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Sud Est asiatico 26 giorni dopo: oltre 226.000 le vittime

Spaventoso, e in continua crescita, il numero delle vittime provocate dal maremoto di Santo Stefano

21 gennaio 2005

A ventisei giorni di distanza dal maremoto che ha devastato il Sud Est asiatico aumenta il numero ufficiale delle vittime. È salito infatti a 226.760 morti il bilancio, ancora provvisorio, del maremoto di Santo Stefano nell'Oceano Indiano. Sono salite infatti a 166.320 le vittime accertate nella sola Indonesia. Lo rende noto il ministero della Sanità indonesiano. Di queste 226.760 vittime, 1/3 sono bambini, una stima che in alcune aree sale al 50% del totale delle vittime.
Il ministero della Sanità di Giakarta ha aggiunto che i dispersi in Indonesia sono ancora decine di migliaia. Il nuovo bilancio di vittime, fa sapere il ministero, fa un salto un avanti di 50.000 dall'ultimo conteggio ufficiale e si basa sugli ultimi conteggi provenienti dalla provincia di Aceh e nord Sumatra, l'area più colpita dallo tsunami devastatore.

Oltre al numero dei morti cresce anche la preoccupazioni per i sopravvissuti accolti nei campi per sfollati. In Indonesia, il paese in assoluto più colpito, le ininterrotte precipitazioni degli ultimi giorni hanno reso molto difficili le condizioni sanitarie dei campi sfollati: i terreni in cui sorgono i campi d'accoglienza sono ricoperti dall'acqua delle piogge torrenziali, le latrine traboccano e risultano inutilizzabili; estremamente difficile, a causa delle condizioni climatiche, risulta inoltre la costruzione di nuove latrine d'emergenza.
Questo drammatico quadro della situazione è stato fatto dall'UNICEF, secondo cui numerosi sono i pericoli sanitari che derivano da tali condizioni, in un contesto di massiccio sfollamento e di già precarie condizioni igieniche: diversi casi di diarrea acuta sono stati registrati negli ultimi giorni sulla costa occidentale.
L’UNICEF ha inviato un team di esperti in acqua e igiene in diverse città della costa orientale e ha condotto, insieme con altre agenzie, una missione conoscitiva sulla situazione sanitaria sulla costa occidentale della provincia di Aceh: dai rapporti prodotti, viene confermato che il rischio sanitario più grave è costituito dalla carenza di infrastrutture igienico-sanitarie.
Dallo scorso 11 gennaio, l'UNICEF ha costruito le prime 20 infrastrutture igienico-sanitarie (su 60 programmate), ha inviato attrezzi per permettere lo smaltimento dei liquami fuoriusciti dalle latrine, ha intensificato la collaborazione con i partner per garantire kit per l'igiene; ha inviato kit per il test dell'acqua; ha provveduto alla clorazione dei sistemi idrici riabilitazione e alla riabilitazione di quelli fognari.

Per prevenire l'insorgere di epidemie - il cui rischio risulta aggravato dalle condizioni di vita nei campi - e monitorare le condizioni dei bambini, sono stati finora vaccinati 15.000 bambini di 17 distretti della provincia di Aceh; è inoltre in corso un'indagine nutrizionale, che ha finora permesso il peso e misurazione di 400 bambini sotto i 5 anni a Banda Aceh e Aceh Besar.

Al grave problema sanitario si aggiunge l'incertezza per la ripresa economica dei paesi colpiti dal cataclisma. L'Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) ha chiesto con urgenza che le strategie per la creazione di posti di lavoro "ad alta intensità di manodopera" siano integrate alla risposta umanitaria e alle attività di ricostruzione. Secondo le stime, il maremoto ha lasciato solo nello Sri Lanka e in Indonesia circa 1 milione di persone senza mezzi di sussistenza.
In risposta alla tragedia dello tsunami, l'ILO propone "il recupero del lavoro ad alta intensità di manodopera, una particolare attenzione ai bisogni dei gruppi più vulnerabili e la ricostruzione dei meccanismi di protezione sociale".
L'inondazione delle zone costiere ha causato la distruzione di case e palazzi, strade e ponti, sistemi idrici ed elettrici, raccolti, sistemi d'irrigazione e per la pesca, strutture produttive e piccole imprese.  Inoltre, nelle comunità più povere la gente ha perso non solo l'unica fonte di guadagno ma anche la maggior parte dei loro scarsi possedimenti.

