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Talpe di Sicilia

Il Governatore Totò Cuffaro, non ha alcuna intenzione di dimettersi, anzi lui pensa pure all'Europa

02 aprile 2004

"La Direzione distrettuale Antimafia di Palermo ha una base probatoria solidissima" per ritenere che il presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro (Udc), sia "una talpa". Questo è quanto ha riferito due giorni fa il procuratore capo di Palermo, Piero Grasso, nel corso dell'audizione davanti alla Commissione nazionale Antimafia, in missione nel capoluogo siciliano.
Totò Cuffaro è attualmente iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa e favoreggiamento nell'ambito dell'inchiesta sulle talpe in Procura che, nei mesi scorsi, ha portato all'arresto dei marescialli Giuseppe Ciuro (Guardia di Finanza) e Giorgio Riolo (Ros dei carabinieri), dell’imprenditore Michele Aiello, titolare a Bagheria (Palermo) del polo oncologico d’eccellenza Santa Teresa, dove sarebbe stato curato il superlatitante Bernardo Provenzano, e del deputato regionale Antonio Borzacchelli (Udc).
Secondo i magistrati, Cuffaro avrebbe fornito a Michele Aiello notizie in merito all'inchiesta che la procura aveva avviato nei confronti di quest'ultimo.

Alla luce dei fatti, l'audizione del procuratore di Palermo e l'arresto dell'altro ieri del deputato regionale Vincenzo Lo Giudice (Udc), la vicepresidente dell'Antimafia, Angela Napoli (An), ha trovato opportuno chiedere le dimissioni del "Governatore" siciliano. "Dovrebbe lasciare - ha spiegato Angela Napoli - per una questione morale. Un'autosospensione o una dimissione da un incarico non è indice di colpevolezza o di responsabilità, ma in questo momento la Sicilia avrebbe bisogno di questa presa di posizione".
Secondo la vicepresidente dell'Antimafia, non è sufficiente per un esponente politico nascondersi dietro l'assoluzione da una accusa di mafia. "E' piuttosto, necessario - ha aggiunto- che anche se qualche esponente politico viene assolto ma viene evidenziato che ha avuto collusioni per assecondare interessi mafiosi, venga immediatamente eliminato dalla scena politica. Purtroppo - ha concluso la vicepresidente dell'Antimafia - il coinvolgimento di politici siciliani è ormai evidente".

Salvatore Cuffaro si è quindi presentato davanti alla Commissione traquillo e pronto a rispondere, dicendo ai giornalisti che "Questa non è una commissione che indaga su di me: sono venuto senza avvocato perchè non siamo davanti a un tribunale". "Ho con me una documentazione di una trentina di cartelle - ha aggiunto il governatore - che contiene tutte le iniziative prese dal mio governo, a partire dalla legge sugli appalti. Sono qui come presidente della Regione che viene a collaborare con la Commissione. Se ci sono ancora problemi di infiltrazioni nel sistema politico allora vuol dire che c'è ancora molto da fare".
Replicando alle dichiarazioni del vicepresidente della Commissione Angela Napoli (An), che ieri lo aveva invitato ad "autosospendersi" perchè indagato per mafia ha detto "All'on. Napoli hanno spiegato cos'è la questione morale? Ho notato che aveva in merito le idee confuse. Per quanto mi riguarda il discorso è chiuso. Lei è una voce fuori dal suo partito". Il governatore ha anche commentato le dichiarazioni del presidente della Commissione, Roberto Centaro, che sempre ieri aveva affermato di "non frequentare chi ha ricevuto un avviso di garanzia". "Se quelli che hanno ricevuto avvisi di garanzia si chiamano Dell'Utri o Mormino - ha detto Cuffaro - io li frequento perchè, per quanto mi riguarda, sono persone per bene".
Il vice presidente della Commissione Antimafia da parte sua non fa un passo indietro e affermando di assumersi le proprie responsabilità, conferma le dichiarazione sulle opportune dimissioni del Governatore Cuffaro.

Il giorno dopo le polemiche, Salvatore Cuffaro si difende, davanti ai commissari dell'Antimafia, attaccando. Sul tavolo dei commissari arrivano infatti due interrogazioni parlamentari presentate all'Assemblea siciliana da Margherita e Ds nel settembre 2003, nelle quali si chiede alla Regione di accelerare i pagamenti per la clinica di Michele Aiello, l'imprenditore della sanità che sarà arrestato meno di due mesi dopo per mafia.
Per il governatore, coinvolto nella stessa inchiesta di Aiello, i due atti ispettivi sono la prova che nessuno sapeva dei rapporti tra le cosche e l'imprenditore di Bagheria.
Il senatore Emidio Novi (FI) sottolinea la circostanza: "Le sinistre - dice - mettevano sotto accusa la maggioranza di centrodestra alla Regione, troppo tiepida verso il "re" della sanità nell'isola, inquisito per mafia".

Se il centrosinistra continua a chiedere a Cuffaro di dimettersi, il governatore dice che sta riflettendo se candidarsi alle europee "per portare un contributo al mio partito", l'Udc, pur mantenendo la guida del governo siciliano.
I commissari del centrosinistra si ritengono insoddisfatti: "Il rapporto mafia-politica è il nodo centrale da sciogliere per affermare la legalità, ma questo non è emerso dalle parole di Cuffaro", dice il deputato dei Ds Giuseppe Lumia. Nando Dalla Chiesa (Dl), spiega che "Cuffaro dimostra di conoscere tutto di tutti ma si dichiara totalmente ignaro delle collusioni degli imprenditori e dei politici più in vista. Il governatore è un ritratto di questa Sicilia: rivendica con lo stesso orgoglio l'assistenza ai familiari delle vittime della mafia e le frequentazioni di uomini indagati per mafia".

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02 aprile 2004
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