Stop alla distruzione delle intercettazioni Mancino-Napolitano
La Corte di Cassazione ha dichiarato ammissibile il ricorso di Massimo Ciancimino
Massimo Ciancimino ferma la distruzione delle intercettazioni delle telefonate tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino agli atti del processo-stralcio per la trattativa Stato-mafia. La corte di Cassazione ha infatti dichiarato ammissibile il ricorso presentato dagli avvocati di Ciancimino contro la decisione del gup di distruggere senza il contraddittorio tra le parti, le intercettazioni delle telefonate tra l'ex ministro Mancino e il capo dello Stato.
L'impugnazione sarà valutata, ora, nel merito dalla sesta sezione della suprema corte il 18 aprile. Slitta, dunque, la distruzione delle intercettazioni fissata per il 13 marzo.
Gli avvocati Francesca Russo e Roberto D'Agostino, difensori di Ciancimino jr - rinviato a giudizio la scorsa settimana dal gup di Palermo Piergiorgio Morosini, insieme ad altri 10 tra boss e politici accusati a vario titolo di aver avuto un ruolo nella trattativa Stato-mafia per fermare la stagione delle stragi (LEGGI) -, nel loro ricorso avevano sostenuto che il provvedimento del gup Riccardo Ricciardi, che aveva ordinato la distruzione delle intercettazioni senza contraddittorio, ledesse il diritto di difesa. Dall'ascolto delle telefonate, a loro avviso, potrebbero trarsi elementi utili alla difesa del loro assistito imputato nel procedimento di concorso in associazione mafiosa e calunnia.
Sulle telefonate si è aperto uno scontro istituzionale tra il Colle e la Procura di Palermo culminato in un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta che ha dato ragione al Quirinale sulla distruzione delle intercettazioni.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Repubblica/Palermo.it, Corriere del Mezzogiorno.it]