Sub Divo. Sotto il cielo
Sotto il cielo del giardino di Villa Aurea, l'arte contemporanea al cospetto della Valle dei Templi
Sub Divo | Sotto il cielo
Mostra a cura di Giusi Diana
Villa Aurea
Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento
Fino al 19 settembre 2014
Il giardino di Villa Aurea, immerso in una delle più celebri aree archeologiche del mondo, lo scorso 18 aprile è stato aperto al pubblico con una matinée nella quale è stata inaugurata la mostra collettiva d’arte contemporanea Sub Divo | Sotto il cielo, con la partecipazione di sette giovani artisti tutti originari dell’isola: Vanessa Alessi, Fare Ala, Giuseppe Lana, Filippo Leonardi, Sebastiano Mortellaro, Carmelo Nicotra, Marco Maria Giuseppe Scifo, già distintisi nel panorama nazionale e internazionale.
Eccezionalmente aperto ai visitatori del Parco Archelogico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, lo splendido giardino mediterraneo in dialogo con le opere d’arte contemporanea e gli scavi archeologici, (tra le sette opere quasi tutte site specific: installazioni sonore e video all’interno degli ipogei paleocristiani), è anche un poetico locus amoenus in cui il paesaggio antico in cui è immerso induce alla meditazione, e a una serena riflessione sul presente che proprio perché controverso, bisogna di tanto in tanto osservare a distanza.
Il giardino all'italiana di Villa Aurea, costruito sopra una fitta rete di ipogei che fanno parte del complesso della necropoli paleocristiana e bizantina, (una parte di essa viene definita "Sub Divo", perché a cielo aperto) si trova all'interno dell'area del Parco, proprio lungo la Via Sacra che conduce dal Tempio di Ercole a quello della Concordia.
La curatrice della mostra, Giusi Diana: "Nell'era dei social network e della generazione 2.0 in cui sfera pubblica e sfera privata hanno confini sempre più labili e processi di risemantizzazione attraversono gli incerti confini delle nostre vite in comune; l'apertura ("aperto", "apertura", "comunità", "beni comuni", "partecipazione", "relazione" sono i focus linguistici e concettuali emersi nel dibattito culturale nel corso degli ultimi anni) di questo giardino altrimenti chiuso, agli artisti e ai visitatori, offre di per sè alcuni spunti di riflessione."
Si riconferma così l’attenzione del Parco Archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, diretto da Giuseppe Parello, per la promozione dei linguaggi contemporanei e dei suoi protagonisti, in un contesto eccezionale (sito dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco) in cui passato e presente trovano diverse chiavi di lettura e interpretazione.
Dimora ottocentesca, Villa Aurea era la residenza privata di sir Alexander Hardcastle, capitano della Royal Navy britannica e mecenate inglese che tra il 1920 e il 1930 finanziò importanti campagne di scavo dirette dal giovane archeologo Pirro Marconi. Tra i suoi maggiori meriti quello di avere risollevato le otto colonne del Tempio di Ercole, accanto al quale sorge la sua dimora che agli inizi del '900 venne frequentata da archeologi, studiosi e visitatori stranieri.
Il giardino della villa con le sue siepi di lavanda e gli alti cipressi, che insieme agli alberi di ulivo crescono tra gli antichi ipogei della necropoli paleocristiana, rappresenta un momento di intima contemplazione per chi visita la Valle. Dopo la grandiosa bellezza degli edifici sacri, questo piccolo giardino, un tempo privato, isolato dal resto del Parco da un muro, è una splendida oasi di verde che lascia scorrere liberamente lo sguardo lungo il paesaggio, dalla rocca dei Templi fino al mare.
Il giardino è un luogo dalle suggestione uniche, dove natura e storia vivono di rimandi reciproci in un'armonia perfetta. Portare i linguaggi dell'arte contemporanea e la sua visione problematica all'interno di un sito archeologico di tale complessità e importanza, a contatto con un paesaggio classico di immutata bellezza, ma anche con lo skyline della Agrigento moderna, è stata una sfida entusiasmante e non priva di mille sollecitudini. Consegnare questo luogo dell'anima, alla creatività degli artisti è stato un modo per onorare sir Hardcastle, il mecenate inglese che tanto amò la Valle, e che nel suo lascito testamentario, fa riferimento proprio a loro.
LE OPERE
Carmelo Nicotra
DO UT DES - 2014 (epigrafe su marmo, cm 40x50x3)
"DO UT DES" di Carmelo Nicotra si ispira proprio alla biografia del proprietario di Villa Aurea, il mecenate inglese che tra gli anni '20 e '30 impiegò la sua intera fortuna per compiere importanti campagne di scavo nella Valle dei Templi, insieme all'archeologo Pirro Marconi.
