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Sull'opportunità o meno di vendere gadget ''mafiosi''

Ritorna la polemica sulle magliette e i souvenir che fanno riferimento al fenomeno mafioso

08 maggio 2009

C'è la maglietta o la bandana con il volto del ''Padrino'' Marlon Brando, l'accendino con la scritta 'Cosa Nostra', la tazza con il logo di una coppola e la scritta mafia...
Sono i souvenir che si possono trovare, e acquistare, nella bancarelle non solo siciliane. Sull'opportunità o meno di riprodurre sui gadget motti o immagini dell'immaginario mafioso, periodicamente nascono polemiche e in questi giorni, complice il bel tempo, e quindi la fuoriuscita massiccia degli ambulanti, le polemiche si sono riaccese.

"Non è concepibile che si vendano magliette e accendini con la fotografia di don Vito Corleone, con immagini e frasi del linguaggio mafioso: si tratta di un'impostazione altamente negativa per la pedagogia e induce molti nostri ragazzi a identificarsi in personaggi e situazioni che rappresentano il crimine e l'anti Stato". Questo è il punto di vista della senatrice Maria Burani Procaccini, ex presidente della commissione bicamerale per l'Infanzia. "Non amo molto i divieti - dice Burani Procaccini - ma penso, per esempio, alla pubblicità di una famosissima bibita molto in voga fra i giovani in cui si vede un uomo buttato nel mare e si sente una voce siciliana inequivocabile". "Si tratta di modelli pericolosi che legittimano inconsciamente la mafia - aggiunge - e che vanno respinti con forza e con sdegno. Chiedo che ci sia una levata di scudi per comprendere la negatività di messaggi che, invece, passano nell'indifferenza generale come se fossero semplici provocazioni culturali".

Un punto di vista diametralmente opposto è quello del fotografo, assessore alla Creatività di Salemi, nonché candidato sindaco di Monrelae, Oliviero Toscani: "Se vietano la vendita delle magliette con il Padrino o con la scritta mafia dovrebbero vietare anche la vendita dei crocefissi - ha detto -. La polemica sui gadget che richiamano al Padrino o alla mafia mi sembra una pura follia. Chi la pensa così dovrebbe vietarsi di parlare". Secondo Toscani "il vero problema dell'Italia è la televisione. Questo è il guaio. Non sono diseducative le magliette o le tazze con immagini dell'iconografia mafiosa. E' molto più diseducativo il Grande Fratello. Finchè non capiremo questo non andremo da nessuna parte".
Oliviero Toscani ha anche depositato il brevetto con il marchio 'M.a.f.i.a' (Mediterranean association for international affair). "Non mi interessa speculare sul marchio Mafia - conclude - mi piaceva l'idea di brevettarlo".

L'aperto sindaco antimafia di Gela, Rosario Crocetta, si schiera contro la vendita di magliette e souvenir perché "sminuiscono il problema". "E' un'oscenità - ha ribadito -. Fare business sfruttando la parola mafia o le immagini del Padrino è una delle cose più volgari che siano mai state pensate. Non si può scherzare su un fenomeno come quello della criminalità organizzata. Non credo che da parte delle giovani generazioni ci sia pericolo di emulazione ma in ogni caso il fenomeno è diseducativo. Da una parte parte spinge verso l'aggressività dall'altra fanno apparire la mafia come qualcosa di folcloristico, da portare a casa come un souvenir".
La pensa alla stessa maniera il fratello del giudice Paolo Borsellino, Salvatore, per il quale "questo tipo di business alimenta la visione dei mafiosi come eroi, anche se negativi". Mentre la sorella del magistrato ucciso dalla mafia, Rita dice: "Vietare non è bello, ma certe esagerazioni non possono essere tollerate. Ricordo i videogiochi con le guerre di mafia...".

Per il segretario del Pd e consigliere comunale a Palermo, Ninni Terminelli, "quest'anno in Sicilia c'è stato un vero e proprio exploit di statuette, calamite, magliette e cappellini che fanno riferimento alla mafia, offerti ai turisti come oggetti caratteristici. E' scandaloso". Ma il suo compagno di partito anche lui consigliere comunale Salvatore Orlando, ribatte: "La tazza col volto di Marlon Brando? Che male fa? La lotta alla criminalità organizzata non si fa vietando la vendita dei gadget. L'antimafia dovrebbe essere cosa più seria".

[Informazioni tratte da Ansa.it, La Siciliaweb.it]

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08 maggio 2009
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