non hanno nulla a che vedere con lo stato di emergenza".

Il capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale, Mario Morcone, ha affermato che la decisione del governo è una diretta conseguenza del "picco di sbarchi avvenuto di recente a Lampedusa", dove dall'inizio dell'anno al 30 giugno scorso sono stati registrati 9.342 arrivi di immigrati, "il doppio rispetto al 2007", ha sottolineato Morcone. La struttura del centro di accoglienza può ospitare 381 persone, elevabili fino a 762 solo in caso di necessità. Ma attualmente nel centro dell'isola ci sono 1.005 ospiti. "All'inizio del 2008 - ha chiarito Morcone - avevamo limitato lo stato d'emergenza solo alla Puglia, alla Calabria a alla Sicilia. Ma è stato necessario ripristinarlo su tutto il territorio nazionale dopo gli sbarchi numerosissimi avvenuti a Lampedusa". C'è infatti bisogno, spiega il prefetto, "di procedure semplificate per poter contrarre accordi con la Caritas o la Croce Rossa per la gestione del soccorso e l'assistenza e per disporre in fretta di tutto ciò che è necessario per accogliere gli immigrati".

Il Partito democratico ha subito chiesto chiarimenti al governo sull'emergenza nazionale per gli extracomunitari. "Apprendiamo dalle agenzie di stampa che il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per contrastare l'emergenza 'clandestini'" ha detto il ministro ombra dell'Interno, Marco Minniti."Le dichiarazioni successivamente, rese da rappresentanti del governo non solo non chiariscono, ma anzi contribuiscono ad aumentare la confusione e la preoccupazione". "Poiché - ha proseguito Minniti - non è una decisione ordinaria, è assolutamente necessario che il governo spieghi immediatamente al Paese e al Parlamento le ragioni, le modalità e la finalità di tale iniziativa".
Per Pino Sgobio dei Comunisti italiani in "Italia a questo punto c'è un 'unica emergenza: la democrazia". "Dopo l'aggravante di clandestinità - ha spiegato Sgobio -, e le impronte ai bimbi rom siamo giunti alla dichiarazione di guerra nei confronti dei cittadini extracomunitari". E conclude con amarezza: "Con questo governo, al peggio non c'è mai fine".

- L'ira del super prefetto: «Accusano senza sapere» di F. Sarzanini

Eurispes: Immigrati, aumentati di 25 volte dagli anni Settanta - Dal 1970 a oggi il numero degli stranieri in Italia è cresciuto di 25 volte: attualmente sono circa 3.690.000 milioni gli immigrati regolari in Italia pari al 6,2% della popolazione complessiva. Lo riferisce l'Eurispes nel suo Rapporto 2008, presentato a gennaio e che citava l'ultimo dossier Caritas/Migrantes, sottolineando che da qualche anno l'Italia è diventata un Paese di "prima scelta" tra le destinazioni degli immigrati.
Dagli anni Ottanta sono stati regolarizzati circa 1.450.000 stranieri. Un dato che differenzia l'Italia dagli altri paesi europei che ne hanno sanato numeri nettamente inferiori come la Francia, che ne ha regolarizzati 266.100, la Spagna (quasi 1 milione), l'Inghilterra (17.511) e la Grecia (925.110). Il recente decreto flussi (2007) ha fissato una quota di 170.000 lavoratori extracomunitari. Le domande effettuate sono state in totale 664.000. Le richieste più numerose provengono dal Marocco (con 110.000 su 4.500 posti riservati), dal Bangladesh (62.803 su 3.000 posti riservati), e dalla Moldavia (34.440 su 6.500 posti riservati).

Quanto al rapporto fra immigrazione e criminalità, l'Eurispes segnala che in Italia nel 2006 ci sono stati 621 omicidi contro i 14.990 degli Stati Uniti. Fra i paesi industrializzati solo l'Austria e il Giappone hanno un numero più basso di omicidi. Anche il numero di scippi ha subito un calo: 37 per 100.000 abitanti, il valore più basso negli ultimi trent'anni. I furti in appartamento sono diminuiti del 41% rispetto al 1999, mentre sono aumentati quelli di auto e rapine. Gli stranieri costituiscono il 51% dei denunciati per furto o rapina in abitazione , il 45% dei denunciati per rapina in pubblica via, il 19% per le estorsioni e il 29% per truffe e frodi informatiche. Per quanto riguarda i reati violenti, la quota di stranieri va dal 39% dei denunciati per violenze sessuali al 36% per gli omicidi consumati e al 31% per quelli tentati, al 27% dei denunciati per il reato di lesioni dolose. La maggioranza di questi reati, sottolinea l'Eurispes, è stata commessa da stranieri irregolari, mentre quelli regolari commettono reati nella stessa percentuale della popolazione italiana. Coloro che commettono reati provengono principalmente dalla Romania, dal Marocco e dall'Albania.

L'atteggiamento degli italiani nei confronti dell'immigrazione è di sospetto. Il 31% sostiene che è un processo inevitabile, mentre il 39%, composto da una porzione trasversale della popolazione, di sinistra e di destra, e di altre persone senza un orientamento politico, teme l'immigrazione e la considera un fenomeno che va fermato (nel 2002 era il 24%).
La maggior parte degli immigrati resta ai livelli più bassi della scala delle occupazioni, nonostante il livello medio di istruzione, e si inserisce principalmente nel settore dei servizi (camerieri, muratori, braccianti e assistenti familiari) e dell'industria, e si concentrano nella Lombardia, nel Lazio, nella Campania e nel Piemonte. Nel 2006 il tasso di occupazione nel 2006 è risultato in media superiore a quello degli italiani di circa nove punti percentuali: 67,3% gli stranieri e 57,9% gli italiani.

[Informazioni tratte da Adnkronos.com, Corriere.it]

 

 

 

 

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26 luglio 2008
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