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Sull'incostituzionalità del Lodo Alfano

Stop al processo Mediaset, continua il processo ''Berlusconi-Mills''

29 settembre 2008

Nessuna sospensione immediata per il processo in corso a Milano sul 'caso Berlusconi-Mills', il procedimento che vede imputati il premier e il legale inglese per corruzioni in atti giudiziari. Sabato scorso i giudici hanno respinto la richiesta avanzata dai difensori del premier di 'fermare' i lavori dopo che il giorno prima un'altra sezione del Tribunale di Milano, nell'ambito del processo sui diritti tv di Mediaset, ha accolto l'eccezione di incostituzionalità del Lodo Alfano proposta dal Pubblico Ministero Fabio De Pasquale e ha inviato gli atti alla Corte Costituzionale 'bloccando' il procedimento. (LEGGI)
Il processo Mills è andato avanti quindi con la discussione delle parti sulle presunte illegittimità costituzionali dello 'scudo Alfano', la legge che sospende i processi per le più alte cariche dello Stato.

I giudici, decideranno sulla eccezione di costituzionalità del lodo Alfano, avanzata dal pm De Pasquale, il prossimo sabato 4 ottobre. In quell'occasione il Tribunale comunicherà se intende sospendere il processo per il solo presidente del Consiglio o anche per il coimputato, come chiesto dal suo difensore, l'avv. Federico Cecconi.
Davanti ai giudici del caso Mills, il pm De Pasquale, come aveva fatto venerdì scorso, ha sottolineato come il lodo Alfano è una norma "irragionevole" e contraria, in particolare, all'articolo 3 della Carta Costituzionale che sancisce l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Per il magistrato "è anche opinabile che uno Stato democratico abbia bisogno di una norma di protezione affinché l'esercizio delle funzioni si svolga in termini sereni".
L'accusa ha anche chiesto ai giudici di separare la posizione di Silvio Berlusconi da quella del coimputato, l'avvocato David Mills. E questo soprattuto nel caso in cui i giudici accolgano la sua richiesta di inviare gli atti alla Corte costituzionale.

Da parte loro, i difensori di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, hanno chiesto ai giudici di respingere l'eccezione sullo 'scudo' votato nel luglio scorso. Replicando agli argomenti utilizzati dal pm, i difensori hanno affermato che "è certo che sarebbe stato meglio fare una legge di revisione costituzionale e non una ordinaria, ma questo non è diritto, è politica, e noi qui dobbiamo parlare di diritto".
Il difensore del legale inglese, l'avvocato Cecconi, ha chiesto una "estensione automatica della sospensione", che inevitabilmente riguarda il premier, "anche al coimputato", come di fatto ha già deciso il tribunale del processo sui diritti televisivi di Mediaset. Per il difensore l'estensione diventa in questo caso ancor più importante poiché il fatto contestato, cioè la corruzione, è un reato a concorso necessario. E anche perché, ha spiegato ancora Cecconi, "se lo spirito e la ratio del lodo Alfano è quella di tutelare l'attività serena del presidente del Consiglio sarebbe surrettizio proseguire il processo a carico del suo coimputato".
 
Da parte sua il premier si è detto convinto che il lodo Alfano passerà indenne l'esame della Corte Costituzionale, ma in caso contrario ha annunciato una "profonda riflessione" sulla giustizia. "Sono convinto, assolutamente - ha affermato Silvio Berlusconi -, che passerà il vaglio della Consulta. Se non passasse allora ci sarebbe da fare una profonda riflessione su tutto il sistema giudiziario e su tutto ciò che abbiamo visto accadere recentemente a Milano".
Parole che sono suonate come un ricatto sia per alcuni membri dell'opposizione, che per alcuni membri delle istituzioni giudiziarie.
Nessun ricatto alla Corte Costituzionale nelle parole del premier ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano al quotidiano La Stampa. "Penso che Berlusconi abbia voluto semplicemente ribadire la propria fiducia sul buon esito della vicenda del lodo davanti ai giudici della Corte Costituzionale", ha detto il Guardasigilli, anche perchè "la decisione dell'Alta Corte arriverà certamente dopo che noi avremo presentato alle Camere il nostro progetto di riforma costituzionale... questo dovrebbe provare che non esiste alcuna volontà, diciamo, di condizionamento", ha spiegato il ministro al quotidiano torinese.
Alfano è poi tornato sui punti centrali della riforma della giustizia, che saranno separazione delle carriere e parità tra accusa e difesa nel processo penale. "Gli avvocati... appaiono isolati fisicamente rispetto a giudici e pm che hanno fatto lo stesso concorso, frequentano gli stessi uffici e spesso fanno vita sociale comune", ha detto il ministro alla Stampa. "Ecco, questo mi sembra il ritratto perfetto di una parità mancata tra protagonisti del processo: parità che era il principio fondante, tradito, del processo accusatorio". "Riteniamo indispensabile andare avanti sulla parità tra accusa e difesa e crediamo che la separazione (delle carriere) sia una declinazione di questo principio", ha detto Alfano.
Il passo successivo sarà quello di trasferire alla polizia giudiziaria prerogative che oggi sono dei pm, tornando alle indagini gestite dagli apparati investigativi: "Il magistrato studia il diritto e fa un concorso per divenire giudice, non nasce poliziotto... (Occorre) ripristinare in qualche modo la funzione della polizia giudiziaria", ha detto il Guardasigilli.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Reuters Italia]

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29 settembre 2008
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