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Suicidati dallo sfratto e dai mutui. A Roma centinaia di fantocci impiccati per sottolineare il problema della casa

17 gennaio 2006

Ieri mattina Roma e la sua regione si è svegliata con le strade segnate da macabri simboli. 400 manichini impiccati sui lampioni, i ponti, le insegne delle banche di tutti i capoluoghi del Lazio.
Si potrebbe pensare all'ennesima opera di Maurizio Cattelan (l'artista padovano che fece scalpore dopo aver ''impiccato'' a Milano tre manichini di bambini), invece no, il tetro segnale è stato lanciato da un organizzazione di cittadini ignoti che con quei fantocci hanno voluto rappresentare la ''moltitudine di italiani che non possono sopportare oltre affitti usurai e mutui bancari che sono vere e proprie condanne a morte''.

La manifestazione è la prima ''azione'' da parte del Coordinamento Nazionale Mutuo Sociale che conta di raccogliere firme per ottenere un referendum popolare per il mutuo sociale. L'idea, come è spiegato nel comunicato, apparso sul sito www.mutuosociale.org, è quella di varare ''una proposta di legge popolare che impegna le regioni a costruire su terreni demaniali tramite un ente specifico, case pubbliche da vendere a prezzo di costo (80.000 Euro ad appartamento) a tutti gli italiani non proprietari di casa, con una rata mensile che non superi un quinto delle entrate della famiglia e che si blocchi in caso di disoccupazione''.

Purtroppo qualche giorno fa a Palermo, impiccato dallo sfratto non è stato un fantoccio, ma un uomo di 41 anni, Giovanni Runfola.
L'uomo, ritrovato dalla polizia allertata da un amico della vittima, che avrebbe dovuto trasferire i mobili in un deposito, si è ucciso poche ore prima della esecuzione del provvedimento di sfratto, e con una disperazione beffarda, prima di lasciarsi penzolare da una trave  della camera da letto, ha lasciato un biglietto scritto che così recitava:  ''Ciao, signor padrone di casa, tu mi butti fuori di casa ma io qui ci resterò per sempre''.

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17 gennaio 2006
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