Sulla grazia al Cavaliere
Marcello Dell'Utri sostiene che i figli l'avrebbero presentata. Notizia smentita dall'avvocato di Berlusconi e dal Colle
Marina, PierSilvio, Barbara, Luigi ed Eleonora Berlusconi, avrebbero chiesto per il padre la grazia al presidente della Repubblica.
A dare questa notizia in tv, uno dei più grandi amici del cavaliere, Marcello Dell'Utri, ex parlamentare Pdl e cofondatore di Forza Italia: "Tutti e cinque i figli di Berlusconi, in modo compatto, hanno chiesto la grazia".
Ospite della trasmissione 'Virus' su Raidue, Dell’Utri ha spiegato: "Nel momento in cui è stato deciso e gli è stato chiesto di farla chiedere ai figli, i figli l'hanno chiesta, mi sembra ovvio, solo che è brutto il discorso: i figli la chiedono e non gliela danno". Alla domanda ulteriore del giornalista, Nicola Porro, se la grazia non fosse arrivata al Quirinale, Dell'Utri ha risposto: "E che ci vuole per farla arrivare. Evidentemente non gliela vogliono dare. Vogliono che Berlusconi si arrenda... si deve arrendere".
Appena il tempo che i media divulgassero la dichiarazione ed è arrivata la smentita di Niccolò Ghedini, parlamentare Pdl ed avvocato di Berlusconi: "La notizia è infondata". A ruota, seppure non ufficialmente, fonti del Quirinale hanno affermato che alla presidenza della Repubblica "non è arrivato niente". D'altra parte - si è fatto notare - "già da tempo al presidente della Repubblica era stato esclusa da persone vicine a Berlusconi ogni ipotesi di domanda di grazia". Il cerchio è stato chiuso poi da chi, molto vicino al Cavaliere, ha ribadito che Berlusconi "non ha mai chiesto la grazia né ha mai pensato di chiederla. Né la scorsa estate né sta pensando ora di formulare questa richiesta".
Già l'altro ieri l'avvocato Ghedini era stato costretto a smentire la notizia che i figli di Berlusconi avevano presentato al Quirinale una domanda di grazia. Notizia comparsa su un quotidiano. "Nessuna istanza in tal senso - aveva già detto Ghedini - è stata mai presentata e tutte le ricostruzioni e i retroscena sono palesemente frutto di fantasia".
Evidentemente qualche cortocircuito deve esserci stato se sono circolare voci su una domanda di grazia firmata dai figli nell'agosto scorso. È infatti possibile che i figli del Cavaliere la scorsa estate, nel pieno della bufera, dopo l'intervento di Napolitano (il 13 agosto) abbiano deciso di attivarsi 'motu proprio' e che poi siano stati stoppati dal padre che ha sempre rifiutato di presentare la domanda di grazia in quanto poteva essere interpretata come una ammissione di colpa. E in ambienti pidiellini è stato fatto notare come le smentite di ieri sera in realtà non abbiamo mai negato l'esistenza di una domanda firmata dai figli (rimasta nel cassetto).
Di certo, Marcello Dell'Utri è apparso sicuro della notizia sulla presentazione della domanda, al punto che ha sferrato un feroce attacco al Quirinale insinuando che il capo dello Stato, pur avendola ricevuta, l'avesse bellamente ignorata. "Nel momento in cui è stato deciso e gli è stato chiesto di farla chiedere ai figli, i figli l'hanno chiesta, mi sembra ovvio, e sono stati compatti", ha spiegato Dell'Utri facendo intendere addirittura che alla famiglia Berlusconi sia stato anche comunicato in che modo procedere.
Secondo Ghedini, "forse Dell'Utri si sarà basato su quanto ha scritto il quotidiano Il Tempo nei giorni scorsi, salvo dimenticare la smentita che avevo già dato in proposito. Anche perché un atto del genere non può certo essere tenuto nascosto".
E' pure vero che Silvio Berlusconi in persona, lo scorso 5 novembre, aveva detto a Bruno Vespa di ritenere che Napolitano fosse ancora in tempo a concedergli la grazia.
Nel suo caso, la richiesta sarebbe mirata a cancellare gli effetti della condanna per frode fiscale comminata in via definitiva al leader del Pdl al termine dell'iter del processo per i diritti tv Mediaset: Berlusconi è stato condannato a 4 anni, di cui tre condonati, più due anni di interdizione dai pubblici uffici.
Nell'ordinamento italiano, il provvedimento di clemenza individuale del Quirinale ha il potere di cancellare la pena principale e, se espressamente disposto dal decreto presidenziale, anche una pena accessoria (come l'interdizione dai pubblici uffici). Possibilità esclusa dal Colle con una nota divulgata in agosto.