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Taglio delle tasse? Più della metà degli italiani sono rimasti delusi dalla riforma fiscale di Berlusconi

Un indagine Confesercenti-Swg rivela l'umore degli italiani dopo la busta paga di gennaio

11 febbraio 2005

Il viceministro dell'economia Mario Baldassari e l'economista di Forza Italia Renato Brunetta, potranno ancora andare avanti all'infinito a spiegare che il taglio delle tasse è avvenuto e che è già tangibile il profitto che gli italiani ne hanno ricevuto, che tanto i diretti interessati non crederanno mai alle loro parole.
La riforma fiscale di Berlusconi è stata bocciata senza appello dal 52% degli italiani, contro un 31% che invece l'accoglie positivamente.
Queste percentuali emergono da un'indagine condotta da Confesercenti-SWG e realizzata dopo l'arrivo delle buste paga di gennaio. Percentuali che fanno emergere una evidente delusione dei lavoratori italiani, consapevoli che pochi spiccioli in più non solo non cambiano la vita, ma che soprattutto non risolvono i loro problemi né quelli di un'economia sfasciata.

Un giudizio positivo lo hanno dato i giovanissimi (46,60%) molti dei quali non lavoratori e che di conseguenza non hanno subito delusioni, mentre nella fascia successiva, 25/34 anni, il 52% ha bocciato drasticamente la riforma.
Per la stragrande maggioranza (56%) sarebbe stato meglio destinare i sei miliardi di euro della riforma allo sviluppo dell'economia e dei posti di lavoro (33%), ad aumentare le pensioni (14%) o a migliorare i servizi sociali (9%). Degli altri, il 18% avrebbe concentrato i tagli fiscali sui reddito medio-bassi.

"E' evidente - ha dichiarato il presidente della Confesercenti Marco Venturi - la necessità di ripensare una politica economica basata su automatismi fiscali nella convinzione che qualche euro in più nelle tasche degli italiani possa portare alla crescita del Paese. L'assenza di una puntuale analisi dei problemi della nostra economia, le carenze infrastrutturali e produttive del nostro Paese, l'arretratezza economica del nostro Mezzogiorno, il pesante ritardo in tema di ricerca e innovazione, in una parola la carenza di competitività dell'Italia, è giudicata come necessità prioritaria della maggioranza degli italiani. Confesercenti è convinta che con sei miliardi di euro si potevano creare sviluppo e molti nuovi posti di lavoro".

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11 febbraio 2005
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