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STMicroelectronics a Singapore? Oggi vertice dei sindacati a Catania

In Sicilia i posti a rischio del settore Industria sono 15 mila

31 gennaio 2003
Mille e cinquecento potenziali posti di lavoro rischiano di saltare se il Modulo 6 della ST verrà trasferito a Singapore; è tanta la preoccupazione per i quattromila impiegati che da anni lavorano negli stabilimenti catanesi del colosso elettronico. Ma anche le centinaia di cassintegrati etnei della telefonia industriale, del settore agroalimentare e del packaging, e persino della carpenteria.

E' uno sciopero regionale dell'Industria, quello proclamato da Cgil, Cisl e Uil per il prossimo 7 febbario, che "si farà anche per i lavoratori a rischio che operano nel capoluogo etneo".
E' quanto i segretari regionali Carmelo Diliberto (Cgil), Paolo Mezzio (Cisl) e Claudio Barone (Uil) spiegheranno oggi, alle 9.30, nell'incontro con i vertici etnei dei tre sindacati nel salone Ial di Catania, in via Nobili 10, nel rione Nesima.

In Sicilia, a differenza del resto d'Italia, lo sciopero generale dell'industria è stato promosso dal sindacato unitario, superando le diverse "peculiarità nazionali". Nell'isola, secondo Cgil, Cisl e Uil, i posti a rischio del settore Industria sono ben quindicimila.

Queste le cifre della crisi a Catania formite dai sindacati che ne tracciano anche le motivazioni.

STMicroelectronics: la trasformazione degli incentivi occupazionali da automatici in discrezionali nell'ambito della Finanziaria 2003 ha provocato una caduta d'interesse da parte delle aziende, soprattutto nelle aree deboli come quelle meridionali. E così, appena qualche giorno fa, lo stesso super manager della ST, Pasquale Pistorio, ha annunciato che, se non ci sarà chiarezza sulle condizioni del centro M6 di Catania e il governo farà marcia indietro sul credito d'imposta alle aziende del Sud, ST potrebbe spostare il progetto a Singapore, cancellando un piano che prevede investimenti per 2 miliardi di dollari e la creazione di 1.500 posti di lavoro.

Installazioni telefoniche: è forse il settore industriale etneo maggiormente colpito dalla crisi. L'emergenza è scattata all'indomani della privatizzazione della Telecom e le prime avvisaglie furono registrate da lavoratori e sindacalisti un anno prima della trasformazione, quando cioè il leader della telefonia italiana ridusse del 15% gli investimenti annui. Una riduzione che colpì inevitabilmente anche il settore delle installazioni telefoniche, le cui aziende furono costrette, nel giro di poco tempo, a ridurre i posti di lavoro. A Catania le industrie del settore sono la Itel- Fielte con 180 dipendenti; la Sirti con 150 dipendenti; la Tecnosistemi che è subentrata alla ex Italtel con una ventina di dipendenti oramai tutti comandati da Palermo; la Intelit con 40 dipendenti ed una particolare predilezione per i lavori di cablaggio; la Fatme con una decina di dipendenti. Un terzo di questi lavoratori possono essere considerati a rischio: per loro sono già scattate le procedure di mobilità Keyes: tutti e cinquantasei i lavoratori dell'azienda che produce imballaggi e vari packaging sono in mobilità. L'assessore regionale all'Industria, Marina Noè - sottolineano i sindacati - si era impegnata a gettare le basi per costruire un nuovo distretto del cartone nella zona jonica, ma fino ad ora, secondo Cgil, Cisl e Uil, restano solo i buoni propositi.

Agrofil: Secondo i sindacati si tratta di un vero e proprio impegno mancato. I 50 lavoratori sono stati ricollocati in varie cooperative ma resta l'amara delusione per un'azienda che sembra avere concluso una gloriosa storia europea di liofilizzazione alimentare di altissimo livello, nonostante le promesse delle istituzioni locali.

Emmezeta (Zona industriale di Catania, soltanto omonima di un centro di grande distribuzione): i cinquanta dipendenti dell'azienda metalmeccanica ex Rendo che si occupa di zincatura a caldo e carpenteria medio-leggera sono oramai tutti in mobilità. 

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31 gennaio 2003
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