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Studio in Sicilia, poi vado a fare il medico in Inghilterra

Non più valige di cartone, ma lauree in tasca e riverentissime accoglienze

24 ottobre 2003
Nelle pagine di Guidasicilia.it di qualche settimana fa, si era parlato dei camici bianchi siciliani che varcavano la Manica per approdare in Inghilterra per un posto di lavoro migliore.
La fuga dei cervelli dalla nostra nazione, potrebbe sembrare prerogativa dei giovani, di quegli universitari, per intenderci, che laureandosi si trovano abbandonati da un governo che non vuole investire nella ricerca, trovandosi costretti ad arricchirsi arricchendo le altre nazioni europee o mondiali. Invece no, non sono solo giovani e disoccupati le menti italiane, che nei più svariati campi della scienza fanno faville, ad emigrare ma pure professionisti già affermati e che da tanto tempo hanno appeso al muro del loro studio la laurea incorniciata.

Un esempio su tutti lo diamo con la storia dell'ex primario di chirurgia dell'ospedale di Termini Imprese (PA), Giuseppe Rizzo, che da diciotto mesi è andato in pensione, e che per nostagia del camice bianco, o semplice volontà di rimettersi in gioco è volato verso la Gran Bretagna, dove lo hanno accolto con tutti gli onori.
Sì perché, come si era già data notizia nelle pagine di Guidasicilia.it,  la sanità pubblica inglese scoprendo di non avere al suo interno le professionalità mediche sufficienti, si è rivolta senza problemi né ripensamenti al mercato europeo, in quei Paesi come Spagna o Italia che magari non sanno offrire un lavoro ma che in compenso formano eserciti di laureati.

Quindi a prospettarsi questa volta, è quella che potremmo chiamare l’emigrazione intellettuale, una piccola brigata di medici siciliani, insomma, che potrebbero per scelta o per mancanza di alternative, decidersi al gran salto, e che procurerebbero un investimento sociale onerosissimo, qual è stato quello di portare tanti giovani alla laurea, con il rischio di perderli per sempre all'economia ed alla società della Sicilia.

Pensiamo, infatti, che i costi di un laureato sono oltre un miliardo di vecchie Lire, più o meno equamente suddiviso tra la famiglia e la collettività, a seconda delle condizioni economiche del nucleo di appartenenza. Una cospicua risorsa finanziaria che dalle non floride tasche dei siciliani si muovono verso lidi pii: opulenti. Tra l'altro i costi per il nostro sistema vanno ben oltre quelli della mera formazione di base, dal momento che, quale titolo assolutamente preferenziale e discriminante, è richiesto dalla sanità inglese un curriculum di esperienza poliennale. E’ risaputo che un medico necessita di almeno sei anni di studi universitari e di quattro o cinque anni di specializzazione; in questo lungo periodo ha prevalentemente «attinto» dalla società e nel momento in cui dovrebbe cominciare a «dare» gli si offre l'opportunità di andare all'estero, in un Paese considerato un paradiso per medici, dove sono ben pagati, sono certi di fare carriera soltanto per meriti personali, dove è previsto un regolare aggiornamento professionale.

Ritorneranno?
Mah? Speriamo almeno che i nostri medici, dopo un’affascinante esperienza estera quale oggi offre l'Inghilterra a 1.250 italiani, decidano di tornare a casa; sempre ché qualcuno gliene offra la finalmente la possibilità.

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24 ottobre 2003
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