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Sulla Giustizia malata

Castelli a Palermo per inaugurare il nuovo anno giudiziario. Le Toghe palermitane in contromanifestazione

15 gennaio 2005

A Palermo, mentre nel Palazzo di Giustizia si inaugura il nuovo anno giudiziario, alla presenza del ministro del Giustizia Roberto Castelli, i magistrati di Palermo hanno deciso di non partecipare alla cerimonia organizzando in contemporanea una contromanifestazione di protesta.

Intanto nel Palazzo l'inaugurazione si apre con la denuncia del procuratore generale di Palermo, Salvatore Celesti: ''I fiancheggiatori della mafia sono annidati nei più svariati settori delle professioni, della politica, della pubblica amministrazione''. 
Pur senza abbandonare i tradizionali interessi criminali, in primo luogo le estorsioni, la mafia ha scelto per ora la strada della ''sommersione'' per dedicarsi meglio agli appalti e alle attività imprenditoriali. Un apporto decisivo in questa costante opera di penetrazione è dato ai boss da una pluralità di soggetti che popolano la ''zona grigia''. Il procuratore generale li individua tra singoli e gruppi ''che forniscono ai mafiosi un fondamentale supporto di consulenza per le questioni legali, gli investimenti, l'occultamento di fondi, la capacità di manovrare l'immenso potenziale economico dell'organizzazione criminale''.
Il rapporto dei boss con la pubblica amministrazione ma soprattutto con la politica, come emerge da numerose inchieste, si realizza attraverso un rapporto di scambio ''tra il sostegno elettorale fornito dall'organizzazione e i molteplici favori che l'esponente politico può a sua volta fornire''. Un caso emblematico di ''concorso esterno'' viene individuato da Celesti nella vicenda delle Talpe al Dda di Palermo che tanti personaggi di spicco, del mondo della politica e di quello delle forze dell'ordine, ha coinvolto.
Come detto Cosa nostra continua a tenere il controllo dei tradizionali settori criminali: il riciclaggio, nel quale svolgono un'opera decisiva ''soggetti professionalmente specializzati'', l'usura, il traffico della droga e naturalmente gli appalti. La conclusione è che, malgrado i colpi ricevuti, la mafia mantiene saldamente il suo potere.
 
Quindi per la Giustizia siciliana il nemico più pericoloso continua ad essere la mafia, e lo stato di salute degli organi che devono quotidianamente scendere nel campo di battaglia per fronteggiarla, stanno sempre peggio. E il vero e proprio sfascio lo si nota fin dalle piccole cose: fotocopiatrici rotte, penne e carta che mancano, magistrati costretti a ricorrere alle braccia dei familiari per trasportare i pesantissimi faldoni che, l'assenza di uno spazio adeguato in ufficio, li obbliga a portarsi a casa. E le ormai croniche carenza di fondi e d'organico, non solo nei ranghi delle toghe ma anche tra quelli del personale giudiziario.
E' questo, purtroppo, il disastroso ritratto della giustizia siciliana tracciato dal ''Libro bianco'' dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM), che ha fotografato la realtà dei singoli distretti di Corte d'Appello italiani.
L'elenco delle tragiche e grottesche difficoltà di giudici e pubblici ministeri dell'Isola è lungo.
A Palermo si lamenta l'esiguità dei fondi a disposizione per la stipula dei contratti per i servizi di trascrizione dei verbali d'udienza, per la manutenzione dei pc e le forniture del materiale di cancelleria. Scarso anche il denaro a disposizione per l'acquisto di codici e libri, insomma, dei mezzi per l'aggiornamento professionale.
Assolutamente insufficienti gli spazi da assegnare ai magistrati, spesso obbligati a dividere la propria stanza con un collega, con conseguenze vicine al paradosso come quella che se uno dei due fa udienza, l'altro è costretto a uscire. Disastrosa anche la situazione legata all'assenza di un parco macchine che garantisca gli spostamenti dei magistrati impegnati in attività fuori sede come gli interrogatori in carcere.

