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Tante, tante case per pochi, pochi abitanti... Lo strano sviluppo edilizio della città di Ragusa

20 aprile 2007

Lo strano sviluppo di Ragusa: meno abitanti e tante case in più
di Antonello Caporale (''Piccola Italia'' una rubrica di Repubblica)

Dicono a Ragusa che ogni bimbo può nascere tranquillo: forse da grande non vedrà un lavoro ma un tetto, anzi due, è sicuro che li avrà. Se l'indice di natalità della meravigliosa città siciliana segna punte disperate, molto più scoppiettante e sostenuto è invece l'indice del cemento, dei vani costruiti, delle villette disegnate, sparse qui e lì, un po' alla rinfusa.
Nell'Italia del mattone Ragusa rappresenta un caso di scuola: è del 30 gennaio scorso una delibera del consiglio comunale che concede all'edilizia economica e popolare aree sufficienti a sviluppare quasi due milioni di metri quadrati. Altre case, oltre quelle costruite alla Marina, quelle altre sorte oltre la cinta muraria, le prime - vecchie e disabitate e in attesa di un recupero - di Ibla, lo stupendo centro storico oggi patrimonio dell'Unesco. ''L'edilizia popolare è sovvenzionata dalla Regione Siciliana. Se il Comune non individua le aree, la Regione commissaria e fa di testa sua. Allora abbiamo tracciato una linea e abbiamo detto: eccoli qua i terreni. Certo, lo so che non c'è emergenza abitativa ma cosa ci posso fare? Se loro finanziano...''.

Il sindaco ragusano si chiama Nello Dipasquale, ha soli 37 anni, è cresciuto con la politica, e quindi già parecchio esperto di incarichi e poltrone. Il sindaco sa come va il mondo e sa che Ragusa riceve quel che non dovrebbe, ma accetta il surplus con un sorriso smagliante: ''Dottore, ma cosa ci posso fare io?''. Ma niente, certo. E infatti, pur dubitando, ha transennato gli spazi richiesti: ''Abbiamo tirato una linea anche più grande del necessario per non far torto a questo e a quello''.
Tremila nuove case possibili, secondo la maggioranza di centrodestra che guida il Comune. Dodicimila abitazioni, utili a sistemare circa trentamila persone, secondo il gruppo dell'Italia dei Valori che per primo ha denunciato la vicenda con un'interrogazione parlamentare.

Volumi di costruito che per legge dovrebbero essere giustificati da una valutazione dell'impatto demografico: quanti saremo tra cinque anni? E quanti tra dieci?
Boh! Oggi Ragusa ha settantamila abitanti e tende all'ingiù. Ma la politica, quando ha soldi da spendere, pensa positivo e immagina che la città rapidamente, molto prima della metà del nuovo secolo, tocchi i centomila. Pensa? Soprattutto finanzia. Totò direbbe: a prescindere.
Per fare le cose per bene però ci vuole calma e serenità. Purtroppo i consiglieri comunali la notte nella quale decisero che due milioni di metri quadrati erano spazi molto ampi e finalmente adeguati alle necessità, (la riunione si aprì alle sette di sera e terminò alle dieci della mattina seguente) stabilirono anche che fosse negato il diritto di costruire a coloro che avessero stipulati atti di compravendita nei sei mesi precedenti la deliberazione. Una norma antispeculatori, un piccolo stop ai furbastri.

Dopo due mesi persino questa normicina è saltata. LegaCoop prima, poi Cna, poi l'Ance... Insomma tutti i costruttori di ogni bandiera e religione politica hanno protestato, severamente protestato: norma incostituzionale, antidemocratica. ''I costruttori hanno apprezzato la nostra decisione di revocare quella norma in sede di autotutela. Sapesse quale stima hanno di me adesso'', dice il sindaco.
E in effetti sì, c'è tanta stima e tanta fiducia dei costruttori. Nasce Ragusa tre, paga la Regione...

[Foto di Antonio Pennisi - Flickr.com]

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20 aprile 2007
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