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Strage di soldati nella terra di Hezbollah. Per attaccare l'Unifil Al Qaeda ha mandato i kamikaze in Libano

25 giugno 2007

Sei morti: questo il bilancio di un attentato compiuto contro un convoglio di caschi blu di stanza in Libano. Una doppia esplosione, due blindati distrutti, sei soldati spagnoli della missione Unifil uccisi, tre feriti gravi.
Dalla guerra con Israele dell'estate scorsa, è la prima volta che vengono attaccati i caschi blu in Libano. ''Ma è anche la prima volta - ha detto un militare italiano - che ci attaccano all'irachena, o all'afghana: una prima esplosione a fare da esca, perché scendano dai mezzi, e la seconda a fare la strage''.
Secondo fonti di polizia, si è trattato ''molto probabilmente'' di un attacco suicida compiuto con un'autobomba: sul luogo dell'esplosione è stata trovata un'auto distrutta con, all'interno, dei resti umani. La prima versione parlava di un ordigno azionato a distanza, esploso al passaggio delle auto dei soldati. La portavoce della forza Onu nel Paese ha detto che un team dell'Unifil è stato immediatamente inviato sul posto per avviare un'indagine sulle cause di quello che il ministro della Difesa spagnolo, Jose Antonio Alonso, ha definito ''un attentato terroristico deliberato''.

Il massacro, comunque, è ancora tutto da ricostruire. L'attentato è avvenuto in località Sahel el Derdara, terra di Hezbollah nella valle di Khiam, la città più grande del settore est del teatro operativo dell'Unifil, sotto la guida della Spagna. Alcuni testimoni hanno raccontato di aver udito un forte boato, seguìto da una colonna di fumo nero. Un veicolo blindato è stato distrutto, l'altro gravemente danneggiato. Il numero così elevato di vittime sarebbe dovuto al fatto che a bordo del blindato c'era una cassa contenente munizioni, a loro volta esplose all'interno del veicolo.
A percorrere la strada era un convoglio di Bmr a blindatura leggera. All'inizio, è circolata la versione ''tranquillizzante'' d'un incidente, una vecchia mina abbandonata sul ciglio: ipotesi subito esclusa, perché quella strada era stata sminata solo dieci mesi fa. Secondo la polizia libanese, almeno una delle due esplosioni è stata provocata da una Renault Rapid bianca, targa falsa, che sabato un abitante della zona aveva già notato circolare più volte su quella strada assieme a una Mercedes. Fonti d'intelligence, però, parlano d'un doppio attacco - prima l'esca e poi il kamikaze - in perfetto stile jihadista.

Tre delle cinque vittime erano d'origine colombiana, in servizio alla Brigada Paracaidista della base Cervantes: s'aggiungono ai 133 militari spagnoli morti negli ultimi anni in missioni all'estero. Nel convoglio c'erano anche soldati irlandesi, nessun italiano, ma la nazionalità da colpire importava poco agli attentatori: i 13mila caschi blu, finora rimasti miracolosamente fuori dal caos libanese, stanno a poche decine di chilometri dai covi qaedisti dei campi palestinesi e sono un obbiettivo facile.
Hezbollah ha preso le distanze condannando l'attentato: ''E' un'azione sospetta - dice la tv Al Manar -. Quest'attacco danneggia il sud e alimenta l'insicurezza''. Gli americani non lo dicono, ma si sa che cosa pensano, e poche ore prima della strage, pochi giorni dopo l'uccisione d'un deputato antisiriano, era stata Condoleezza Rice ad ammonire Damasco: ''Non saranno tollerate nuove ingerenze'' in Libano.

Oggi dal ministero della Difesa spagnolo le voci che dietro l'attentato di ieri ci sia la mano di Al Qaeda si fanno più insistenti. Secondo il ministero spagnolo, infatti, il responsabile dell'attacco suicida a Sahel el Derdara  sarebbe ''Fatah al Islam'', un gruppo legato ad Al Qaeda che recentemente aveva minacciato le forze dell'Onu e che da più di un mese è coinvolto in duri combattimenti con l'esercito libanese nel campo profughi di Nahr el Bared.
Il ministro della Difesa spagnolo José Antonio Alonso è arrivato in Libano questa mattina, accompagnato da un team di medici legali e del servizio identificazione della Guardia civile, per rimpatriarne i corpi.
La Spagna mantiene nel sud del Paese un contingente di circa mille militari, la maggior parte appartenente alla Brigata paracadutisti e alla Forza logistica di terra, concentrati nella base ''Cervantes'', sede della Brigata internazionale del settore est dell'Unifil. Nella regione sono numerose le mine, le bombe ''cluster'' e altri ordigni inesplosi, conseguenza del conflitto fra Israele e la guerriglia di Hezbollah combattuto lo scorso anno.
Inoltre la Spagna ha impegnato, in missioni all'estero, oltre 2800 soldati. Il popolo iberico ha pagato un alto tributo di sangue a queste missioni. Prima dell'attentato di ieri, erano 129 i militari spagnoli morti fuori dal territorio nazionale, dal 1989, quando sono cominciate queste missioni.
Oltre che all'Unifil, la Spagna partecipa all'Isaf, la forza di Assistenza alla sicurezza della Nato in Afghanistan con 690 militari, all'Eufor, la missione dell'Ue in Bosnia (dove sta diminuendo il suo impegno) e alla Kfor, la missione della Nato in Kosovo, con 550 uomini.

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25 giugno 2007
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