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Sventata una faida mafiosa a Catania

Maxioperazione antimafia a Catania: fermati 50 presunti appartenenti alle cosche Cappello e Santapaola

22 ottobre 2009

E' stata un'imponente operazione quella che la Polizia di Stato di Catania ha portato a termine questa mattina all'alba per bloccare sul nascere una nuova sanguinosa faida tra i due clan più potenti di Catania: la famiglia di Cosa Nostra legata al boss Nitto Santapaola e quella del boss ergastolano Salvatore Cappello.
La Direzione distrettuale antimafia ha emesso 50 provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti affiliati dei due gruppi criminali, per il reato di associazione mafiosa. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Squadra Mobile della Questura. La maggior parte dei fermati sarebbe legata al gruppo dei 'Cursoti' del boss Cappello, che sarebbe diventato egemone nel capoluogo etneo.
L'8 ottobre scorso un'operazione della Procura affidata ai carabinieri aveva interrotto un summit dei vertici di Cosa nostra etnea, riuniti sotto la guida del superlatitante Santo La Causa per stabilire una strategia offensiva e difensiva da contrapporre all'espansione del clan Cappello (LEGGI). Due gruppi, gli Squillaci-'Martiddina' di Piano Tavola e gli Strano di Monte Po', hanno lasciato il clan Santapaola per passare con i Cappello, facendo perdere alla famiglia catanese di Cosa Nostra una notevole fonte di guadagno, quello delle erstorsioni.

Le indagini della Squadra mobile sono coordinate dal procuratore Vincenzo D'Agata e dai sostituti Giovannella Scaminaci, Francesco Testa e Pasquale Pacifico.

Tra i fermati c'e anche un esponente delle forze dell'ordine ripreso mentre consegna documenti e dà informazioni sulle inchieste in corso. Il reato ipotizzato è violazione di segreto istruttorio. Un altro esponente delle forze dell'ordine, appartenente a un altro Corpo, è indagato per lo stesso reato.
"Su questa vicenda - ha spiegato il procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata - non diamo altri particolari al momento perché non c'è ancora una valutazione del gip ma soltanto un fermo di iniziativa della Procura".
Complessivamente le persone indagate sono 70. Oltre ai 50 fermi la Procura della Repubblica etnea ha chiesto al gip di emettere un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di altri 20 presunti appartenenti alla cosca Cappello già detenuti per altra causa. Per tutti l'ipotesi di reato è di associazione mafiosa.

Il gruppo dei 'Cursoti' stava per prendere il sopravvento sui rivali storici di Cosa nostra, legati alle famiglie Santapaola, Ercolano e Laudani. Per questo la cosca emergente aveva progettato degli omicidi di esponenti del gruppo rivale. Piani intercettati dalla polizia di Stato che hanno fatto accelerare l'operazione ordinata dalla Procura di Catania. La squadra mobile della Questura aveva acquisito notizie certe su un agguato individuando esecutori materiali, armi da usare, la data e anche l'orario quando sarebbe stato messo in atto. Per questo la polizia avrebbe fatto sapere del progetto criminale, in maniera informale, agli obiettivi dei sicari e il giorno fissato i due esponenti del clan Santapaola sarebbero rimasti a casa.
Le riprese effettuate dalla squadra mobile della Questura con telecamere nascoste, oltre che il coinvolgimento dell'investigatore, mostrano anche un vertice del clan dei Cursoti che si è tenuto nell'aprile scorso in un rione storico del capoluogo etneo. Nelle immagini si vedono esponenti di spicco del clan, Nicola Lo Faro, cognato del boss Pippo Garozzo, e Francesco Palermo, che saranno poi assassinati, probabilmente nell'ambito di un regolamento interno allo stesso gruppo dopo l'eliminazione "non autorizzata" dai nuovi vertici del gruppo di Salvatore Vinciguerra.
Le immagini mostrano anche come diversi giovani su più ciclomotori scortavano per strada Giovanni Colombrita, 51 anni, ritenuto il reggente del clan Cappello, e tra gli indagati fermati dalla polizia. Ci sono anche le riprese che mostrano come lo stesso Colombrita incassava dei soldi dopo avere controllato i conti della rivendita di pesce due fratelli scritti su un foglio di carta da pescheria, che veniva poi strappata e gettata in un tombino. Agenti della squadra mobile hanno recuperato i pezzi di carta e ricostruito la lista. Tra i destinatari dei provvedimenti c'è anche Loredana Agata Avitabile, di 53 anni, moglie del presunto boss Giovanni Arena, considerata la 'zarina' del palazzo di cemento del popoloso rione Librino di Catania.

"La brillante indagine della polizia ha avuto un'accelerazione dopo il summit di Cosa nostra interrotto dai carabinieri perché c'era in corso un'escalation al potere della clan Capello che stava per avere ripercussioni gravissime sul fronte dell'ordine pubblico", ha spiegato il procuratore D'Agata. "Agli atti dell'inchiesta - ha detto ancora  il magistrato - ci sono videoregistrazioni e intercettazioni che dimostrano che il gruppo stava preparando diverse azioni criminali eclatanti per aumentare il proprio peso in città. Si è reso così necessario un intervento urgente per evitare che venissero commessi reati gravi che avrebbero inciso nella sicurezza dei cittadini".

[Informazioni tratte da Ansa.it, AGI, La Siciliaweb.it]

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22 ottobre 2009
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