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Sul sottosegretario che dovrebbe essere arrestato ma rimane libero...

La Cassazione ha dichiarato ''legittimo l'arresto del sottosegretario all'Economia Cosentino'', ma lui siccome è parlamentare...

29 gennaio 2010

Lui si chiama Nicola Cosentino ed è sottosegretario all'Economia dell'attuale governo. La Procura di Napoli lo ha accusato di concorso esterno in associazione camorristica. Questo signore, insomma, è stato coinvolto in un'indagine che parla di suoi presunti rapporti con con il clan dei Casalesi. Ieri, la Cassazione ha dichiarato legittima l'ordinanza di arresto per Nicola Cosentino.
A sostenerlo è stato il sostituto procuratore generale della Cassazione, Vito Monetti, sollecitando, ai giudici della I Sezione penale, il rigetto del ricorso presentato dai difensori di Cosentino. In ogni caso, come spiegano gli stessi legali Stefano Montone e Agostino De Caro, il deputato Pdl resterebbe al suo posto perché la Camera ha negato l'autorizzazione a procedere.
Avete capito? Contro Cosentino è stato emesso un mandato di cattura, ma non andrà in prigione. Il 10 dicembre scorso la Camera ha respinto la richiesta dei magistrati partenopei (360 no all'arresto contro 226 voti a favore, 51 voti in più della maggioranza). Il deputato del Pdl, che fino al suo coinvolgimento nell'inchiesta era il candidato il pectore a governatore della Campania, non potrà quindi essere arrestato fino quando rimarrà in Parlamento.
E secondo voi, solo per decenza, Cosentino si dimetterà dalla carica di sottosegretario del governo?

Secondo i difensori di Cosentino, il provvedimento di arresto merita l'annullamento in quanto "presenta vizi di legittimità, a cominciare dal dubbio di utilizzo delle intercettazioni telefoniche, della mancata trasmissione di tutti gli atti e perché il gip ha sottovalutato la memoria difensiva".
E quanto al fatto che comunque decida la Cassazione per il deputato Pdl la situazione non cambierebbe finché sarà parlamentare, i difensori si dicono "certi che Cosentino sarà in ogni caso assolto da ogni accusa".
I due difensori di Cosentino auspicano che il processo abbia tempi brevi "per fare in modo di superare i limiti di segretezza degli atti e far cadere tutte le accuse". "Prendiamo atto della decisione della Corte, che evidentemente ha ritenuto il provvedimento giudiziario del gip privo di vizi formali - ha aggiunto - vedremo le motivazioni".

E il Tg1 non da la notizia - E sul caso Cosentino si è scatenata la polemica del Partito democratico, che ha rilevato il silenzio del telegiornale della sera di Rai1. "I telespettatori del telegiornale più importante del servizio pubblico hanno potuto sentire le voci del presidente del Consiglio, dei ministri Maroni, Alfano, Sacconi e Ronchi, del candidato alla presidenza del Piemonte Cota, ma non una sola voce del Pd", ha rilevato Paolo Gentiloni. "Hanno saputo del 'complotto' pugliese ai danni di Berlusconi, dell'archiviazione dell'inchiesta a carico del ministro Prestigiacomo, ma non che la Cassazione ha confermato la legittimità della richiesta d'arresto per reati di camorra nei confronti del sottosegretario Nicola Cosentino". Ha rincarato la dose Vincenzo Vita, membro della commissione vigilanza Rai: "E' un obbrobrio assistere alla degenerazione del Tg1. Fu una grande testata, oggi è solo l'avamposto della curva ultrà del presidente del Consiglio. Naturalmente ci si riferisce non certo a chi lavora nella testata, bensì alla direzione". Per Michele Meta, capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera, il silenzio su Cosentino è "un'omissione molto sospetta".
A stretto giro ha replicato  Vincenzo Quagliarello: "Non si alimenti la cultura del sospetto - ha detto il vicepresidente del gruppo Pdl - Si può anche dissentire dalle idee del direttore del Tg1, ma per la sua storia professionale non certo accusarlo di voler 'coprire una notizia'. D'altro canto, se si scorrono i dati delle presenze di questo mese sul Tg1, si scoprirà che Bersani è il politico più presente in video. Quanto a imparzialità - ha concluso Quagliariello - ciò risulta assai più eloquente di una presunta omissione". Anche la segreteria di redazione del telegiornale diretto di Augusto Minzolini (nella foto) ha replicato: le interviste realizzate nell'ultimo mese sono in "perfetta par condicio" e "inaccettabile" è solo "il pregiudizio miope e ingiustificato di una certa politica".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, ANSA, Repubblica.it]

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29 gennaio 2010
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