Taglio agli stipendi dei deputati
La Camera ha approvato la riduzione degli stipendi di 1.300 euro lordi, vale a dire 700 euro netti
Dopo mesi di polemiche e dopo il lavoro della "Commissione Giovannini", è stata presa una decisione: l'ufficio di presidenza della Camera ha deciso di "ridurre il trattamento economico dei parlamentari, tutti e 630, di 1.300 euro lordi. Il provvedimento è immediatamente operativo". Lo ha spiegato al termine dell'ufficio di presidenza il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione. I deputati avranno quindi un taglio dello stipendio di circa "700 euro netti", ha aggiunto Buttiglione.
Al taglio allo stipendio degli onorevoli si dovrà aggiungere un ulteriore taglio del 10% per quei deputati che svolgono un ruolo ulteriore (si tratta di quelle indennità percepite da "figure apicali", come il presidente della Camera, i vicepresidenti, i questori e i presidenti di commissione) L'ufficio di presidenza della Camera ha anche confermato, e reso immediatamente operativo, "il passaggio al sistema contributivo" per i deputati ed anche per i dipendenti di Montecitorio. "I parlamentari - ha chiarito Buttiglione - in questo modo percepiranno una pensione che è poco più della metà di quella attuale".
Per quanto riguarda i deputati, più che di un taglio si tratta di una sterilizzazione: il passaggio dal sistema retributivo al contributivo per il calcolo del vitalizio, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo.
Il rimborso delle spese per i collaboratori sarà al 50% forfettario (ora lo è al 100%) e al 50% dovrà essere documentato, o con l'assunzione del collaboratore o con la documentazione delle spese sostenute. L'obiettivo, ha precisato Buttiglione, resta comunque quello di regolamentare la materia per legge.
E' stato convocato domani il Consiglio di Presidenza del Senato, per discutere le decisioni sul trattamento previdenziale e le competenze dei Senatori. All'ordine del giorno anche la ratifica del decreto firmato dal Presidente del Senato Renato Schifani, con il quale era stato disposto il recepimento immediato per i dipendenti di Palazzo Madama, a partire dal 1 gennaio 2012, dei punti essenziali della riforma pensionistica prevista dal decreto-legge sulla manovra economica. In particolare, il provvedimento, firmato dal Presidente Schifani dopo il consenso unanime delle organizzazioni sindacali, introduce il metodo contributivo pro rata per tutti i dipendenti. Inoltre rende effettivo il prelievo di solidarietà del 15% sulle pensioni per la parte eccedente i 200 mila euro annui lordi, già applicato sulle pensioni pagate a gennaio.
Sempre sul fronte dei tagli, anche il governo accelera: il premier Mario Monti ha trasmesso ai presidenti di Senato e Camera, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel 'Salva Italia'.
"Il governo Monti è pienamente consapevole dell'importanza del contenimento dei costi degli apparati burocratici. Dal buon esito dell'operazione dipendono sia il successo dei programmi di risanamento dell'economia, sia quello degli stimoli alla crescita e competitività". Si legge in una nota di Palazzo Chigi nella quale si precisa: "Il dl è in linea con gli scopi che il governo si è prefissato". E cioè, "eliminare o quanto meno ridurre gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi". Per questo motivo, recita la nota di palazzo Chigi, "in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il presidente Monti ha trasmesso al presidente del Senato, Renato Schifani, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel 'Salva Italia'".
Il provvedimento - si legge nel comunicato - si fonda su due principi: 1) Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite. 2) Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale.
"Resta valido - aggiunge la nota - il tetto massimo indicato in precedenza. Lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà sottoposto al preventivo parere delle competenti commissioni di Senato e Camera. Contestualmente, la Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l'ammortamento dei Titoli di Stato delle risorse rese disponibili dall'applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma. Le risorse così risparmiate non potranno andare a copertura di altre spese". "Il decreto presentato oggi - assicurano da palazzo Chigi - è in linea con gli scopi che il Governo, sin dal suo insediamento, si è prefissato affinché il tema divenisse parte integrante, e centrale, dell'agenda istituzionale. I provvedimenti varati finora - in particolare quelli noti come 'Salva Italia' e 'Cresci Italia' - procedono in questa direzione. Intendono cioè eliminare - o quanto meno ridurre - gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi".
"Taglio del 10% al presidente della Camera" - Gianfranco Fini su Twitter spiega la decisione dell'Ufficio di presidenza di Montecitorio. Il presidente della Camera scrive infatti: "Fatti: Camera taglia del 10% lo stipendio dei deputati". E ancora: "Vitalizi deputati e dipendenti della Camera: si passa al contributivo come tutti i cittadini". Infine, "tagliata del 10% l'indennità di carica per presidente della Camera, vicepresidenti, questori e presidenti di commissione".
"Sacrifici per essere credibili" - Il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione, ha così commentato a caldo le decisioni di Palazzo Chigi: "C'è il disegno di dire che nel momento in cui si chiedono sacrifici al Paese, chi ha posizioni apicali, se vuole essere credibile, deve essere il primo a farli".
"Intervenire sui privilegi" - "L'ufficio di presidenza della Camera ha preso una decisione seria. Sarebbe altrettanto serio che presidente, vicepresidente, questori e segretari della Camera si mettessero anche loro per primi al livello di tutti gli altri parlamentari rinunciando a privilegi assurdi non solo per il paese, ma per tutti gli altri componenti dell'Assemblea". Lo afferma in una nota il deputato del Pdl, Guido Crosetto. "Si paghino come tutti gli altri i collaboratori, gli alloggi, ed inizino ad usare i taxi o i mezzi pubblici. Altrimenti danno l'impressione di voler fare bella figura solo a spese degli altri per preservare se stessi", aggiunge Crosetto. "Partano magari da spese assurde come quelle della Fondazione Camera, che non è esistita per decenni e che non serve a nulla e continuino con gli incomprensibili appannaggi e servizi per gli ex presidenti".
Ci aspettavamo modifiche più radicali" - Silvana Mura, deputata dell'Italia dei Valori ha affidato a una nota il suo commento sul taglio. "Dopo aver già votato a dicembre contro i principi della riforma dei vitalizi, oggi in ufficio di presidenza ho ribadito il voto contrario al regolamento attuativo di tale riforma. Idv ha votato contro semplicemente perchè aveva chiesto una riforma più radicale di quella attuata con il passaggio al contributivo". "Di fatto la riforma approvata non risolve il problema del costo economico che la camera dovrà sostenere per le pensioni dei deputati", aggiunge Mura, "visto che due terzi della contribuzione è ora a suo carico per un totale di circa 2400 euro al mese a deputato e poi c'è il fatto che si applica in concreto solo ai deputati che verranno eletti nella prossima legislatura, lasciando completamente invariata la situazione dei tanti che sono cessati dal mandato e dunque percepiranno il vitalizio con il vecchio sistema". E conclude: "Nelle diverse occasioni in cui abbiamo posto questo problema ci è sempre stata opposta la questione dei diritti quesiti ed il rischio dei ricorsi, ma il fatto che già una ventina di ricorsi sono stati presentati anche nei confronti dell'attuale riforma è la dimostrazione che si poteva e doveva osare di più".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it]
- Quanto perdono i deputati regionali di Giacinto Pipitone (GdS)
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- "Taglio degli stipendi parlamentari entro gennaio" (Guidasicilia.it, 15/12/11)
- Il Parlamento più costoso d'Europa (Guidasicilia.it, 03/01/12)
- Il punto debole (Guidasicilia.it, 04/01/12)