Una realtà quella della carenza delle autovetture che Palermo condivide con Caltanissetta.
Grave la situazione anche nel distretto nisseno dove manca tutto: magistrati, personale, stanze e perfino il carburante per le auto di servizio. Non va meglio a Catania dove i fondi per le spese informatiche sono passati dai 51.000 euro del 2002 ai 35.000 del 2004 e dove i giudici penali sono costretti a tenere udienza di pomeriggio per mancanza di aule.
Allarme aule anche a Messina. Nella città dello Stretto si utilizzano anche gli uffici collocati nei seminterrati ''con carenze evidenti - si legge nel documento dell' Anm - in materia di igiene del lavoro''. Scarso anche il numero delle toghe, tanto che nel civile 16 giudici fanno fronte a 7344 procedimenti con un record di 1000-1600 cause assegnate a ciascun magistrato.
Insomma, una situazione, certo, da paese non civile e che non può affrontare i gravi problemi riconosciuti.

Ma non è solo questo che la contromanifestazione indetta dall'Associazione Nazionale Magistrati denuncia: ''Vogliamo dire basta alla delegittimazione che, a certe latitudini, rischia di riaccendere l'arroganza e lo strapotere mafioso. I prezzi si pagano nei cimiteri''.
In merito all'accusa di rifiuto del dialogo rivolta alle toghe dal ministro Castelli, il presidente della Giunta distrettuale dell'Anm di Palermo Massimo Russo ha commentato: ''registriamo un fatto: sino ad ora, con questo ministro non siamo riusciti a dialogare. Ma una porta chiusa si può sempre riaprire. Siamo contro le contrapposizioni sterili, se si vuole il confronto non è questa la sede, ci sono le sedi istituzionali''.
Sulla solidarietà espressa ai magistrati palermitani da molti esponenti politici e della società civile Russo ha aggiunto: ''questi magistrati, che agiscono non secondo l'ossequio burocratico e carrieristico, questi magistrati delegittimati ed oltraggiati, evidentemente godono ancora del rispetto e della fiducia dei cittadini, condizioni essenziali per un'efficace lotta alla mafia''.

Il Procuratore della Repubblica di Palermo, Pietro Grasso, non è però presente alla contromanifestazione. Il Procuratore sta partecipando alla manifestazione ufficiale che si svolge nell'Aula Magna del vecchio tribunale.
Rispondendo alle domande dei cronisti sull'assenza del capo della Procura di Palermo alla contromanifestazione, il presidente della giunta dell'Anm, Massimo Russo ha detto: ''ognuno fa le scelte che ritiene più opportune''. Dura invece l'opinione del pm Gioacchino Natoli sull'assenza di Grasso alla Contromanifestazione: ''Sta andando in onda in anteprima il film su ciò che sarà l'universo giudiziario nel prossimo futuro; stamane si sta misurando sul campo il reale grado di indipendenza di ciascun singolo magistrato rispetto a desideri anche impliciti dei potenti di turno''.
 
Ma ad osteggiare la protesta dei magistrati non ci sono soltanto le parole di biasimo pronunciate ieri dal Guardiasigilli Castelli. Infatti i magistrati ''contestatori'' non potranno riunirsi nell'aula magna del nuovo Palazzo di Giustizia, che avrebbe dovuto ospitare l'assemblea indetta nei giorni scorsi dalla sezione dell'Anm. L'uso dei locali è stato infatti negato dal presidente della Corte d'Appello, Carlo Rotolo e dal procuratore generale Salvatore Celesti. Pm e giudici avevano ottenuto l'autorizzazione all'utilizzo dell'aula dal procuratore di Palermo Pietro Grasso.
Il rischio che la contro manifestazione dei magistrati non si tenesse nell'aula magna del nuovo palazzo di giustizia era nell'aria già da ieri sera. Il pm Gioacchino Natoli aveva ''denunciato'', in una nota diffusa via e-mail ai colleghi, che erano in atto ''pressioni sul presidente della Giunta Massimo Russo ''affinché l'assemblea fosse revocata o spostata in altri luoghi''.
''L'autorizzazione assumerebbe un valore di contromanifestazione alla cerimonia dell'anno giudiziario''. Così il presidente della Corte d'Appello, Carlo Rotolo, e il Procuratore Generale di Palermo, Salvatore Celesti, hanno motivato la decisione di non concedere l'aula. I vertici degli uffici giudiziari di Palermo hanno invece ratificato l'autorizzazione, che era stata vistata dal Porcuratore Pietro Grasso, concedendo l'aula successivamente alla cerimonia ufficiale. Nella nota Rotolo e Celesti hanno fatto riferimento anche a ''motivi di sicurezza'', visto il grande numero di persone che parteciperanno all'assemblea indetta dalla sezione distrettuale dell'Anm.

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15 gennaio 2005
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