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Stipendi d'oro e conti in rosso

E' bufera sulle camere di commercio siciliane, tra stipendi altissimi e moltiplicazione di poltrone

24 febbraio 2015

Se all'Assemblea siciliana il compenso del segretario generale non può superare i 240 mila euro per effetto della spending review e alla Regione per i superburocrati neo contrattualizzati il tetto per legge è di 160 mila euro, nelle Camere di commercio, in Sicilia, accade di tutto: a Ragusa, ad esempio, il segretario generale tra retribuzione, salario accessorio e oneri riflessi costa alle casse dell'ente 265 mila euro all'anno. Poco meno per il massimo dirigente del piccolo ente di Enna, ben 237 mila euro a fronte di una spesa complessiva per l'intero personale (25 dipendenti) pari a 1,1 milioni di euro.

Ma quello degli stipendi è solo la punta dell'iceberg di un sistema camerale che, leggendo i dati della relazione tecnica al disegno di legge di riforma, appare complesso, disomogeneo e articolato in un groviglio di partecipazioni in società ed enti, con una moltiplicazione di poltrone e posti di sottogoverno. I bilanci degli enti si fermano al 2013, e non tutti sono positivi.
A Messina la Camera di commercio, per anni gestita dall'ex dominus Sergio Billè, ha chiuso l'ultimo esercizio disponibile con un disavanzo di 469.741 euro, quella di Catania risulta la più ricca, con un volume di immobilizzazioni finanziarie e materiali pari a oltre 35 milioni di euro e decine di partecipazioni in società azionarie.

La riforma era all'ordine del giorno dell'Ars ma è tornata in commissione Attività produttive su pressione di alcuni deputati, soprattutto dell'opposizione, che temono una svendita dell'immenso patrimonio degli enti.
In totale, le nove Camere di commercio hanno iscritto nei propri bilanci un patrimonio di oltre 40 milioni di euro. Il valore delle immobilizzazioni finanziarie è di oltre 46 milioni, la fetta più grossa, pari a 19,3 mln, si trova a a Catania, mentre è Enna quello col volume più basso, appena 34.634,81 euro. Il patrimonio netto del sistema è di 31,39 mln, quello effettivo di 30,9 milioni.

Il valore del patrimonio netto effettivo del sistema camerale è comunque sottostimato perché mancano i dati delle Camere di commercio di Catania, Palermo e Messina che non hanno fornito informazioni. Nella relazione sono allegate le schede trasmesse dagli stessi enti sollecitati a farlo dall'Assemblea. L'ultima a fornire la scheda è stata la Camera di commercio di Palermo, la cui documentazione risulta la più lacunosa. Il segretario generale, Vincenzo Genco, non ha fornito alcun elemento sul numero dei dipendenti, sui costi per le retribuzioni di dirigenti e personale del comparto, nessun ragguaglio neppure su eventuali immobilizzazioni finanziarie e sulle spese per le pensioni. "Mi scuso per la semplicità della risposta, siamo impegnati in una visita ministeriale di monitoraggio", ha scritto Greco nella relazione.

Riguardo al personale l'ente di Trapani, invece, fornisce il dato complessivo, ma non quello scorporato per cui si ha il costo totale dei 51 dipendenti pari a 2,7 milioni, ma non quello del segretario generale e degli altri 2 dirigenti (3 dirigenti, 27 funzionari, 22 istruttori).
Anche la Camera di Caltanissetta si limita al costo complessivo del personale, pari a 1,02 mln, senza fornire il dettaglio degli emolumenti dei due dirigenti e del resto dei dipendenti.
La commissione Attività produttive, guidata da Bruno Marziano, si ritrova dunque con una relazione tecnica parziale.

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24 febbraio 2015
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