Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

Stia attento Facebook, ''Mafia'' è un marchio registrato

Il caso dei gruppi pro-mafia sul popolare social network si anima ancora di più con l'ennesima trovata di Sgarbi

08 gennaio 2009

La Procura di Palermo non ha avviato nessuna indagine sui profili apparsi sul social network Facebook intestati a diversi boss mafiosi, tra cui Totò Riina e Bernardo Provenzano, o su gruppi di presunti fan, principalemente perché, hanno precisato fonti giudiziarie, sui profili, allo stato, "non si configurano notizie di reato" (LEGGI).
Intanto la polizia postale sta monitorando Facebook, ma al momento non sono stati ravvisati reati perseguibili e dunque non c'è stato alcun intervento.

Insomma, in Italia i reati d'opinione - commessi anche attraverso Internet - perseguibili sono quelli legati alla legge Mancino, che condanna l'apologia del fascismo e le discriminazioni razziali. E non è questo il caso dei gruppi in favore della mafia. Gli investigatori stanno comunque tenendo sotto controllo il social network per vedere se siano ravvisabili tipologie di reato diverse, ma al momento non sarebbero stati rilevati comportamenti illegali. Anche perchè, viene fatto notare, oltre a quelli inneggianti ai boss mafiosi, vi sono in internet - non solo su Facebook - fan club di pluriomicidi o serial killer. E anche in questi casi non vi è stato nessun intervento da parte dell'autorità giudiziaria.
In ogni caso, comunque, per rimuovere le pagine dal social network sarebbe necessario agire tramite rogatoria internazionale: il server su cui 'gira' Facebook è a Palo Alto, in California e dunque l'Italia non può intervenire direttamente.

Diverso il discorso per la sostituzione di persona, quando cioè un utente apre una pagina su Facebook utilizzando i dati e le immagini relative ad un altro soggetto che ne è all'oscuro: questo comportamento è illegale e la polizia postale italiana è già intervenuta almeno in una decina di casi, rivolgendosi con una nota ufficiale a Facebook in seguito alla denuncia degli utenti cui è stata rubata l'identità. In quel caso il social network americano ha immediatamente rimosso la pagina, senza che fosse avviata un'attività giudiziaria. 

Il caso di Facebook, messo in risalto dai mezzi di informazione nazionali e internazionali (ricordiamo la denuncia del britannico Times - LEGGI) in queste settimane, rimane comuque un dato preoccupante per la politica e in particolare per quella siciliana.
"Condividiamo l'allarme del procuratore antimafia Pietro Grasso sul rischio concreto di una 'regia' mafiosa dietro la presenza su Facebook di gruppi che inneggiano a Riina e agli altri boss". E' quanto affermato, in una nota, il presidente dei senatori dell'Udc e membro della commissione Antimafia, Giampiero D'Alia. "Bisogna impedire le infiltrazioni mafiose e criminali sulla rete, costringendo i gestori di Facebook a ripulire il 'social network' da chi esalta e si mette, non solo virtualmente, a disposizione dei boss mafiosi".
Per Francantonio Genovese, segretario regionale del Partito Democratico siciliano e segretario della Commissione nazionale antimafia "la politica dovrebbe prendere spunto dalle parole del procuratore Grasso e assumere una linea di contrasto a questo nuovo e pericoloso tentativo di proselitismo attuato da Cosa Nostra che segua parallelamente, e supporti, il percorso tracciato dalla magistratura".

Un appello a cancellarsi da Facebook se i suoi proprietari "continuassero a tollerare la presenza di gruppi che inneggiano alle peggiori forme di macrocriminalità nazionali ed internazionali" viene rivolta alla propria categoria dall'Unione giovani avvocati italiani, che ipotizza anche la presentazione di un esposto alla magistratura. "Non è in alcun modo da escludere la possibile responsabilità dei proprietari del social network 'Facebook' a titolo di concorso in apologia di reato ed istigazione a delinquere ove essi continuassero a rifiutarsi di oscurare i gruppi di ispirazione mafiosa e camorrista presenti sul proprio social network - ha detto il presidente Gaetano Romano -. Anche se è ovvio che i titolari di Facebook non condividono i gruppi dai 'temi mafiosi' , è anche vero che si potrebbe configurare una sorta di responsabilità a titolo di concorso perchè si tollerano sul proprio social newtork gruppi dal contenuto penalmente rilevante".

Un idea per far "chiudere" le pagine incriminate a Facebook l'ha proposta il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, che ha chiesto al suo assessore, Oliviero Toscani, adesso anche titolare del marchio "Mafia" di chiedere e pretendere legalmente l'oscuramento del social network e di tutti i siti internet ove compare la parola "Mafia". "Invito l'assessore Toscani, che ha provvidenzialmente registrato il marchio 'M.A.F.I.A', a pretendere legalmente - ha spiegato Sgarbi -  l'oscuramento del sito Facebook e di quelli quelli dove compare il nome 'Mafia'. Considerando non tanto la contrapposizione tra mafiosi e antimafiosi virtuali, ma l'evidente strumentalizzazione pubblicitaria di Facebook, ribadisco che l'uso del marchio registrato da Toscani ha come unico obiettivo la lotta alla mafia e la sua mortificazione ed irrisione in chiave paradossale e grottesca, senza accettare schieramenti di fan irrazionali e potenzialmente criminali. Invito perciò le associazioni antimafia, e in particolare Sonia Alfano - ha polemicamente concluso Sgarbi - a chiedere formalmente a Toscani di far valere i suoi diritti di titolare della registrazione del marchio".

[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it e dall'Ufficio per la Comunicazione del Comune di Salemi]

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

08 gennaio 2009
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia