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Sui "barconi della speranza", l'inferno

Ragazze stuprate, uomini e donne gettati in mare, riti propiziatori per facilitare la traversata: il racconto di un testimone

25 giugno 2011

«Ed ecco verso noi venir per nave / un vecchio, bianco per antico pelo, / gridando: "Guai a voi, anime prave!/ Non isperate mai veder lo cielo; / i' vegno per menarvi all’altra riva / ne le tenebre eterne, in caldo e 'n gelo. / E tu che se' costì, anima viva, / pártiti da cotesti che son morti» (Inferno, Canto III, vv.82-89)

Ha raccontato di ragazze stuprate, donne e uomini gettati in mare improvvisamente, di riti propiziatori per facilitare la traversata dalla Libia a Lampedusa... Ma le dichiarzioni di Ibrahim, 17 anni, giunto sull'isola delle Pelagie il primo maggio scorso con un barcone di 18 metri su cui si trovavano 253 persone non sono provate, non hanno riscontri, i fatti narrati sarebbero avvenuti in acque internazionali, e quindi la competenza non sarebbe italiana, e i pm agrigentini hanno chiesto e ottenuto la misura cautelare per due nigeriani, Hilary Nwuka, 23 anni, e Samuel Okonkwo, 34 anni, solo per il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Lo stesso Ibrahim sarebbe coinvolto nell'organizzazione del viaggio del 29 aprile da Zwara in Libia a Lampedusa, secondo alcuni testimoni.
Ibrahim ha detto di aver visto scaraventare in mare il fratello maggiorenne Sidi e due donne nigeriane. "Suo fratello - hanno scritto i magistrati - in particolare ed a suo dire, venne gettato in mare da un nigeriano senza alcun motivo. Questi, peraltro, avrebbe spinto in acqua Sidi dopo avergli intimato di buttarsi da solo ed in conseguenza del suo rifiuto".
"Durante la traversata atti di violenza - hanno aggiunto - sempre secondo il racconto del minorenne, sono stati perpetrati anche ai danni di donne per soddisfare istinti sessuali. Coloro che si rifiutavano venivano anch'esse gettate in mare. Egli stesso ha assistito ad una scena in cui due nigeriani, uno dei quali riconosciuto nello stesso soggetto che aveva spinto il fratello in mare, trascinavano una donna in una cabina per violentarla. Il medesimo uomo aveva partecipato a violenze anche ai danni di altre donne".
Gli investigatori hanno rintracciato altri sei migranti che erano sul barcone ma alcuni hanno detto di non aver visto nulla di quanto raccontato dal ragazzo mentre altri dicevano di aver viaggiato sotto coperta. Qualcuno però ha confermato che uno degli scafisti picchiava i migranti con un bastone o con un filo elettrico e che un ragazzo si è gettato in mare dopo essersi alzato in piedi sul natante e aver chiesto acqua. Qualcun altro ha detto che era proprio Ibrahim uno di quelli che picchiava le persone e faceva parte dell'equipaggio.
I magistrati contestano ai due arrestati anche le aggravanti perchè hanno consentito l'ingresso nel territorio dello Stato di più di cinque persone; perchè il reato è stato commesso da più di tre persone alcune delle quali armate di un bastone - da considerarsi arma a tutti gli effetti; perchè le persone trasportate sono state esposte a pericolo di vita in considerazione delle avverse condizioni di tempo e della precarietà del natante; perchè le persone trasportate sono state sottoposte a trattamento inumano in quanto ammassate sulla citata imbarcazione e sottoposte a continue violenze e minacce, anche con armi.

- Stuprata durante la traversata dalla Tunisia a Lampedusa... (Guidasicilia.it, 22/06/11)

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25 giugno 2011
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