"DO UT DES" è un'epigrafe in marmo di 40X50X3 cm, che ripropone esattamente le misure delle epigrafi che Hardcastle era solito apporre nei luoghi di cui aveva finanziato gli scavi o il recupero; in esse veniva riportata: la data dell'intervento, talvolta il nome dei proprietari del terreno dove era avvenuto lo scavo, il nome del finanziatore e, almeno in un caso, un passo dell’Eneide. Le targhe sono in seguito state rimosse dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali, e attualmente se ne conservano solo tre, essendo le altre andate perdute. L'epigrafe contemporanea di Nicotra che riporta l'espressione latina "Do ut Des", è un omaggio alla straordinaria generosità del mecenate inglese, e attraverso il ricorso al motto latino ("io do affinché tu dia") è sia un risarcimento morale nei confronti del munifico benefattore, la cui memoria è stata a lungo dimenticata, sia un invito ad emularne la generosità, collegando l’opera all'attualità del crowfunding, una forma di mecenatismo collettivo, sempre più diffusa in tutto il mondo.
Fare Ala
--- JOURNEY - 2014 (stampa su plexiglass, tubi metallici, cemento, cm 150x240)
L'installazione "--- Journey" del collettivo Fare Ala si relaziona con la complessità e criticità del paesaggio contemporaneo che circonda la vasta area protetta del Parco. La vicinanza dell'area archeologica alla città di Agrigento, peraltro posta in posizione dominante rispetto alla Valle, e deturpata da una crescita selvaggia, fa si che la sua presenza, tollerabile in altri contesti, a confronto con l'armonia delle architetture greche venga percepita come un elemento perturbante, uno smacco della storia.
Affrontare il tema degli abusi edilizi che deturpano questo, come altri territori italiani, attraverso un'opera aperta e processuale concepita come un viaggio/tragitto alternativo, all’interno della zona di contesa del Parco, è stato un modo per esorcizzare quel complesso di colpa che come civiltà aggressiva e distruttiva nei confronti dell'ambiente ci portiamo dietro. Una mappa del Parco Archeologico e dei suoi confini, semplice frammento visivo di un complesso lavoro di indagine condotto sul campo dagli artisti, riporta le costruzioni che ricadono nell'area A, quella definita ad inedificabilità assoluta e si sovrappone allo skyline di Agrigento attraverso un pannello trasparente. Una sorta di problematica evidenza di ciò che abbiamo prodotto a partire dal boom economico degli anni sessanta che invita a riflettere su un errato e pericoloso concetto di crescita.
Filippo Leonardi
IL PARADOSSO DELLA TARTARUGA - 2014 (tartaruga, rete metallica zincata, cm 75x200x500)
Filippo Leonardi con "Il paradosso della tartaruga", un’installazione in cui una tartaruga è posta all’interno di una grande struttura che ripropone la forma del simbolo matematico dell’infinito, simula una paradossale e titanica gara tra il Tempo e il mitico animale, che in quanto simbolo del cosmo gli antichi greci consacrarono al dio Pan, signore dell’Universo.
Il titolo dell’opera fa riferimento al celebre paradosso di Zenone di Elea, filosofo della Magna Grecia vissuto nel V sec. a. C. che in "Achille e la tartaruga" difendeva la tesi del suo maestro Parmenide sull’illusorietà del movimento.
Achille detto "piè veloce" secondo Zenone non sarebbe riuscito mai a raggiungere la tartaruga dovendo percorrere gli infiniti spazi che colmano la distanza tra i due concorrenti.
L’installazione traendo spunto dalla filosofia e dalla matematica rende visibile una relazione impossibile, quella tra due concetti incommensurabili: l’infinito e l’universo in relazione alla finitezza del tempo. Riportare la complessità del paradosso dell’infinito potenziale all’interno del giardino di Villa Aurea, ricorrendo all’animale archetipico che ha ispirato diversi autori della classicità, è un omaggio a quella Magna Grecia di cui Akragas era una delle più magnificenti città.
Marco Maria Giuseppe Scifo
PEACE 2005-2014 (Video installazione ambientale)
"Peace" di Marco Maria Giuseppe Scifo è una video installazione ambientale, in cui le immagini elettroniche sono proiettate all’interno di un ipogeo utilizzato per usi funerari o cultuali dal III al VI sec. d. C. facente parte della vasta necropoli paleocristiana che si estende sulla collina dei Templi fin sotto il giardino di Villa Aurea.
