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Sulle tangenti per l'ipermercato di Villabate. L'ex sindaco di Bagheria si è avvalso della facoltà di non rispondere

23 novembre 2007

Pino Fricano, ex sindaco di Bagheria, cittadina a circa una decina di chilometri da Palermo, è stato citato ieri mattina come ''indagato di reato connesso'' nel processo per le tangenti legate alla realizzazione dell'ipermercato di Villabate. Insieme a lui anche l'imprenditore bergamasco Giuseppe Riva, ex presidente della società ''Asset Development''.
Fricano è stato interrogato sui suoi rapporti con Francesco Campanella, il pentito-chiave del processo e si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L'imprenditore Riva, invece, è apparso reticente, tanto da essere più volte ripreso dal presidente della quinta sezione del Tribunale Patrizia Spina.

Pesanti le accuse del pentito Campanella, rilasciate lo scorso 23 ottobre nell'ambito dello stesso processo. In quell'occasione Campanella - che è stato consulente del Comune di Bagheria proprio durante la sindacatura di Fricano - ribadì di avere appreso notizie sulle indagini a suo carico dall'allora sottosegretario alla Giustizia, Marianna Li Calzi, da Salvatore Cuffaro (vicenda per cui il governatore è sotto processo) e dal sindaco di Bagheria Pino Fricano. ''Mi disse - ha raccontato Campanella, riferendosi a Fricano - di averle ricevute direttamente dall'onorevole Lumia, con il quale aveva un rapporto di amicizia politica e personale tanto che lo stesso Lumia, mi disse Fricano, lo aiutava nei processi che il sindaco di Bagheria aveva pendenti per problemi con le coop''. Sempre secondo Campanella, l'ex sindaco di Bagheria gli avrebbe anche confidato che ''Lumia si era impegnato ad aggiustargli questo processo. Poi, in realtà, il processo si concluse con una condanna e Fricano mi disse di essere amareggiato per il risultato che lo stesso Lumia l'avrebbe rassicurato dicendo che le cose si sarebbero risolte in appello''.

Nel procedimento sono imputati: i manager della ''Asset'' Pier Francesco Marussig e Giuseppe Daghino; l'ex sindaco di Catania, Angelo Francesco Lo Presti; l'ex sindaco di Villabate Lorenzo Carandino; gli architetti Rocco Aluzzo e Antonio Borsellino e Giovanni La Mantia, legato a Nicolò Mandalà, capomafia di Villabate. Le imputazioni, a vario titolo, sono di associazione mafiosa, corruzione e riciclaggio.
La Procura di Palermo ha chiesto inoltre il rinvio a giudizio del pentito Mario Cusimano e di una sua amica, Maria Teresa Romano, per il reato di favoreggiamento. Il pentito avrebbe aiutato la donna ad eludere le indagini sull'affare dell'ipermercato di Villabate, cercando di impedire i riscontri alle dichiarazioni del collaboratore Francesco Campanella. L'indagine è scaturita quando, da alcune intercettazioni telefoniche, è emerso come Cusimano parlando con la Romano, e commentando con lei alcune dichiarazioni del pentito Campanella, abbia suggerito all'amica di tacere su determinati argomenti, qualora fosse stata interrogata dagli inquirenti. Gli argomenti in questione riguardano il ruolo della Romano nella compravendita dei terreni di Villabate finalizzata all'insediamento ed alla gestione del centro commerciale.

Approfondimenti:
- Mafia, politica e affari (Guidasicilia.it, 13/12/05)
- Il processo per le talpe alla Dda di Palermo (Guidasicilia.it, 19/01/06)
- Le rivelazioni di Campanella scuotono la giunta comunale di Bagheria (Guidasicilia.it, 25/01/06)
- Dietro il centro commerciale di Villabate (Guidasicilia.it, 07/03/06)
- Quei nomi importanti tra politica e mafia (Guidasicilia.it, 03/10/07)

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23 novembre 2007
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