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Stop alla fiction sull'omicidio di Graziella Campagna ammazzata dalla mafia: secondo Mastella può turbare il processo

24 novembre 2007

Si chiamava Graziella Campagna, aveva 17 anni, e lavorava come stiratrice in una lavanderia di Villafranca Tirrena, un paesino in provincia di Messina. Graziella era una ragazza particolarmente dedita alla propria famiglia e quel lavoro nella lavanderia era forse l'unico momento per pensare a se stessa, l'unica rappresentazione di una volontà d'indipendenza. Graziella era contenta della propria famiglia e del proprio lavoro. Già, il proprio lavoro, in un luogo così tranquillo ed innocente che difficilmente se ne sarebbe potuto trovare uno uguale, eppure è proprio in questo luogo che il destino di Graziella venne segnato da due boss mafiosi latitanti di Palermo che dimenticarono un'agendina nella tasca di una giacca lasciata in lavanderia.
Graziella scoprì che l'uomo che tutti in paese conoscevano come l'ingegnere Cannata altro non era che il boss Gerlando Alberti junior, nipote dell'omonimo boss di Palermo. Il mafioso, per paura di essere scoperto, come emergerà dal processo, decise di eliminare la ragazza.
La sera de 12 dicembre del 1985, Graziella non fece ritorno a casa, a Saponara, paesino vicinissimo da Villafranca. Il suo cadavere, barbaramente sfigurato da cinque colpi di fucile a canna mozza, fu ritrovato due giorni dopo a Forte Campone, sui monti Peloritani, al confine tra Villafranca e Messina.

Nessun motivo, nessuna ragione apparente dietro l'efferato omicidio. Un delitto su cui nessuno sembra voler indagare. Eccetto il fratello Pietro, carabiniere, per il quale quella morte misteriosa diventa un'ossessione e una ragione di vita. L'indagine, che dura da 20 anni, ha portato lui e la sua famiglia a scoprire il male che viveva intorno a loro in quella provincia apparentemente tranquilla, ma dove la mafia faceva svernare latitanti coperti da una rete di complicità, connivenze e depistaggi.
Dopo che l'inchiesta venne fermata negli anni Ottanta e i procedimenti giudiziari annullati, nel dicembre del 2004, dopo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, il processo prese nuovamente il via e si concluse con la condanna all'ergastolo di Alberti e del suo complice Giovanni Sutera. Ma il nipote del boss palermitano dopo un anno e mezzo ritornò libero perché i giudici della Corte d'assise non depositarono entro i termini stabiliti le motivazioni della sentenza di condanna e quindi venne annullata per decorrenza dei termini la custodia cautelare. Alberti, infatti, rimasto in cella per altri reati, ha lasciato il carcere perché avendo già scontato una condanna per traffico di droga e potendo beneficiare dell'indulto per gli altri reati di cui è stato ritenuto colpevole è tornato un uomo libero.

La vicenda ha suscitato indignazione e scalpore portando il ministro della Giustizia Clemente Mastella, primo firmatario del decreto sull'indulto, a inviare, nel settembre 2006, gli ispettori che dopo alcuni mesi hanno archiviato il caso sul magistrato che era stato accusato di avere ritardato il deposito delle motivazioni della sentenza...
Dalla tragica storia di Graziella Campagna il regista Graziano Diana ne ha tratto una fiction, ''La vita rubata'', che vede Beppe Fiorello nella parte di Pietro Campagna. La fiction che sarebbe dovuta andare in onda su RaiUno in prima serata martedì prossimo, il 27 novembre, è stata sospesa. Secondo quanto si è appreso, il ministro Mastella avrebbe inviato al direttore generale della Rai, Claudio Cappon, una lettera con la richiesta del presidente della Corte d'Appello di Messina di sospendere la fiction in vista dell'udienza, il 13 dicembre prossimo, dell'appello dei killer di Cosa nostra condannati in primo grado per l'uccisione della giovane Graziella. La messa in onda della fiction avrebbe potuto turbare la serenità dei giudici.
La Rai, accogliendo la richiesta del ministro, ha fatto slittare a data da destinarsi il film tv.

