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Sul 'Big One' dello Stretto

E' risaputo che la zona dello Stretto di Messina è una delle più altamente sismiche d'Italia, solo che...

26 giugno 2012

Lo sappiamo! Anzi, lo sappiamo benissimo! Il territorio italiano è altamente sismico, e in particolar modo la zona meridionale che dalla Calabria va giù per tutta la parte orientale della Sicilia.
Altra cosa che sappiamo, bene o male tutti, è che prima o poi dal sottosuolo di quella zona si scatenerà un forte terremoto. Lo si sa perché le informazioni sul caso sono abbondanti, perché le tante tragedie hanno dissipato, putroppo, molti dubbi, perché, insomma, questa storia qua è diventata consapevolezza comune.
Ora, magari non proprio tutti sanno che il terremoto che ci si aspetta arriverà prima o poi da quella zona, potrebbe essere uno di quelli che si usa chiamare "catastrofici": un terremoto di magnitudo tra i 7 e i 7,5 che, nella zona interessata, potrebbe causare un danno di notevolissime dimensioni.

Proprio dal parlare dei danni notevolissimi che un terremoto "catastrofico" potrebbe causare tra Calabria e Sicilia, nasce il problema di come e quanto un’informazione approfondita rischia di diventare allarmismo. Sì perché, per molti, il vero problema è doversi preoccupare di non creare allarmismi in un contesto nel quale, in verità, l'allarme dovrebbe essere la condizione principale per limitare il più possibile quei "notevolissimi" danni.
Ieri Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo di Mario Portanova che parla di un documento, firmato dai più autorevoli sismologi italiani e sottoscritto anche dall'Ingv, nel quale si spiega che il "Big One italiano" potrebbe colpire la zona dello Stretto e provocare una strage. Attenzione però, una strage dovuta non alla potenza dell'evento, ma a scelte dissennate in fatto di edilizia e urbanistica. L’articolo di Portanova dice inoltre che la ricerca è introvabile e sul web ne compare una versione censurata.

Senza voler assolutamente creare allarmismo, troviamo veramente interessante alcune delle informazioni che questo documento contiene e che l'articolo di Portanova ha messo a disposizione di tutti. Ad esempio, crediamo possa essere interessante sapere che un terremoto tra Messina e Reggio Calabria potrebbe provocare "decine di migliaia di vittime", uccise non dalla fatalità ineluttabile del sisma, ma dalle scelte umane - e politiche - in fatto di edilizia e urbanistica.
Lo studio, firmato da sedici sismologi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e dell'Eucentre, il Centro europeo di ingegneria sismica con sede a Pavia (considerato un’eccellenza mondiale nel suo campo), risale al 2008 ma, come accennato, non c’è speranza di trovarlo su internet. Uno studio serissimo tra i quali figura la firma di Rui Pinho, portoghese trapiantato in Italia, oggi responsabile di Gem, un progetto mondiale di prevenzione del rischio sismico.
Lo studio, intitolato "Dal terremoto di Messina 1908 alla valutazione di danno nel 2008", è stato pubblicato, appunto, per il grande convegno internazionale di Messina che ricordava il centenario del sisma che devastò la città dello Stretto, provocando 86mila morti, per lo più persone colte in casa nel sonno poco dopo le cinque del mattino.
In rete è presente solo una versione più tecnica della ricerca, e precisamente sul sito dell'università di Messina, nella quale le stime sul "costo della riparazione del danno" e sulle "vittime a causa del collasso strutturale" sono cancellate da una serie di "X". E se, come pare, il numero di X corrisponde al numero di cifre cancellate, si parla di miliardi di euro e, appunto, decine di migliaia di morti.

Nello studio si legge ancora: "In corrispondenza dello scenario sismico considerato in questo studio, ci potrebbero essere decine di migliaia di vittime dovute al solo scuotimento del suolo". Il condizionale è dettato dal fatto che il numero di morti e feriti varia in base a elementi del tutto casuali: a parità di forza, per esempio, un sisma fa più vittime se si scatena in piena notte, quando la maggioranza della popolazione è in casa a dormire che non durante il giorno.
Di un terremoto non si possono prevedere né l’ora, né il giorno, né il mese, né l’anno. Di questo la comunità scientifica resta graniticamente convinta. Quello che invece si può prevedere è il rischio sismico di una determinata area e la magnitudo massima che il suolo potrebbe sprigionare. "L’area dello Stretto di Messina si estende nel segmento meridionale dell’Arco Calabro, una delle aree sismicamente più attive in Italia", si legge nello studio. Insomma, potrebbe essere questo il teatro del "Big One italiano". Che, data l’esperienza storica e l’analisi delle faglie, potrebbe sviluppare una magnitudo compresa tra i 7 e i 7,5 gradi. Che in aree costruite con criteri antisismici, come Tokyo o la California, farebbe certamente molte meno vittime di quelle previste tra Reggio e Messina.
L'esistenza di questo studio, ottimo per riconoscere le giuste differenza tra il concetto di "allarme" e quello di "allarmismo", è confermata anche da Domenico Patanè, direttore dell'Ingv di Catania. "Lo studio esiste, ma è uno dei tanti che si susseguono negli anni, che io sappia è stato distribuito per il centenario, ma sono cose note come lo studio sulla vulnerabilità della città, ovvero il 'rapporto Barberi' fatto con rilevazioni a campione. Che il nostro patrimonio edilizio sia disastrato non è certo una novità, a Messina come a Catania. Nel 2003 doveva iniziare una verifica sul territorio, della durata di cinque anni, proprio per evitare scenari come questi. E' stata prorogata al 2011, ma non ne abbiamo notizia. I sindaci, che sono anche i primi responsabili per la Protezione civile, dovrebbero essere informati di questi studi per prendere i dovuti provvedimenti".

L'allarme, però, non turba più di tanto il sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca: "A noi la notizia non risulta - ha detto il primo cittadino interpellato da LiveSicilia - siamo inoltre l'unica città italiana dotata di un piano antisismico e facciamo ogni anno un'esercitazione che dura sette giorni e coinvolge scuole, edifici pubblici e anche alcuni privati. Abbiamo simulato un sisma di 6,5 gradi della scala Richter. Gli edifici che abbiamo controllato sono tutti a norma, dopo il 1908 vengono costruite secondo precise indicazioni".

Quindi, tutti pronti per affrontare un eventuale "Big One"? Mah!

- L’articolo di Mario Portanova

 

 

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26 giugno 2012
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