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Sull'omicidio Rostagno "i servizi segreti non sanno nulla"

Smentita l'appartenenza agli apparati di sicurezza di Giuseppe Cammisa, braccio destro di Cardella, cofondatore della comunità Saman

24 giugno 2013

Processo Rostagno, due 007 in aula: "I servizi segreti non sanno nulla"
di Rino Giacalone (Il Fatto Quotidiano,  23 giugno 2013)

Stavolta i servizi segreti erano presenti nell’aula "Giovanni Falcone" del Palazzo di Giustizia di Trapani dove da oltre due anni e da 53 udienze la Corte di Assise, presieduta dal giudice Angelo Pellino, sta processando per l’assassinio di Mauro Rostagno due conclamati mafiosi, Vincenzo Virga, capo di Cosa nostra a Trapani, e Vito Mazzara, che andava ad ammazzare assieme a Matteo Messina Denaro. All’ultima udienza, citati dai giudici, sono arrivati in aula due funzionari dei servizi segreti, uno dell’Aise e l’altro dell’Aisi, eredi dei disciolti Sisde e Sismi.

Udienza a porte chiuse, solo le parti, senza pubblico e giornalisti. Testi protetti da un paravento alla vista di pm e avvocati. Segretezza che però in parte è venuta meno, l’audio dell’udienza è finito su Radio radicale. Circostanza che viola, per un disguido certamente, l’ordinanza della Corte ma non ci sono segreti da ascoltare, perché su Mauro Rostagno e sul suo omicidio "i servizi segreti non hanno nulla". Più volte nel corso del processo e su iniziativa delle difese degli imputati, sono stati introdotti temi per portare l’omicidio, avvenuto a Trapani 25 anni fa, su matrici diverse da quelle mafiose, sfruttando circostanze vere come la presenza di Gladio a Trapani e traffici di armi passati per questa provincia. E che possono avere riguardato, ma negli anni 90, gli interessi illeciti in Somalia coperti da apparati anche dei servizi, come da anni raccontano i giornalisti Andrea Palladino e Luciano Scalettari (la trama è quella dei delitti Alpi e Hrovatin).

Le difese hanno sovrapposto fatti accertati con altri non fondati, citando in aula una serie di soggetti venuti a dire di misteriosi voli e atterraggi sulla pista di un aeroporto ufficialmente chiuso, quello di Chinisia, poco fuori Trapani. Rostagno a Trapani lavorando da giornalista  in una tv privata, Rtc, si sarebbe imbattuto in questi misteriosi voli e avrebbe custodito gelosamente una cassetta. Una "leggenda" venuta fuori tantissimi anni dopo il delitto. I due 007 hanno smentito molte circostanze presentate come vere da sedicenti presunti informatori dei servizi e appartenenti a Gladio, hanno negato l’esistenza di documenti prodotti in aula come originali. Smentita l’appartenenza ai servizi segreti di Giuseppe Cammisa, detto Yupiter, un ex ospite della Saman, la comunità fondata da Rostagno e da Francesco Cardella. Di quest’ultimo Cammisa è stato per decenni fidato braccio destro. Smentita l’originalità di messaggi in codice riguardanti Cammisa risalenti al 1991 e al 1994.

Unico segreto svelato quello di una nota interna ai "servizi" del 1992 che aveva come oggetto "criminalità organizzata, Francesco Cardella". La nota su Cardella è una novità, intanto Cardella è uscito di scena, morto d’infarto due anni fa.
Insomma l’udienza sta tutta qui. Gli 007 hanno anche negato collegamenti tra i servizi e la mafia di fronte al pm Del Bene, che è anche uno dei magistrati dell’indagine sulla "trattativa". Ma per quel che interessa il processo su Rostagno e sul suo assassinio non c’è nemmeno un foglietto classificato come riservato, né un appunto in chiaro. Resta evidente nel processo quello che hanno raccontato molti pentiti, ed il fatto è stato riscontrato, "Rostagno era  una camurria per la mafia". E la mafia lo ha fatto ammazzare perché lui faceva il giornalista con la G maiuscola.

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24 giugno 2013
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