''Così la povera Graziella viene uccisa due volte''. E' stato questo il commento, dispiaciuto, di Beppe Fiorello. ''Mi piace raccontare storie che nessuno conosce e che invece meritano di essere raccontate - ha osservato l'attore - qui c'è una ragazza morta barbaramente per aver incrociato sulla propria strada Cosa Nostra e c'è un fratello, Pietro, che ha dedicato la vita a ridare dignità alla propria famiglia''. Il film, ha spiegato Beppe Fiorello, ''poteva essere un modo per aiutare i Campagna. Invece, e parlo da cittadino non da attore, offriamo ulteriori garanzie a questi assassini che da oltre vent'anni la scampano. Dispiace constatare che preferiamo atteggiamenti garantisti a vantaggio di chi queste garanzie non le deve avere avendo calpestato una vita così giovane. Siamo in un Paese in cui la verità è calpestata, insabbiata, incerottata. Mi auguro che la situazione si sblocchi: il pubblico deve conoscere questa storia''.

''Mi chiedo dov'era il ministro della Giustizia Mastella quando il giudice della Corte d'assise di Messina ha ritardato il deposito della sentenza di condanna di Gerlando Alberti, accusato della morte di mia sorella, consentendo in questo modo la sua scarcerazione''. Con queste parole Pietro Campagna ha commentato la sospensione della fiction. Il fratello di Graziella punta anche il dito contro l'indulto ''che doveva essere per i piccoli criminali, ma ne ha beneficiato anche Alberti''. ''Mi chiedo - ha aggiunto Campagna - se Mastella si preoccupa di una povera ragazza uccisa innocentemente, o per una famiglia distrutta dal dolore e per un film che ricostruisce ciò che è accaduto in tanti anni di depistaggio e non per la giustizia. Ritengo che il tribunale giudica sulle prove dell'accusa.  Se non ha nulla da temere non c'era motivo di fare tutto ciò. Questi atteggiamenti comportano sfiducia da parte dei cittadini, ma soprattutto da parte dei familiari delle vittime. Mi augurio che ciò che ha fatto Mastella sia in buona fede''.
  
''Sospendere la fiction di Graziella Campagna potrebbe rappresentare un pericoloso precedente'', questa infine l'affermazione dell'Associazione Art. 21. ''Suona davvero male aver rinviato la fiction su Graziella Campagna - sottolinea ancora Art. 21 -. L'Italia è un Paese dove i processi durano anni, se non addirittura decenni. Se facciamo mente locale sui grandi processi o alle grandi indagini in corso, ci accogliamo che temi come la morte di Carlo Giuliani, la strage di Via d'Amelio, le vicende della Moby Prince, i processi a Provenzano e Riina potrebbero non essere raccontati in una Fiction (e in alcuni casi già lo sono stati). Che succede allora? Che ogni fiction che tratta di temi che sono oggetto di processi potrebbe essere sospesa? E se sospendiamo una fiction che cosa potremmo chiedere all'informazione di approfondimento sugli stessi argomenti?''. ''Immaginiamo che la prossima puntata di Anno Zero volesse occuparsi del caso di Graziella Campagna. Potrebbe succedere allora che la Corte d'Appello di Messina chieda la sospensione di quella trasmissione perché il fatto potrebbe costituire turbativa? - aggiunge Art.21 - E allora che dire degli innumerevoli approfondimenti che alcuni talk show fanno su fatti di cronaca che dipingono le persone coinvolte come possibili responsabili provocando addirittura una condanna televisiva prima ancora di un'eventuale condanna processuale? E' per queste domande - conclude Art. 21 - che ci stiamo facendo che guardiamo con estrema attenzione questo caso specifico''.

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24 novembre 2007
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