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Stranieri d'Italia

Aumenta il numero degli stranieri presenti in Italia. Sono sempre più giovani e mediamente più colti degli italiani

16 dicembre 2005

L'Italia si popola sempre più di stranieri. Multietnicità e multiculturalismo negli ultimi anni hanno caratterizzato il territorio nazionale che diventa sempre più simile alle realtà dei massimi paesi europei (pensiamo alla Germania, alla Gran Bretagna, alla Francia e alla Spagna) che già nei decenni passati hanno visto l'allargamento delle proprie popolazioni con il sempre maggiore aumento della presenza degli immigrati.
Nel nostro Paese i permessi di soggiorno sono raddoppiati nel corso degli anni '90 e sono aumentati di un milione di unità tra il 2000 e il 2004: al 1° gennaio 2005 si attestavano a quota 2.320.000.
Sono queste le cifre che risultano dalle stime fatte dall'Istat, stime ancora provvisorie in attesa di ulteriori informazioni da parte del Ministero dell'Interno.
Alla stessa data, cioè l'1 gennaio di quest'anno, gli stranieri regolarmente presenti in Italia risultavano 2.740.000. L'88% risulta anche iscritto nei registri della popolazione residente.
Una grande presenza che si può pensare in espansione se calcoliamo il boom delle nascite nei nuclei extracomunitari. Nell'arco di 10 anni infatti, dagli 8.000 nati da stranieri rilevati nel 1994, si è passati ai 49.000 del 2004, con un saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) positivo (+45.994) in grado di compensare quello negativo della popolazione di cittadinanza italiana (-30.053).

Nel decennio trascorso dall'ultimo censimento, prima di quello del 2001,  si è prodotto un bilanciamento nella struttura per genere, con un rapporto di mascolinità pari a 98 uomini ogni 100 donne (nel 1991 si rilevava un rapporto di mascolinità pari a 112 uomini ogni 100 donne). La popolazione straniera residente in Italia è piuttosto giovane, con un'età media di poco superiore ai 30 anni (30,4 per gli uomini e 31,4 per le donne). Per la popolazione italiana, invece, si rileva un'età media più elevata, di poco inferiore ai 42 anni (40,1 anni per gli uomini e 43,1 per le donne).
Nel complesso, il 45,1% della popolazione straniera ha un'età compresa tra i 30 e i 49 anni. I cittadini stranieri residenti sono coniugati nel 50,2% dei casi; celibi o nubili nel 44,9% dei casi.
Quindi gli stranieri in Italia, o meglio, gli stranieri d'Italia, risultano essere più giovani e, dato importante, mediamente più colti degli italiani.  Infatti il 32,9% dei cittadini stranieri ha la licenza di scuola media inferiore e il 27,8% il diploma di scuola secondaria superiore (contro, rispettivamente, il 30,1% e il 25,8% degli italiani). Il 9,0% ha conseguito un diploma di laurea (contro il 6,4% degli italiani). Tale significativa differenza deriva dalla diversa struttura per età delle due popolazioni: la quota di cittadini stranieri appartenenti alle classi di età centrali (20- 44 anni) è più consistente, il che comporta scostamenti in termini percentuali a favore degli stranieri in corrispondenza dei titoli di studio più elevati. Tra gli stranieri le donne risultano complessivamente più istruite: il 30,2% ha conseguito un diploma di scuola secondaria superiore e il 13,3% la laurea o un diploma universitario (contro, rispettivamente, il 25,3% e il 10,9% degli uomini).
Tra gli italiani, invece, gli uomini sono più frequentemente in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore, della licenza di scuola media e del diploma di laurea o universitario.

Per quanto riguarda invece il fattore occupazionale riguardante gli stranieri, i dati Istat segnalano che il 44,8% è occupato nel settore industriale: il 31,9% lavora nell'industria manifatturiera e il 12,2% in quella delle costruzioni (i lavoratori italiani occupati nell'industria manifatturiera sono il 24,0% e quelli occupati nelle costruzioni l'8,0%). Il ''terziario'' è il secondo settore di occupazione degli stranieri, con il 32,0% degli occupati mentre è il primo per gli italiani (con il 42,4% degli occupati, principalmente nei settori della pubblica amministrazione, sanità e istruzione), seguito dal commercio, nel quale sono impiegati il 17,3% degli stranieri (contro il 19,0% degli italiani). L'11,2% dei lavoratori stranieri lavora nel settore dei ''servizi domestici presso famiglie e convivenze'' (a fronte dell'1,0% degli italiani) e il 7,5% in alberghi e ristoranti (a fronte del 4,4% degli italiani) Nel settore agricolo sono impiegati il 5,9% degli occupati stranieri (5,5% per gli italiani).

L'aumentata presenza di stranieri in Italia è dovuta principalmente a quelle leggi che, dal '90 al 2002, hanno cercato di favorire la regolarizzazione degli immigrati e delle loro posizioni lavorative (circostanza che, è stato detto più volte anche nei mesi precedenti, ha inciso fortemente sul calo del tasso di disoccupazione). In particolare, il forte aumento dei permessi di soggiorno al 1° gennaio 2004 (2.228.000, 724.000 in più rispetto all'anno precedente) risente degli effetti prodotti dalle leggi 189/02 (nota come legge Bossi-Fini) e 222/02, con le quali sono state regolarizzate circa 650.000 posizioni lavorative.
Le regolarizzazione hanno anche modificato la ''mappa delle provenienze'': se nei primi anni '90 era maggiore il peso degli africani, successivamente è risultato sempre più rilevante il peso delle persone provenienti dall'Est europeo: al 1° gennaio 2004 gli europei hanno superato il milione di unità (il doppio degli africani) e detengono il 47.7% del totale permessi.
La popolazione emersa dall'illegalità grazie alle regolarizzazioni è costituita in media da persone di quasi 34 anni, sposate nel 40% dei casi. Distinguendo per nazionalità, oltre la metà dei moldavi e degli ucraini è coniugata, mentre la più alta percentuale di regolarizzati non sposati si registra per nigeriani, marocchini e tunisini. Dall'Est europeo sono state regolarizzate soprattutto donne, più numerose anche tra ecuadoriane e peruviani; mentre tra africani e asiatici prevalgono gli uomini, fatta eccezione per nigeriani e filippini.
Le regolarizzazioni hanno anche cambiato le percentuali di distribuzione degli immigrati in Italia: infatti nel Nord-Est l'indice è più contenuto, mentre è più alto al Centro e nelle regioni del Mezzogiorno. In particolare al Sud si registra il maggior incremento della popolazione straniera (+73,6% nel 2004 sull'anno precedente) mentre in assenza della legge Bossi-Fini i permessi al 1° gennaio 2004 sarebbero diminuiti.

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16 dicembre 2005
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