Nell’opera una capretta, animale simbolo di sacrificio, utilizzato in diverse culture e religioni per fini rituali, è caratterizzata da un’iniziale fissità cui segue, attraverso l’animazione degli scatti fotografici, una progressiva vitalità resa per mezzo del movimento virtuale. L’ambiguità tra immagine fissa e immagine in movimento, e tra realtà vivente e finzione artistica costituiscono i nuclei semantici del lavoro. Inoltre un riferimento alla statuaria classica caratterizzata dal punto di osservazione frontale, consente di considerare questa immagine, alla stregua di una scultura virtualmente animata. Un riferimento alla storia e alla sua attualità, oltre che alle potenzialità insite nella rilettura del passato alla luce del progresso tecnologico, particolarmente ricco di suggestioni, proprio in relazione al luogo in cui Villa Aurea si trova. La video animazione ha come tappeto sonoro l’intero ciclo di respirazione dell’animale calcolato in due minuti e riproposto in loop.
Giuseppe Lana
NESSUNO (ULISSE) - 2014 (tenda da campeggio, cm 215x155x110)
Giuseppe Lana con"Nessuno (Ulisse)" non tenta la mimesi ma ambienta all’interno del paesaggio bucolico del giardino un oggetto prodotto industrialmente, una comune tenda da campeggio che rivolta verso il paesaggio aperto invita a fermarsi e a volgere lo sguardo verso la linea di costa.
Pausa e attesa, precarietà e libertà sono gli elementi che contraddistinguono l’opera, rivolta verso il mare, quel Mar Mediterraneo che vide Ulisse compiere il suo viaggio, la sua Odissea; ma ora quel mare, sembra dire Lana, non può non ricordare altri viaggi e altri sbarchi. Lampedusa è poco oltre quella linea di costa e altre odissee vengono vissute quotidianamente da chi, fuggendo da guerre e carestie, cerca la propria libertà approdando in Europa attraverso il nostro Paese. Il diritto al nomadismo cui la tenda di Lana fa riferimento, è un diritto imprescindibile, che da corpo a quel desiderio di libertà insito in ciascun essere umano, sia esso Ulisse o un immigrato che proviene da paesi extraeuropei.
Sebastiano Mortellaro
H2O - 2014 (cerchio dipinto color cromo, traforo, cm124x155x55, cm 80 diametro)
Sebastiano Mortellaro con "H2O" fa un'operazione quasi alchemica, partendo dall’elemento naturale dell’acqua, non a caso indicata con la sua formula chimica, ribalta il comune punto di osservazione, riportando il cielo sotto la terra. Una cisterna all’interno del giardino, attraverso una struttura specchiante, permette al visitatore di vedere la propria immagine riflessa insieme al cielo, all’interno del cubicolo sotterraneo.
Tra i filosofi greci che dedicarono le proprie riflessioni a questo elemento naturale, Empedocle di Agrigento vissuto nel V sec. a. C. definì l’acqua, insieme agli elementi naturali dell’aria, della terra e del fuoco: "radici". In quanto la vita e la morte di tutte le cose non sono altro che mescolanza e separazione di queste sostanze eterne e indistruttibili, l’unione simbolica dei quattro elementi nell’installazione: aria (il cielo), acqua (la scritta H2O incisa nello specchio), terra (la sostanza che circonda la cisterna) e il fuoco (il ferro di cui è costituita la struttura specchiante) riporta l’attenzione sull’appartenenza di tutte le cose alle eterne radici comuni.
Vanessa Alessi
SETE - 2014 (Installazione sonora ambientale - Sound engineer Chiara Fagnano)
"Sete" di Vanessa Alessi è un’installazione sonora in cui una composizione elettronica realizzata in collaborazione con il tecnico del suono Chiara Fagnano prende vita dentro un piccolo ipogeo semi-aperto nel paesaggio. Il respiro e il battito di un cuore umano, campionati, vengono amplificati dal vano che inquadra in alto una porzione di cielo.
Una goccia che cade fa da contrappunto all’atto dell’inspirare e dell’espirare e alla ritmica costante dei battiti del cuore. Connettendosi al bisogno fisiologico, l’opera comunica un senso di mancanza, di anelito organico e primordiale visivamente incarnato nei vuoti della struttura che mettono in comunicazione l’esterno e l’interno dell’ipogeo, come una rete di vasi sanguigni. La porzione libera di cielo è così una possibile via di fuga al bisogno, un varco da cui ci si attende che venga soddisfatta la propria arsura.
I suoni ovattati e la dinamica organica del respiro, suggeriscono un’intimità biologica cui fa da contrappunto la realtà esterna con i rumori della strada che si odono in lontananza.
INFO
Giardino di Villa Aurea
Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, Agrigento
Orari: lun-dom 15:00 -18:00
- www.parcovalledeitempli.net