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SYRIANA II

Il Parlamento inglese boccia Cameron, mentre gli Usa si dicono pronti ad attaccare anche da soli

30 agosto 2013

Il primo ministro inglese David Cameron esce sconfitto a sorpresa, dopo un duro scontro in Parlamento, in un voto preliminare sull'intervento armato in Siria. Con 285 voti contro 272 i membri del parlamento hanno respinto la richiesta del governo di assicurarsi un'autorizzazione preliminare all'intervento militare contro il regime di Damasco.
Il premier britannico ha detto che rispetterà la decisione - il governo potrebbe usare le prerogative reali per avviare comunque le operazioni senza tornare in Parlamento - e quindi, almeno per il momento, non ordinerà un attacco.

Non sono mancati momenti di tensione, e alcuni membri della House of Commons - la Camera bassa - hanno invitato il premier alle dimissioni.
La marcia indietro di Londra sull'attacco alla Siria, ha allargato il gap transatlantico tra Usa e l'"alleato speciale" britannico. La Gran Bretagna aveva affiancato gli Stati Uniti in ogni importante operazione militare intrapresa da Washington dall'invasione di Panama nel 1989 in poi. Non c'è paese su cui gli Stati Uniti avessero contato più del Regno Unito come alleato militare e questo spiega l'atteggiamento "livido" degli americani nei confronti dei britannici, secondo quanto riferito da diplomatici occidentali all'Onu. Lo ha ammesso anche il segretario alla Difesa di Londra, Hammond, dicendosi consapevole - dopo aver confermato che il Regno Unito per ora si sfila da ipotesi di azioni militari in Siria - che gli Usa non la prenderanno bene. Il segretario britannico alla Difesa ha aggiunto, però, di ritenere che un intervento (da parte degli Usa) ci sarà comunque.

Secondo fonti diplomatiche occidentali, citate dal Daily Telegraph, gli americani sarebbero "lividi" nei confronti dei britannici dopo l'improvviso stop nello slancio interventista da parte del Regno Unito, che nel pomeriggio ha chiesto un ampio consenso all'Onu, su cui invece Obama non si sente vincolato e proprio martedì dovrebbe partire per la Svezia per poi recarsi a San Pietroburgo per il vertice del G20 giovedì e venerdì. E la conferma che gli Stati Uniti decideranno solo in base "agli interessi americani", anche in assenza dell'alleato inglese, viene dal portavoce del Consiglio di sicurezza Usa, Caitlin Hayden che spiega: "Continueremo a consultare la Gran Bretagna, ma il presidente Obama prenderà una decisione tenendo conto solo di ciò che è più giusto per gli interessi degli Stati Uniti". Barack Obama, infatti - sottolinea la Casa Bianca -  ritiene che sia di cruciale interesse americano fare in modo che chi s'è assunto la responsabilità di violare le regole usando armi chimiche debba risponderne. Il segretario alla Difesa Hagel ha comunque ribadito che gli Usa continueranno a cercare di realizzare un'ampia coalizione internazionale.

Mentre nell'area alcune potenze occidentali iniziano a concentrare i propri mezzi militari, sia il presidente Obama, sia il collega francese François Hollande continuano a muoversi con la massima cautela, riguardo l'imminenza dell'intervento. "Non abbiamo preso nessuna decisione, ma se e quando la prenderemo sarà un intervento limitato" ha detto Obama. "Bisogna fare il possibile per trovare una soluzione politica" ha detto Hollande.
L'agenzia di stampa americana AP ha intanto raccolto le indiscrezioni di fonti di intelligence Usa secondo cui il collegamento del presidente Assad e la sua cerchia con l'uso di armi chimiche lo scorso 21 agosto, non sarebbe certo sulla base delle informazioni raccolte dagli 007 americani, mentre a breve sarà reso noto il contenuto del rapporto degli osservatori Onu che, secondo la Cbs News, potrebbe dare ad Obama la giustificazione giuridica per colpire Damasco.

