Stop del governo alle centrali nucleari
Il Governo ha deciso di fermare il programma nucleare. La decisione dovrebbe portare al superamento del referendum di giugno
Un emendamento presentato dal governo nel decreto omnibus all'esame dell'aula del Senato comporta lo stop alla realizzazione delle centrali nucleari, in termini che superano la moratoria già prevista dall'esecutivo, arrivando ad una vera e propria abrogazione dei programmi. Tra gli effetti dell'emendamento, secondo alcuni parlamentari, anche quello di rendere superato il referendum previsto per il mese di giugno.
Il testo dell'emendamento del governo presentato al decreto omnibus in pratica soppianta la prevista moratoria nella realizzazione delle centrali nucleari con la pura e semplica rinuncia a procedere alla realizzazione di centrali nucleari. Il testo dell'emendamento recita: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare".
Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, commenta: "Credo che questa sia una vittoria nostra, di chi, ben prima del Giappone, ha messo in luce l'assurdità del piano nucleare concepito dal governo". "Ora - aggiunge il segretario del Pd - il problema è uscire dall'assurdità e dire che politica energetica si vuole fare, perché non basta dire addio al nucleare, ma bisogna aiutare lo sviluppo delle rinnovabili che attendono una risposta dopo il disastro del governo con il recente decreto". Domani Bersani chiederà personalmente chiarimenti al governo sulle rinnovabili: "Domani al question time chiederò io stesso che il governo mi risponda: nel settore delle rinnovabili ci sono 100 mila persone che stanno perdendo il lavoro".
Soddisfatto il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, per il quale questa grande vittoria del movimento antinucleare, deve essere "la spinta decisiva per avviare un nuovo piano energetico nazionale basato sulle fonti rinnovabili, che escluda definitivamente il ritorno all'atomo". Cogliati Dezza ha poi assicurato che le associazioni continueranno a vigilare "affinché il nucleare cacciato ora dalla porta non si riaffacci dalla finestra, magari tra un anno, quando le acque si saranno calmate e l'incubo di Fukushima sarà meno opprimente".
Critici invece i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, per i quali "il governo vigliaccamente toglie la parola agli elettori". "La procedura viene semplicemente sospesa sine die - spiegano -, in attesa forse di tempi migliori e sicuramente dopo avere aggirato l'ostacolo del referendum. Quella del governo non è altro che una legge truffa, ma considerando che tutti i maggior Paesi si avviano a uscire dall'energia atomica, questo trucchetto è il definitivo harakiri dei nuclearisti nostrani".
Secondo i Verdi il governo non ha cambiato idea sul nucleare. "Lo stop non è per convinzione, ma per paura e necessità: paura di perdere le elezioni amministrative e di venire travolto dal referendum del 12 e 13 giugno che avrebbero portato anche alla completa abrogazione della legge sul legittimo impedimento", ha dichiarato il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. I timori degli antinuclearisti nascono dal testo dello stesso emendamento governativo. L'emendamento, infatti, dopo aver definito nel dettaglio i vari punti da abrogare del testo del governo sulla moratoria nucleare per un anno, riafferma che "entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge il Consiglio dei ministri adotta la strategia energetica nazionale nella definizione della quale il Consiglio dei ministri tiene conto delle valutazioni effettuate a livello di Unione Europea e a livello internazionale in materia di scenari energetici e ambientali". Si sposta sempre di un anno la valutazione alla luce anche degli stress test che fra breve saranno effettuati in Europa della praticabilità del ricorso a varie fonti energetiche.
Pochi minuti prima della diffusione della notizia del stop alla costruzione delle centrali, il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo al Parlamento di Bruxelles è tornato a dire che quanto avvenuto a Fukushima ("non si tratta solo un banale incidente tecnico") assume una dimensione assai rilevante "in cifra storica" e necessita di una "riflessione economica e non solo". L'idea che Tremonti ha portato a Bruxelles è quella di un grande progetto europeo per le fonti rinnovabili e la ricerca di energie alternative. "Credo sia arrivato il momento di ragionare su una versione applicata del vecchio e glorioso piano Delors e di avviare piani di investimento in ricerche alternative, anche combinandoli con la nuova struttura geopolitica del Mediterraneo". Tremonti ha dunque rilanciato l'idea di calcolare i costi futuri che deriveranno dallo smantellamento delle vecchie centrali nucleari e la loro messa in sicurezza, per avere un'idea più chiara dell'impatto sulle casse dello Stato. "È stata fatta davvero una contabilità del nucleare? Sono stati contabilizzati i costi del decommissioning? Esiste il calcolo del rischio radioattivo? Sappiamo che i benefici ci sono e sono locali, ma i malefici sono generali".
La ricerca sul nucleare "deve andare avanti" anche se l'Italia ha deciso di sospendere il suo ingresso nella produzione di energia, ha sottolineato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo. "La ricerca è indipendente dalla scelta del nostro Paese di entrare o meno nel nucleare. Del resto siamo un paese circondato da centrali nucleari. Il caso del Giappone ci ha imposto una riflessione sulle centrali, ma la ricerca deve andare avanti", ha sottolineato Prestigiacomo.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Corriere.it]