Posto che tutte le stime sono provvisorie e che la situazione si evolve rapidamente, l'ILO ha fatto una stima delle conseguenze di questo disastro sull'occupazione e sui mezzi di sostentamento, da cui emerge che sia perso 1 milione di posti di lavoro.
In particolare, circa 600 mila persone nelle regioni più colpite in Indonesia (provincia di Aceh e isola di Nias) potrebbero aver perso la loro unica fonte di sostentamento. La maggior parte dei posti di lavoro andati perduti riguardano il settore della pesca, il settore dell'agricoltura su piccola scala e le piantagioni nonché le piccole imprese non registrate. Il tasso di disoccupazione nelle province indonesiane più colpite potrebbe arrivare al 30% e oltre. Prima della catastrofe il tasso registrato era del 6.8%. Prima dello Tsunami, erano circa 9 milioni e 700 mila le persone senza un lavoro in tutta l'Indonesia, il che significa che il numero totale di disoccupati dopo la tragedia potrebbe essere aumentato di circa il 6%.

Nello Sri Lanka, poi, più di 400 mila lavoratori nelle regioni colpite sulle coste est, sud e ovest hanno perso il lavoro e la loro fonte di guadagno. La maggior parte dei posti di lavoro andata perduta in Sri Lanka riguarda il settore della pesca, del turismo (incluso l'ecoturismo in piena espansione) e l'economia informale. Il tasso di disoccupazione nelle province colpite è probabilmente salito dal 9.2%, prima della catastrofe a oltre il 20%. Prima dello Tsunami, i disoccupati nello Sri Lanka erano circa 725 mila. Ciò significa che il numero totale dei disoccupati può essere temporaneamente salito del 55% o più a causa della crisi.

In ogni caso, il documento sulla strategia dell'ILO indica delle soluzioni: un aiuto adeguato e la rapida mobilitazione del sostegno per la ricostruzione, il recupero e la sostituzione delle infrastrutture, dei luoghi di lavoro, delle attrezzature per rendere possibile la ripresa delle attività, la ricostruzione dei sistemi di protezione sociale. Tutto ciò consentirebbe al 50-60% delle persone colpite dal disastro di ricominciare a guadagnare per se stessi e per le loro famiglie entro il 2005. In questo modo, potrebbero essere recuperati circa l'85% dei posti di lavoro in 24 mesi.

I principali elementi della strategia dell'ILO
Di seguito gli elementi principali del documento che illustra la strategia dell'ILO, preparato dall'ufficio regionale dell'ILO di Bangkok, sarà presentato alla conferenza delle Nazioni Unite per la riduzione dei danni causati dal disastro aperta martedì nella città giapponese di Kobe.
1) la ricostruzione di infrastrutture grazie a lavori ad alta intensità di manodopera, al fine di creare velocemente posti di lavoro e redditi mentre si ricostruiscono le infrastrutture di base, si sviluppano le capacità tecniche e di altro tipo e si favorisce la coesione sociale.
2) programmi di sostentamento attraverso lo sviluppo economico locale (LED), per accelerare la ricostruzione e il ritorno alla normalità, e accrescere le opportunità di impiego attraverso lo sviluppo e il potenziamento delle imprese e dell'occupazione, degli schemi di finanziamento sociale e di investimenti favorevoli all'occupazione.
3) il recupero del mercato del lavoro e dei servizi di impiego pubblico d'urgenza al fine di sostituire o rafforzare le istituzioni del mercato del lavoro, dell'istruzione pubblica e privata, gli istituti di formazioni e le agenzie per l'impiego.
4) progetti destinati alla protezione dei gruppi vulnerabili e che comprendono: bambini che hanno perso i genitori e che sono esposti alla tratta di esseri umani o allo sfruttamento, giovani che hanno perso il lavoro o che sono sottoccupati a causa del disastro, donne, specialmente vedove e capofamiglia, che sono maggiormente esposte a discriminazioni di genere e abusi; lavoratori migranti esclusi da programmi di supporto ed assistenza sociale; reti di sicurezza sociale e protezione sociale destinate ai lavoratori del settore formale o informale allo scopo di assicurare stabilità sociale e migliorare le prospettive di recupero.

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21 gennaio 2005
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