Sul "ripristino filologico" che ha fatto scattare la polemica
Le critiche sui social network per il restauro filologico del giardino del villino Florio a Palermo
Deserto davanti al villino Florio: polemica per il restauro del giardino
di Giulio Giallombardo (SiciliaInformazioni.com)
Come un’oasi nel deserto. Così appare il villino Florio, a Palermo, dopo i lavori di "ripristino filologico" che hanno interessato quello che rimane del giardino, un tempo ben più esteso e rigoglioso. Per farlo tornare ai fasti d’inizio ‘900, alcuni alberi sono stati tagliati e davanti al monumento è stato dato spazio ad un ampio battuto di tufina delimitato da un prato all’inglese.
I lavori al giardino, costati circa 130 mila euro e finanziati con fondi PoFesr Sicilia 2007-2013, sono l’ultimo tassello di un restauro iniziato dieci anni fa e terminato il 29 dicembre scorso, quando il gioiello liberty progettato da Ernesto Basile per la famiglia Florio, è stato restituito ai palermitani. Resta da capire adesso quale sarà la destinazione d’uso del bene. Potrebbe diventare un museo o una delle sedi di rappresentanza della Regione o, ancora, la sede della Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia. Intanto, dopo l’inaugurazione, i cancelli del villino sono di nuovo chiusi in attesa di organizzare stabilmente l’apertura al pubblico.
Nonostante il recupero del monumento, però, non sono mancate le critiche. Sulle pagine di Facebook c’è chi pensa che il taglio degli alberi sia stato troppo "drastico" e che il ripristino "filologico" del giardino non abbia tenuto conto dell’evoluzione urbana. Dando uno sguardo, poi, alla Carta italiana dei giardini storici, come suggerito su Facebook da un esperto del calibro di Giuseppe Barbera, ex assessore all’Ambiente del Comune di Palermo e professore di colture arboree all’Università del capoluogo siciliano, si apprende che "l’intervento di restauro dovrà rispettare il complessivo processo storico del giardino, poiché tale processo materializza l’evoluzione della struttura e delle configurazioni via via assunte nel tempo. Pertanto ogni operazione che tendesse a privilegiare una singola fase assunta in un certo periodo storico e a ricrearla ex novo, a spese delle fasi successive, comporterebbe una sottrazione di risorse e risulterebbe riduttiva e decisamente antistorica".
Alle polemiche risponde l’architetto del centro regionale del Restauro Marilù Miranda, direttore dei lavori di ripristino filologico del giardino. "Sui social network ho letto troppe imprecisioni e attacchi pretestuosi, - dice a Siciliainformazioni - i lavori sono stati eseguiti studiando la storia del giardino approfonditamente. Abbiamo fatto tutto il censimento delle specie presenti, individuando quelle originarie ed eliminando quelle infestanti come l’ailanto, che era dappertutto. Le sterlizie e la cycas ci sono ancora, solo che sono state spostate. Non è vero, come ho letto su Facebook, che sono stati tagliati 50 alberi, l’unico albero di grandi dimensioni che abbiamo abbattuto era un pino che non c’entrava nulla con le specie storiche tipiche del giardino".
Riguardo, poi, al contestato battuto giallo, l’architetto difende strenuamente il suo lavoro. "Non si tratta di sabbia, come è stato scritto, ma di tufina sempre usata nei giardini del ‘900. Per maggiore sicurezza, abbiamo scavato trovando la tufina dell’epoca che abbiamo anche fatto analizzare per attestarne l’autenticità. Ripeto, in cuor mio sono certa di avere fatto un lavoro sincero, il solo elemento che è stato del tutto rimosso è l’aiuola che si trovava davanti al villino, risalente agli anni ’60 e completamente fuori contesto".
Tuttavia, al di là del pur apprezzabile lavoro di ripristino, resta qualcosa che stride con il tessuto urbano circostante. L’impressione è che il nuovo giardino sia stato concepito come se ancora intorno fosse presente l’esteso parco dei Florio, che arrivava da un lato alla Zisa, dall’altro a villa Belmonte alla Noce e dall’altro ancora fino a villa Malfitano. Oggi, al posto del verde, ci sono soltanto palazzi e, forse, il restauro avrebbe maggiormente dovuto tener conto del nuovo volto della città. Il vecchio giardino era comunque, anche solo simbolicamente, l’ultimo spicchio di verde rimasto, nonostante l’urbanizzazione selvaggia. Adesso, invece, bisognerà aspettare nuovamente che gli alberi crescano. Un ritorno al passato, dimenticando il presente.
(Foto da Facebook)
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