Il presidente Obama, parlando del "problema Siria" la scorsa notte all'emittente Pbs, pur durissimo ha voluto rassicurare gli americani: "Non abbiamo preso ancora alcuna decisione, ma quando e se la prenderemo, l'intervento in Siria sarà limitato, non vogliamo un lungo conflitto. Il regime di Assad riceverà un durissimo colpo". "Il nostro territorio non può essere raggiunto da eventuali attacchi siriani con gas mortali, dobbiamo però evitare in ogni modo che armi chimiche possano essere usate contro di noi". E ha anche aggiunto che l'eventuale azione militare contro il regime siriano ha come obiettivo quello di impedire ulteriori attacchi contro la popolazione inerme da parte dei militari di Assad. "Non sarà un nuovo Iraq e non ci sarà un lungo conflitto", ha spiegato Obama, che infine ha ribadito che gli Stati Uniti sono comunque pronti ad agire da soli, anche se ci fosse una paralisi generata dalla diplomazia internazionale su un'eventuale coalizione di "volonterosi" per bloccare "le azioni criminali" del regime di Assad.

Quest’ultimo ha affermato alla tv di Stato siriana che "un attacco rafforzerà i nostri animi", aggiungendo che "la Siria si difenderà da ogni aggressione straniera".
Bashar al Assad, secondo quanto riportato dal quotidiano libanese 'Al Akhbar', vicino a Hezbollah, si era già in precedenza rivolto ai suoi comandanti incitandoli alla vittoria. "E' uno scontro storico e ne usciremo vincitori", ha dichiarato il presidente. "Fin dall'inizio della crisi, siamo sempre stati sicuri che sarebbe arrivato il momento in cui il vero nemico avrebbe mostrato il suo volto intervenendo nel nostro Paese", ha affermato. "So che il vostro morale è alto e che siete pronti a proteggere la patria da ogni aggressione".

Berlino e Mosca sottolineano l'importanza di discutere nel Consiglio di sicurezza dell'Onu il rapporto degli ispettori sul sospetto uso delle armi chimiche, secondo quanto riferito dal Cremlino. Nel corso di un colloquio telefonico il presidente russo, Vladimir Putin, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, hanno convenuto che il Consiglio di sicurezza dell'Onu deve studiare il rapporto degli ispettori sul presunto impiego di armi chimiche da parte del regime di Damasco, entrambi concordano che "l'Onu deve continuare a lavorare per il regolamento politico-diplomatico della crisi".
Anche l'Italia aspetta decisione Onu. "Se le Nazioni Unite non ci sono, l'Italia non parteciperà", ma la condanna dell'Italia ai crimini del regime di Assad è ferma e la risposta della comunità internazionale deve essere "netta", ha ribadito il premier Enrico Letta.
Del rischio di una "destabilizzazione dell'intera area", ha parlato il presidente iraniano Hassan Rohani riferendo del colloquio telefonico avuto con Vladimir Putin. "Russia e Iran sono fermi nella convinzione che la crisi siriana debba essere risolta solo attraverso strumenti diplomatici - ha detto - nel colloquio abbiamo concordato che qualsiasi ricorso alla forza militare senza un mandato Onu rappresenti una flagrante violazione del diritto internazionale".

Chiede che venga percorsa la via del dialogo Papa Francesco che, durante l’incontro con il re di Giordania, ha riservato "speciale attenzione alla tragica situazione in cui versa la Siria", ed "è stato riaffermato che la via del dialogo e della negoziazione fra tutti i componenti della società siriana, con il sostegno della comunità internazionale, è l'unica opzione per porre fine al conflitto".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Corriere.it, Repubblica.it]

- Vi racconto cosa sta accadendo in Siria e perché in Italia non viene detta la verità: a colloquio con Mimmo Srour (di Clara Salpietro)

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- SYRIANA (Guidasicilia.it, 28/08/13)

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30 agosto 2013
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