Svelato il mistero delle mummie dei Cappuccini di Palermo
Una miscela di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool ed acido salicilico assemblati con dosaggi perfetti
Che cosa ha permesso agli imbalsamatori di conservare così bene i corpi che si trovano nelle catacombe dei Cappuccini a Palermo?
Ebbene, il mistero è stato svelato grazie agli studi di un gruppo di ricercatori dell'Istituto per le Mummie e l'Iceman dell'Eurac di Bolzano. Albert Zink, direttore dell'Istituto e Dario Piombino-Mascali, giovane antropologo siciliano, hanno studiato gli appunti dell'imbalsamatore Alfredo Salafia e sono riusciti a risalire alla formula utilizzata per conservare la piccola Rosalia Lombardo, la bambina morta nel 1920 all'età di due anni e la più famosa tra le duemila mummie del monastero siciliano, alcune delle quali sono lì da 400 anni.
Per ottenere questo risultato, l'imbalsamatore Salafia aveva fatto ricorso ad un sistema di conservazione permanente delle salme basato sull'iniezione di sostanze chimiche. La formula era rimasta ignota fino ad oggi. Ora i ricercatori dell'Eurac sono riusciti ad accedere ai suoi appunti e a ricostruire la misteriosa formula. Si tratta di una miscela di formalina, glicerina, sali di zinco, alcool ed acido salicilico, a cui si aggiunge un trattamento del volto con paraffina disciolta in etere, per mantenere un aspetto del volto vivo e rotondeggiante. Insomma, sostanze normalmente usate per conservare i morti, ma assemblate con dosaggi perfetti.
I risultati dell'importante scoperta saranno pubblicati in un un servizio dell'edizione italiana e quella americana del National Geographic di febbraio.
Dopo questa scoperta è stato annunciato uno studio conservativo per salvaguardare la piccola mummia da un ulteriore degrado.
[Informazioni tratte da La Siciliaweb.it, Repubblica.it]