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Sul lavoro nero in Sicilia

Se ne parla oggi a Catania nella ''Conferenza europea sulle politiche del lavoro e l'emersione''

11 dicembre 2003
In Sicilia il lavoro nero sfonda il tetto del 24% e registra punte del 40 in agricoltura e del 33,5% nel settore edile. In Italia la media s’attesta sul 15%. Lo ha reso noto la Cisl in vista della Conferenza Ue sulle politiche del lavoro e per l’emersione, che si svolge oggi alle Ciminiere di Catania.

La "Conferenza europea sulle politiche del lavoro e l'emersione: dalla segmentazione all'integrazione dei mercati del lavoro", in collaborazione con la Commissione Europea, vuole rappresentare un'opportunità per una prima riflessione sui NAP Occupazione 2003 (Piani Nazionali d'Azione per l'occupazione), anche allo scopo di fornire elementi alla Commissione per la redazione del rapporto congiunto.
Nel dettaglio il Nap rileva come continui a pesare gravemente sulla situazione italiana il divario territoriale tra il Mezzogiorno ed il resto del Paese. Negli ultimi anni il gap in termini di tasso di disoccupazione si è ridotto ma il divario in termini di tasso di occupazione rimane pressoché stabile (-11,5% rispetto all'intero territorio nazionale).
Il focus della Conferenza sarà posto sui fenomeni di segmentazione del mercato del lavoro, con una particolare attenzione alle politiche di intervento in materia di emersione del lavoro non dichiarato. Queste tematiche saranno approfondite anche attraverso l'analisi di esperienze concrete e potranno fornire possibili piste di intervento per lo sviluppo della strategia dell'occupazione.

Il meeting Ue, affermano Paolo Mezzio e Salvatore Leotta, leader siciliano e segretario catanese della Cisl, è un appuntamento importante perché "mette il dito in una delle piaghe che frenano lo sviluppo del Mezzogiorno". Perché il sommerso è insieme "una ipoteca sulla testa dei lavoratori, che penalizza; un fenomeno di grave distorsione della concorrenza; un danno per l’erario e una fonte di alimentazione della cultura dell’illegalità". E’ per questo che la Cisl indirizza al governo e agli enti locali siciliani, in occasione della conferenza Ue, la richiesta "di tenere la barra dritta, e non solo a parole, in direzione d’un patto sociale e istituzionale che basi lo sviluppo su protocolli di legalità, per l’emersione degli occupati in nero e la gestione trasparente del mercato del lavoro".

In questo senso, affermano Mezzio e Leotta, uno dei nodi da sciogliere è quello che riguarda il funzionamento degli Ispettorati del lavoro. "Uffici d’importanza strategica che operano con organici ridotti all'osso". Gli ispettori del lavoro, rileva il sindacato, sono non più di qualche decina in Sicilia a fronte degli oltre 200 previsti dalle piante organiche. Ma la Cisl si dice preoccupata pure per la realtà del lavoro minorile: "l’altra faccia dell’occupazione irregolare". La questione, sottolinea, rimanda al dramma dell'evasione scolastica. E' per questo che sarebbe necessaria, rimarcano Mezzio e Leotta, la "collaborazione stretta tra forze sociali, imprese, istituzioni, mondo della scuola". E’ dall’emersione del nero che dipende l’accelerazione dello sviluppo del Sud. Un obiettivo a cui è subordinata in gran parte la possibilità che il Paese mantenga il tasso di sviluppo programmato.

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11 dicembre 2003
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